Nucleare iraniano: tutti i dettagli di un accordo (quasi) raggiunto

A poche ore dalla chiusura dei colloqui, l'accordo sul nucleare iraniano sembra ormai ad un passo, anche se mancano ancora alcuni dettagli

nucleare iraniano

Il presidente iraniano Hassan Rouhani: accordo ormai a un passo per il nucleare iraniano (foto: spondasud.it)

Le lancette corrono veloci a Losanna, nel corso dell’ultimo giorno utile per arrivare ad un accordo preliminare sul nucleare iraniano. I ministri degli Esteri dei Paesi del “gruppo dei 5+1“, ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) e la Germania, sono al momento in riunione plenaria, in un’atmosfera che sembra suscitare ottimismo. Per oggi difatti, è previsto il ritorno in Svizzera del russo Sergei Lavrov, che nella giornata di ieri era rientrato a Mosca, visto da molti come il segnale di una firma imminente.

L’OTTIMISMO RUSSO - Un ottimismo che ieri è sembrato condiviso anche dagli attori che, per ovvie ragioni, in questa situazione hanno decisamente un peso di rilievo. «C’è la generale volontà di arrivare ad una soluzione», ha dichiarato Lavrov, aggiungendo che «[l]e chance sono alte. Probabilmente non sono al 100% ma non si può mai essere certi al 100% di nulla. Sono del tutto realizzabili – ha proseguito – se nessuno dei partecipanti aumenterà la posta in gioco all’ultimo minuto, nella speranza di ottenere qualcosa in più invece di mantenere l’equilibrio degli interessi». Un equilibrio che, secondo il ministro russo, si sta formando e dal cui raggiungimento dovrebbe dipendere la revoca delle sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

USA POSITIVI MA SCETTICI - Leggermente più moderato l’entusiasmo degli Stati Uniti, con la portavoce del Dipartimento di Stato Marie Harf che ha quantificato nel 50% le possibilità che l’incontro si concluda con successo. Cauto ottimismo anche da parte di John Kerry, che, sebbene abbia evidenziato i progressi fatti finora, ha altresì sottolineato la permanenza di «temi complicati». Tuttavia, per la Casa Bianca i problemi provengono dai suoi avversari interni e dai suoi alleati oltreconfine. Da un lato ci sono difatti i repubblicani, che hanno accusato Obama di pensare maggiormente all’eredità della sua presidenza che alla sicurezza nazionale, presentando inoltre al Congresso una proposta volta ad inasprire le sanzioni in caso di mancato accordo.

LE REAZIONI INTERNAZIONALI – Dall’altro le frizioni derivano dalla contrarietà all’accordo manifestata dai principali alleati degli Usa in Medio Oriente, primi tra tutti Turchia, Israele e Arabia Saudita. In particolare, il regime di Ryad è preoccupato dall’eventuale venir meno delle sanzioni, che consentirebbe all’Iran, che attualmente dispone della quarta riserva petrolifera al mondo, di tornare prepotentemente sui mercati internazionali, con Italia, Gran Bretagna e Germania già pronte a far ripartire gli affari. In ballo, seppur indirettamente, c’è anche e sopratutto l’influenza di Teheran nella regione, con particolare attenzione allo Yemen, dove i due Paesi si ritrovano, seppur non direttamente, in fazioni opposte.

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Il segretario di Stato americano, John Kerry ( a sinistra), e il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. L’intesa tra i due Paesi è fondamentale per il raggiungimento dell’accordo (foto: samaa.tv)

I NUMERI DELL’INTESA – Attualmente comunque, molti passi in avanti sono stati fatti e molti punti fissi sono stati stabiliti. L’accordo sembra esserci per quanto riguarda il numero delle centrifughe, circa 6mila delle 10mila attualmente possedute da Teheran e sul destino degli impianti-bunker di Fordow, all’interno dei quali i tecnici potranno disporre qualche centinaio di centrifughe. L’Iran, dal canto suo, dovrebbe beneficiare del progressivo allentamento delle sanzioni imposte nel tempo da Nazioni Unite, Stati Uniti ed Unione Europea. Ancora non si è trovato l’accordo sui tempi, con l’Iran, appoggiata dalla Russia, che ha chiesto la revoca immediata di tutte le misure restrittive non appena l’accordo verrà firmato.

I PUNTI DELLA DISCORDIA – Più complicato invece il discorso relativo al trasferimento all’estero del combustibile nucleare iraniano. Due giorni fa Teheran ha dichiarato di non avere intenzione di inviarlo in Russia, ipotesi sulla quale inizialmente sembrava possibile il compromesso. spingendo per altre forme di trattamento  del materiale, quale ad esempio la miscelazione per diluizione, che ne renderebbe complicato, e in certi casi anche impossibile, un eventuale uso militare. Secondo gli analisti, è probabile che da qui a mezzanotte anche gli ultimi ostacoli verranno superati e si arriverà ad un accordo in grado di soddisfare tutti i soggetti coinvolti. Si concluderebbe così il primo passaggio dei negoziati, con un accordo iniziale sul quale lavorare in vista della scadenza definitiva, fissata per il prossimo 30 giugno.

 

Carlo Perigli
@c_perigli

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