
Muse @ Rock in Roma, la furia dei fan: volume basso e caos treni
I Muse infiammano i fan al Rock in Roma, ma in molti seppelliscono la pagina del festival di lamentele: volume basso e caos parcheggi, treni e token
Il Rock in Roma 2015 sta portando all’Ippodromo delle Capannelle un lungo evento rock estivo, con una line up di grande qualità: The Chemical Brothers, Noel Gallagher, Lenny Kravitz, Robbie Williams, Slash, Litfiba e Subsonica, solo per citare i primi che vengono in mente. Ieri è stata la volta di uno degli eventi dell’estate musicale italiana, i Muse di Matthew Bellamy. Un concerto attesissimo, dalle aspettative a dir poco elevate dopo lo straordinario spettacolo del 6 luglio 2013 allo stadio Olimpico con il The 2nd Law World Tour (ufficialmente chiamato The Unsustainable Tour nella sua versione da stadio). Uno show fenomenale, immortalato anche in DVD in formato video 4K. Ma ieri sera non tutti i fan sono usciti soddisfatti dall’Ippodromo delle Capannelle, arena estiva degli eventi targati Postepay Rock in Roma. Il perché è un un mix di motivi, tra cui non pochi imputabili all’organizzazione.
MUSE, LA SCALETTA “BREVE” DEL ROCK IN ROMA E LO SCARSO IMPATTO VISIVO - Dai 28 pezzi dello stadio Olimpico nel 2013 alle 18 canzoni suonate al Rock in Roma: il balzo all’indietro era troppo evidente per non poter essere notato. Nulla da imputare all’organizzazione qui: per la prima parte del Drones World Tour i Muse hanno scelto un profilo basso, facendo da ospiti a diversi festival mondiali (tra cui anche Sonisphere, Pinkpop e Download Festival). Questo significava sin dal primo momento una certezza, confermata immediatamente dal Rock in Roma a mezzo ufficio stampa su Facebook: niente palco-astronave del tour stadi 2013, ma utilizzo dei palchi stabili dei festival ed impatto visivo inesorabilmente ridotto. Nemmeno da imputare al Rock in Roma è la scelta della scaletta breve, in quanto in tutte le date estive 2015 i Muse non hanno mai suonato più di 18 brani. Se i fan sono rimasti parzialmente delusi dalla durata (90 minuti scarsi di live), si sappia che questa è stata una scelta della band. E che spesso gli artisti mondiali firmano contratti in cui garantiscono solo 60 minuti di concerto per avere il cachet pieno.

La scaletta dei Muse al Rock in Roma
“NON SI SENTEEEEEEEE” – Il sold out della data dei Muse ha portato ovviamente ad un affollamento della non gigantesca area concerto. Chi scrive è stato presente al concerto di Slash feat. Myles Kennedy & The Conspirators ed aveva già avuto qualche remora sull’audio: a pochi metri dal palco, con circa 4 mila presenze, la voce di Myles Kennedy – una delle più potenti del panorama mondiale – arrivava in maniera discontinua e non nitida. Pensando ad una sopraffazione voluta del volume delle chitarre di Slash, non ci abbiamo dato troppo peso, anche perché nella seconda parte del live l’audio era migliorato.
I fan dei Muse, invece, stanno letteralmente seppellendo di lamentele la pagina Facebook del Rock in Roma in cui riferiscono di volume “basso e indegno”. Dalla metà del parterre in poi – poco fuori dall’area PIT, per intenderci – in moltissimi hanno lamentato gli stessi problemi ravvisati dal sottoscritto al concerto di Slash, ossia un audio della voce del cantante troppo debole. In un’area tutt’altro che gigantesca come quella dell’Ippodromo delle Capannelle, questo è un gravissimo problema. Tra i presenti in molti hanno ventilato l’ipotesi che i ripetitori a metà parterre avessero problemi di funzionamento, o addirittura non funzionassero proprio. Inconcepibile un concerto a due velocità, in cui metà della platea si esalta soddisfatta al suono della chitarra di Bellamy e l’altra chiede di alzare la voce.
