Obama sanziona la Russia, ma l’Europa non ci sta

Obama cerca una soluzione per la crisi ucraina, ma l’occidente appare più diviso che mai

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La militarizzazione dei confini tra oriente e occidente innalza la tensione

La Russia non sta facendo nulla per migliorare la situazione in Ucraina, non sta rispettando nessun punto dell’accordo di Ginevra. Questo, in sintesi, è il messaggio lanciato da Obama, che in questo momento si trova in Malesia. Nei giorni scorsi Obama aveva contattato con una teleconferenza i capi di stato del G7 per decidere un pacchetto di sanzioni da applicare alla Russia. Il risultato di questi colloqui ha fatto capire quanto gli alleati occidentali siano disuniti e incapaci di dare una risposta forte all’atteggiamento aggressivo di Mosca. Questa discontinuità tra Stati Uniti e Europa fonda le proprie origini su motivi prettamente economici e non potrebbe essere altrimenti. Nel 2012 infatti, gli scambi commerciali tra Europa e Russia ammontavano a 370 miliardi di dollari, mentre per quanto riguarda gli Usa si limitavano a 26 miliardi di dollari. È quindi chiaro che un embargo economico nei confronti di Mosca avrebbe ripercussioni molto diverse nelle economie dei Paesi occidentali.

L’OCCIDENTE E LA GUERRA ECONOMICA CHE NESSUNO VUOLE - Il New York Time ha accusato le banche e le aziende europee di aver creato una lobby per cercare di annullare o comunque minimizzare le sanzioni contro la Russia. Lo scopo sarebbe quello di rendere più lieve possibile il contraccolpo finanziario. Quella del Nyt non è semplice dietrologia, ma una strategia confermata, se pur in modo indiretto, dai premier europei interrogati da Obama. Alla base di tutto ci sono le forniture energetiche provenienti da Gazprom e altre aziende russe, forniture che se si interrompessero, lascerebbero parte dell’Europa al buio. Il fabbisogno energetico del nostro Paese ad esempio, dipende in gran parte dal gas russo. Ma oltre a questo ci sono moltissimi settori che i vari Stati europei cercano di salvaguardare. La Francia ha paura di perdere alcune commesse per equipaggiamenti militari, l’Inghilterra teme di perdere grandi capitali depositati nelle sue banche, il Belgio vorrebbe continuare a ricevere diamanti grezzi da lavorare e così via. Insomma, a parole tutti accusano Putin di essere il responsabile di questa difficile situazione, ma nei fatti nessuno vuole rimetterci soldi, soprattutto nel momento in cui la crisi economica si fa ancora sentire.

KIEV TAGLIA L’ACQUA AGLI INSORTI - Nel frattempo il premier ucraino Arseni Yatseniuk, che alcuni giorni fa era in visita nel nostro Paese, continua ad attaccare Putin, accusandolo di adottare una strategia mirata a prendere il controllo di ampi territori ucraini e nella pratica, di spingere il mondo verso la terza guerra mondiale. Yatseniuk ha accusato Mosca di non aver mantenuto gli accordi di Ginevra e come rappresaglia ha deciso di interrompere l’erogazione di acqua nelle regioni occupate dai filorussi. Un’azione certamente dura nei confronti della popolazione che evoca atmosfere da assedio medievale. Il premier ucraino ha incontrato a Roma Matteo Renzi e successivamente il Papa, dal quale ha ricevuto in dono una penna con la quale il pontefice ha auspicato si firmi presto la pace.

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Il presidente ucraino Arseni Yatseniuk in visita dal Papa

OTTO OSSERVATORI EUROPEI CATTURATI - In questi giorni la tensione ha subito un’inpennata anche a Slovyansk, dove otto osservatori dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa - Osce – sono stati catturati dagli insorti filorussi.  Il sindaco autoproclamato di Slovyansk, Vyacheslav Ponomarev, ha accusato gli osservatori di svolgere un’azione di spionaggio e ha proposto il loro rilascio in cambio della scarcerazione di indipendentisti trattenuti nelle prigioni di Kiev. Ponomarev ha comunque assicurato che i prigionieri stanno bene e vengono trattati come ospiti.

LA SITUAZIONE FA PAURA - A meno di un colpo di scena, c’è da aspettarsi un peggioramento costante della situazione. Da una parte Putin non cederà mai di fronte alle timide sanzioni occidentali, non sarebbe in linea con la sua immagine di “uomo forte” costruita nell’arco degli anni. Dall’altra parte il confine tra oriente ed occidente vede una costante mobilitazione di soldati e di mezzi militari, innalzando sempre più il livello della tensione. Il conflitto militare tra i due blocchi rimane, per quanto ancora remota, una terrificante quanto realistica possibilità.

Andrea Castello

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