
Ninja Assassin, talmente violento da far ridere
Il nuovo film di James McTegue sulle arti marziali : un esempio di cinema deludente ma divertente
di Adriano Ferrarato

Locandina
Raizo (Rain) è un guerriero formidabile addestrato dal Clan Ozunu, una società segreta la cui origine si perde nell’alba dei tempi e il cui credo è quello di formare degli agguerritissimi ninja, sicari letali finanziati per uccidere senza alcuna pietà. Raizo però decide di abbandonare la sua strada e da allora, accusato di alto tradimento, l’intero Clan vuole la sua testa. Nella sua lotta solitaria il giovane incontrerà l’agente Mika Coretti (Naomie Harris) che nel frattempo sta indagando su un misterioso flusso di denaro destinato a pagare spietati killer di celebrità politiche. Non ci vorrà molto a capire che gli assassini sono proprio gli esperti guerrieri del Clan Ozunu.
A distanza di quattro anni dal ben riuscito “V per vendetta”, James McTegue torna alla macchina da presa per proporre al pubblico “Ninja Assassin”, un action-film di arti marziali ad alto impatto emotivo. O meglio, questo era lo scopo che il regista ha tentato di raggiungere senza successo. Paradossalmente parlando, infatti, il film è talmente violento da far ridere.
Pur proponendo scene di alto contenuto tecnico e spettacolare, la pellicola a volte perde serietà mostrando scene decisamente incredibili e altamente fuori del normale. La narrazione diventa poco realistica e a livello di sceneggiatura assai banale e povera di contenuti: il sangue scorre come fiumi impetuosi, gli arti sono mozzati, le scene di combattimento sono infinite e effettivamente ci si chiede come fa l’attore Rain ad uccidere centinaia di guerrieri ninja di pari valore senza farsi ammazzare.
Alcuni anni fa una trilogia di videogiochi della Nintendo, “Double Dragon” aveva spopolato tra i ragazzini mettendo in pista degli autentici picchia-duro il cui unico scopo era massacrare i nemici a colpi di calci volanti e pugni. Esattamente quello che sembra “Ninja Assassin”. Anche se non si può negare che le arti marziali, e il personaggio di Raizo ne è testimone, esercitano sempre un certo fascino. Spade, pugnali, shuriken lanciati a velocità impressionanti mentre i combattenti più che lottare, sembra che danzino.
L’armonia e l’eleganza dell’arte della guerra rientra anche nelle scene ambientate nel monastero dove il protagonista trascorre, in una serie di flashback, il suo periodo di formazione agli ordini del maestro Ozunu, capo del Clan. L’atmosfera severa e rigidamente orientale della disciplina marziale è perfettamente resa, pur senza negare una evidente tendenza all’esagerazione.
Ci si trova così in una grande contraddizione: da un lato, l’espressione di una cultura del duello armonica e perfetta, che però viene decisamente ridimensionata e purtroppo anche ridicolizzata dal forzato uso degli effetti speciali. La scena iniziale, un vero e proprio massacro di introduzione, è l’esempio perfetto di questa duplice lettura.
Il personaggio intepretato da Rain è comunque esemplare: rappresentando l’essenza del guerriero instancabile, Raizo è concreto, taciturno, letale, ma anche rapido ed elegante. Basta vederlo fare dei piegamenti sui chiodi per capirlo. Così come molto brava (e anche molto bella) l’attrice che interpreta Mika, Naomi Harris, che nella sua ricerca della verità non nasconde un suo gusto personale molto estetico e affascinante, sincero al punto giusto quando l’azione scenica lo richiede. Così come , bravissimo a Shô Kosugi nell’impersonare il carisma tipico del maestro di una scuola di arti marziali.
E’ un film che nonostante tutto va quindi visto, perché è divertente e non impegnativo. A meno che non si ricerca un cinema di qualità molto più elevata, “Ninja Assasin” resta comunque una pellicola accattivante la cui durata, inferiore all’ora e quaranta, ne facilita l’immediatezza e la comprensione.