
‘Nathan il Saggio’.Verità e tolleranza
MILANO - Ha avuto luogo ieri l’ultimo appuntamento al Piccolo Teatro Grassi di Milano con lo spettacolo, in scena dal 15 marzo scorso, Nathan Il Saggio, di Gotthold Ephraim Lessing, per la regia di Carmelo Rifici. Un testo difficile e intenso, soprattutto per i contenuti di spiccata attualità, in un mondo, come quello contemporaneo, ove il tema della religione e soprattutto della convivenza sociale tra culture differenti è vissuto quotidianamente. E ciò che è ancor più sorprendente è che si tratta di un dramma scritto nel 1779.
La Gerusalemme della terza crociata (1192) è lo sfondo nel quale i personaggi si muovono svelando piano piano segreti nascosti nelle pieghe delle loro stesse vite. Il sultano Saladino, il ricco mercante ebreo, la figlia Recha, il cavaliere templare: non figure stereotipate, non categorie sociali, ma uomini e donne in carne e ossa, persone reali con propri sentimenti, reazioni, passioni, dubbi, amori. Ed in questo gli attori in scena dimostrano una formidabile maestria sia sotto l’aspetto tecnico che drammaturgico, lasciando senza parole. Massimo De Francovich, Francesca Ciocchetti, Bruna Rossi, Vincenzo Giordano, Fausto Russo Alesi, Stella Piccioni, Massimiliano Speziani, Marco Balbi, con leggerezza e lirismo, ma al contempo con un vigore ed una intensità che si percepiscono ad ogni battuta, recitano con sobrietà e senza inutile affettazione il lungo racconto di oltre 3 ore, tenendo letteralmente il pubblico “incollato alla poltrona”.
Una storia a lieto fine, un enigma che si svela riportando l’ordine e l’armonia nel microcosmo familiare ed in quello sociale, chiudendo il cerchio e rispondendo agli innumerevoli quesiti che si vanno formando nella mente dello spettatore. Una parabola, la parabola dell’anello (Ringparabel) è il cardine e metaforicamente la lectio dell’autore stesso. L’anello magico in grado di rivelare la religione autentica, più gradita a Dio, è andato perduto, poiché il padre benevolo lo ha donato, seppure in copia, a tutti e tre i propri figli ed ora non è più possibile distinguere quale sia l’originale. Allo stesso modo Ebraismo, Islamismo e Cristianesimo sono segno del medesimo amore di Dio.
Una lezione di tolleranza e di perdono del saggio Nathan, pur provato dalla sofferenza e dalla brutalità delle lotte di religione che ne hanno sterminato la famiglia, valida oggi come ieri. “Niente è ciò che sembra”: sembra essere questo il leit motiv che scorre lungo il racconto. Ogni cosa cambia aspetto a seconda del punto di vista di chi la osserva. Tutto è relativo, persino la religione: così l’ebreo giudica il frate cristiano un ottimo ebreo, e viceversa il frate considera l’ebreo un perfetto cristiano. Una bellissima fiaba che regala un barlume di speranza e serenità e, divertendo, offre spunti di intelligente riflessione.
Chiara Albricci