
Da nord a sud, anche se l’acqua non è potabile le scuole non chiudono
Anche se l'acqua non è potabile, in Italia le scuole non chiudono. La soluzione al problema? La distribuzione di bottigliette d'acqua
Napoli – In una scuola del centro di Napoli l’acqua non è potabile, ma la struttura rimane aperta lo stesso. La soluzione adottata dal direttivo della scuola, che comprende sia le elementari che le medie, è quello di distribuire bottigliette d’acqua confezionate agli alunni e di abolire, per il momento, il servizio della mensa scolastica.
LA SCUOLA – La scuola in questione è il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, sita in Via Dante, strada centralissima del capoluogo campano: a causa di un guasto della rete idrica, il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl della zona ha dichiarato non potabile l’acqua della struttura scolastica e, di conseguenza, il divieto assoluto di bere quell’acqua. Nonostante il dirigente scolastico abbia escogitato la distribuzione delle bottigliette d’acqua confezionate, il rischio che i bambini, soprattutto quelli che frequentano le prime classi delle elementari, bevano l’acqua dei rubinetti della scuola è molto alto.
L’AVVISO ALLE FAMIGLIE – Secondo le testimonianze dei ragazzi che frequentano le medie al Vittorio Emanuele, il guasto alle tubature dell’acqua è sopraggiunto circa una settimana fa ma l’avviso alle famiglie è arrivato solo da pochi giorni. In questo avviso, tra l’altro, sempre secondo le testimonianze dei ragazzi, si legge che a causa del guasto alla rete idrica è stato sospeso il servizio mensa ma non c’è nessun accenno al fatto che l’acqua della struttura non si possa bere né che nell’istituto scolastico vengano distribuite delle bottigliette d’acqua confezionate.
CONSIDERAZIONI – Una situazione del genere si è registrata lo scorso ottobre anche in una scuola dell’infanzia della provincia di Treviso, nel comune di Montebelluna, la materna Bortot. Anche lì, la struttura non è stata chiusa, ma sono state distribuite bottigliette d’acqua sia per bere che per lavarsi le mani e il servizio mensa è stato garantito da un’azienda esterna alla scuola. Viene da chiedersi se, con la scusa della crisi, le scuole non siano diventate dei veri e propri ‘parcheggi’ per bambini e ragazzi, piuttosto che dei luoghi dove crescere e imparare. Si sa, in questo momento in cui di lavoro non ce n’è, chi ce l’ha se lo tiene ben stretto. Forse troppo. Il dubbio, infatti, è che forse qualche giorno a casa non avrebbe fatto male né agli adulti né ai bambini. In fondo, questi ultimi avrebbero evitato del tutto il rischio di avvelenamento.
Mariangela Campo
Foto: www.tuttomamma.com; www.amiacque.it