
Napoli, verso la costruzione della Rete Europea per l’Acqua Pubblica
Napoli - L’incontro del 10 e 11 dicembre di Napoli ha aperto le danze per la futura nascita della Rete Europea per l’Acqua Pubblica. L’evento è stato organizzato dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua Pubblica ed è servito a ribadire che l’acqua è bene essenziale delle comunità e, pertanto la sua gestione e il suo uso spetta al gestore pubblico. L’acqua non è, cioè una merce qualunque e non può essere sottoposta alle stesse leggi di mercato che regolamentano gli altri beni e merci. Il simposio di dicembre ha anticipato quello del Forum Mondiale dell’Acqua, che si svolgerà a Marsiglia a marzo 2012.
Secondo quanto detto da Tommaso Fattori del Forum, la scelta del capoluogo campano non è stata casuale: «Napoli è la prima città italiana ad aver integralmente rispettato la volontà referendaria, trasformando la società di capitali che gestiva la rete idrica comunale in un ente di diritto pubblico che non ha più per scopo la produzione di utili, ma un servizio dove gli eventuali utili vengono reinvestiti nel servizio». Durante i lavori del forum si è buttata giù una carta di principi che tocca temi come la qualità dell’acqua, il bene come diritto umano, la lotta alle acque minerali, il cambiamento climatico. A questa carta si affianca una piattaforma che si occuperà della pubblicizzazione del controllo, della proprietà e della gestione del servizio idrico, dando alla comunità pubblica il dovere della tutela e della gestione del servizio.
Il Forum di Napoli si è dato l’importante obiettivo di costruire la Rete per l’Acqua Pubblica affinchè le scelte non siano affidate alla libera iniziativa degli Stati e alle speculazioni dei privati, senza che prima ci sia una qualche concertazione all’interno dell’Unione. Secondo Fattori: «L’Ue conta sempre più nelle decisioni della nostra vita quotidiana, anche quando manca una legittimazione democratica. Dobbiamo unirci, tra diversi, per confrontarci con un livello che cambia». Eppure, nonostante i buoni propositi, questo tentativo di creare un network globale dell’acqua pubblica non è il primo. Già a Malmoe, due anni fa, c’è stato un tentativo che è fallito. Da allora c’è stato referendum vinto a Berlino, le ripubblicizzazioni in Francia a partire da quella più nota di Parigi, e un referendum stravinto in Italia.
Il secondo elemento è che oggi abbiamo strumenti nuovi, che permettono di lavorare a una nuova campagna di democrazia in Europa, come ad esempio l’Iniziativa dei Cittadini Europei disponibile nei primi mesi del 2012. L’iniziativa è uno dei primi strumenti di democrazia diretta in Europa con la raccolta di un milione di firme in almeno sette Stati dell’Unione su un testo che vuole spronare l’Unione a legiferare proprio su questa materia. A fare da sostegno al progetto c’è la rete dell’ European Federation of Public Service Unions e l’Institut Europèen de Recherche sur la Politique de l’Eau. La prima è utile in linea di principio generale, perché afferma che l’acqua è bene comune, la seconda vuole modificare la direttiva Ue 2000/60/CE sull’acqua di modo che questa non sia considerata come una merce.
Dominga D’Alano