OUR TIME IS RUNNING OUT❗️#MuseInRome
Posted by Postepay Rock in Roma on Sabato 18 luglio 2015
ORGANIZZAZIONE “ALL’ITALIANA”: INGRESSO… – Per quel che concerne direttamente l’organizzazione, il Rock in Roma sconta da anni una cattiva fama organizzativa. Un articolo iconico intitolato Quando le scimmie organizzano concerti, condiviso da più di 20 mila utenti su Facebook, ha letteralmente stroncato l’organizzazione del festival capitolino dopo il concerto dei Metallica nel 2014. Gli errori, grossomodo, sono rimasti quelli dello scorso anno. Se poco c’è da imputare all’organizzazione per il caldo africano di questi giorni – è una scelta libera quella dei fan di mettersi in coda ore prima, e comunque erano presenti addetti con vaporizzatori d’acqua e idranti per rinfrescare gli appassionati in attesa – la scelta di far accedere all’area concerti con l’ingresso alle spalle del palco è una decisione quantomeno infelice. Il tutto con solo due punti accesso, il varco prioritario e quello standard, che difficilmente riescono a gestire un afflusso massiccio come quello del concerto dei Muse.
… PARCHEGGI… – Il Rock in Roma ha predisposto 4 aree parcheggio per il concerto. Prezzo onesto (5 euro auto) e possibilità di arrivare a pochi passi dai cancelli. Il problema è che, finito il concerto, i parcheggi vengono completamente abbandonati a se stessi, e tutte le aree sosta hanno un solo punto dal quale poter uscire con l’auto. Nonostante l’organizzazione abbia cercato di far confluire su 3 strade diverse il flusso veicolare, le 3 strade sono incollate l’una all’altra. Risultato: auto bloccate nei parcheggi e per strada, e più di 2 ore per riuscire a districarsi nell’ingorgo. La stessa situazione si era ripetuta al concerto degli AC/DC ad Imola, ma lì le persone in uscita erano ben 92 mila. Ad aggravare la situazione, il fatto che – secondo diverse testimonianze – un addetto sia arrivato ad aprire un’ulteriore uscita dopo 1 ora di ingorgo. Perché non farlo prima?

Situazione parcheggi: ingorgo in uscita (romafaschifo.com)
… E TRENI – Fermo restando che la gestione dei treni non è a carico totale dell’organizzazione del Rock in Roma, ma l’infopoint per la vendita dei biglietti è all’interno del villaggio del Rock in Roma, alla stazione Capannelle è stato il delirio. Migliaia di ragazzi ammassati nella speranza di salire al più presto su un treno notturno. Treni che hanno rapidamente esaurito i posti a sedere e in piedi, e hanno lasciato a piedi migliaia di ragazzi spesso giovanissimi, in preda al panico. Un assembramento indegno, in cui qualche furbo ha provato a scavalcare per avere la meglio, e che solo per miracolo non è degenerato in risse o malori. Una situazione indecente per un Paese civile, e gravissima per un festival come il Postepay Rock in Roma, che ha portato in Italia nomi di primo livello del panorama musicale. Serve maggior sinergia con le istituzioni e, probabilmente, una location più adatta del criticatissimo Ippodromo delle Capannelle. Per il quale sono stati fatti già tanti sforzi (pavimentazione sintetica, tende con vaporizzatori, gran quantità di wc ed un villaggio discretamente funzionale e con prezzi non da strozzinaggio), ma che evidentemente non incontra l’approvazione degli appassionati del rock. A proposito di villaggio…

Il caos alla stazione Capannelle, punto di partenza dei treni speciali (romafaschifo.com)
LA FOLLIA TOKEN - Criticatissima l’introduzione del sistema di pagamento in token del Rock in Roma. Che potrebbe semplificare le cose, ma in realtà le complica, per come è stato gestito. Nell’intero villaggio del Postepay Rock in Roma non si paga con moneta contante ma con i token, gettoni che vengono forniti alle casse al posto dei soldi (1/2 token 1 euro, 1 token 2 euro). Per mangiare o bere tocca quindi fare 3 file: una per cambiare i soldi, un’altra per ordinare, un’altra per ritirare. Anzi, 4. Perché – follia! – accanto alle casse di cambio token c’è scritto solo il regolamento dei token e il tasso di cambio, ma non ci sono i menu degli stand. Quindi bisogna prima capire cosa si vuole mangiare, farsi il calcolo in token/euro ed andare alle casse a cambiare.
