MotoGP, Lorenzo emoziona ad Assen. Ma basterà per il titolo?

Jorge Lorenzo crash

L'incidente di Jorge Lorenzo (@MotoGP via Twitter)

Jorge Lorenzo non è stato il primo e sicuramente non sarà neppure l’ultimo motociclista a mettersi in sella sfidando lesioni fisiche e dolore ma è comunque innegabile che sabato ad Assen, in una giornata che scrive la storia della MotoGP anche grazie all’atteso ritorno al successo di Valentino Rossi, sia andato di scena uno di quegli episodi destinati a scaldare il cuore e gli animi degli appassionati per anni. A prescindere da ogni logica di tifo.

Solo la sceneggiatura del fine settimana è così incredibile da sembrare uscita dalla penna di un eccellente scrittore più che dalla normale cronaca di un week-end di gara. Il giovedì mattina, sull’asciutto, Lorenzo domina la classifica dei tempi; nel pomeriggio, una caduta dovuta a un eccesso di confidenza sul bagnato e a una riga bianca traditrice getta il box nello sconforto: una frattura scomposta alla clavicola, con ipotesi di rientro nella gara successiva nel migliore dei casi, significa quasi dare l’addio al titolo. Mentre forse qualcuno pensa già a impacchettare mestamente la sua M1 malconcia, inizia a delinearsi un piano quasi folle, che lo porta a finire sotto i ferri quella stessa notte, a Barcellona. Quella in Spagna è una toccata e fuga perché Jorge è di nuovo nel paddock, quasi come se nulla fosse, il venerdì pomeriggio, dopo le qualifiche. C’è voglia di correre nell’aria, a tarda serata lo stesso maiorchino pubblica su Twitter una foto che lo ritrae intento ad allenarsi in vista degli esercizi fisici che dovrà realizzare per essere dichiarato “fit to race”. Prima, c’è però il grande scoglio del warm-up.

Lorenzo ottiene l’ok dei medici e, dopo solo 3 giri, scatta la scintilla. Non è in pista solo per portare a spasso la M1 o, come alcuni sospettano, per approfittare di una situazione già compromessa per far entrare in gioco un nuovo motore. Vuole punti iridati e il suo warm-up è già un mezzo capolavoro: si toglie persino il lusso di accendere qualche casco rosso, salvo poi perdere inevitabilmente decimi in quelle parti del tracciato in cui la clavicola fresca d’intervento è più sollecitata. In gara, ci sarà.

Jorge Lorenzo

Jorge Lorenzo e Cal Crutchlow (yamahamotogp.com)

Il pronti via è addirittura da protagonista: parte dodicesimo, in poche curve è quinto. Mette nel mirino Crutchlow e lo sorpassa. L’inglese, pilota senza troppi peli sulla lingua, non si farà problemi nell’ammettere che essere superato da un Lorenzo in quelle condizioni è stato «imbarazzante». Il punto è proprio questo: per i primi sei giri della corsa, le viti e la placca di metallo, i voli di andata e ritorno verso Barcellona e l’anestesia totale sembrano un’invenzione mediatica. Poi, il comprensibile crollo fisico che si traduce però in un onorevolissimo quinto posto. Non si poteva chiedere di meglio data la quarta piazza di Pedrosa che, nel dopo gara, è il primo a togliersi il famigerato cappello per la prestazione di Lorenzo.

Rossi, Marquez e Crutchlow non sono da meno: si godono ciascuno il meritatissimo podio ma non mancano di tributare il rivale che, qui ad Assen, non può essere considerato uno sconfitto. Nonostante l’errore a monte di questa gara incredibile, non c’è spazio per rimproveri né al Lorenzo pilota che, con tenacia e forza di volontà, limita i danni spingendosi dove pochi altri avrebbero osato, né al Lorenzo uomo, applaudito da team e tifosi al rientro, in lacrime, al box. La squadra lo coccola e tranquillizza, i giornalisti gli chiedono se sia un eroe. Sull’onda dell’entusiasmo, verrebbe da scomodare aggettivi e paroloni, ma è lo stesso Jorge a smorzare gli entusiasmi e, in un certo senso, a riaccenderli con una risposta che gli vale ulteriore stima: «Eroi sono quelli cui alla fine del mese costa mangiare, io faccio una bella vita e mi pagano per fare queste cose».

In ottica campionato, il difficile inizia adesso. L’impresa di Assen non cancella il fatto che tra due settimane il maiorchino si ritroverà a sfidare, con una spalla non pienamente recuperata, Dani Pedrosa al Sachsenring, uno dei terreni di caccia preferiti dalla Honda e dal numero 26. Non solo, mentre in Olanda Jorge ha potuto contare sull’indiretta complicità di Rossi e Crutchlow, i cui piazzamenti sono stati preziosi per impedire che il connazionale dilagasse in classifica, in Germania – dove spererà verosimilmente in qualcosa di più di un quinto posto – doversi guadagnare il podio contro i due compagni di marca non sarà cosa facile.

Che sia stato allora tutto inutile? Che abbia forse ragione chi ha parlato di un gesto folle, insensato e potenzialmente molto pericoloso? A fine stagione, a conti fatti, magari neppure una tale prova di forza mentale sarà bastata a conquistare il titolo. Ma un gesto così vale in se stesso. È qualcosa che punta dritto al senso più profondo dello sport e che lo restituisce agli appassionati molto di più di quanto non possa fare una classifica.  E il ritorno alla vittoria di Rossi non è da meno: un invito a non arrendersi, a buttare sempre il cuore oltre l’ostacolo, a provare e sperare.

Video – Tra lacrime e sofferenza, Jorge Lorenzo si gode il quinto posto di Assen 

Mara Guarino 

Foto homepage via: yamahamotogp.com

 

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