#PostepayRockInRoma food&beverage. Quest’anno ce n’è per tutti i gusti! #Enjoy pic.twitter.com/qIvYqz3Nxm
— Rock in Roma (@Rock_in_Roma) 14 Giugno 2015
Se si sbaglia a fare il calcolo di anche solo un euro, il giro riparte da zero. Se invece si eccede nel cambiare soldi e rimangono in mano alcuni token, i gettoni sono validi solo per il concerto in corso e non sono rimborsabili. Anche se avete 10 biglietti del Rock in Roma per 10 concerti diversi, quel pezzo di plastica vi rimarrà a carico e sarete obbligati a spendere quella sera stessa. Un’idea mutuata dai maggiori festival europei, che però hanno la caratteristica di avere eventi in giorni consecutivi e rendere i token trasferibili da un giorno all’altro, nonché rimborsabili se non spesi, nella maggior parte dei casi. Il Rock in Roma ha provato a prendere un’idea europea e trasporla in sala italica. Lo ha fatto nel peggiore dei modi. In un’Italia che ha sete di grande musica – e di acqua da poter portare liberamente all’interno delle aree concerto, senza la prassi idiota del togliere i tappi ed obbligare gli spettatori a prendere in giro l’organizzazione portandosene altri da casa… – il Rock in Roma ha il dovere di fare il salto di qualità. Se con 35 mila persone vanno in tilt l’audio e la viabilità, la strada da percorrere è ancora lunga.
LA FOTOGALLERY DEI MUSE AL ROCK IN ROMA
Muse @ Postepay Rock in roma 2015 july 18th, 2015official ph: Luigi Orruhttp://www.luigiorru.com
Posted by Postepay Rock in Roma on Sabato 18 luglio 2015
Francesco Guarino
@fraguarino
D’accordo con quello che hai detto, sottolineamo anche il fatto che nell’area PIT è stata chiusa con i primi ingressi delle 14:30 e che addirittura gente che era dalle 6am nn è riuscito ad accedere a quell’area. L’organizzazione aveva detto che gli avrebbero distribuito braccialetti in seguito. Cosa è successo? Alle 21 abbiamo iniziato a vedere gente arrivata in quel momento, fresca fresca di doccia fatta a casa, bella pulita e pettinata (qualcuno anche con i tacchi alti…) entrare, esultando per la gran fortuna, dentro l’area TIP così totalmente a culo e random. Quindi chi era nel secondo anello(ed era arrivato la mattina presto) si è visto passare davanti nell area tip gente arrivata alle 21 SOLO UN’ORA PRIMA DEL CONCERTO. VERAMENTE UNO SCHIFO SENZA EGUALI.
Concordo con tutto quello scritto da Marchesa e ribadisco lo Schifo più assoluto nel vedere come lo staff gestisce l’area PIT. Per chi si è alzato all’alba ed è stato tutto il giorno a 40° sotto il sole e non si è potuto muovere neppure per andare in bagno per non perdere il posto nella fila è veramente inaccettabile! ….mi fate pena se per essere e sentirvi qualcuno dovete indossare la maglietta con scritto STAFF!!!