
MotoGP Argentina: i top e i flop della gara di Termas de Rio Hondo
La vittoria di Marquez, il caos Michelin e il disastro di casa Ducati: con il GP d'Argentina, la MotoGP torna a offrire spettacolo... e polemiche

Marc Marquez: weekend perfetto il suo (motogp.hondaracingcorporation.com)
Pista sporca, gomme che si distruggono, cadute eccellenti e lo scontro fratricida in casa Ducati: il GP d’Argentina offre molti, anche troppi, spunti di riflessione. A salire sul gradino più alto del podio in MotoGP è Marc Marquez, unica stella brillare in una giornata dominata da incertezze e colpi di scena. Riviviamola insieme con i top e i flop del GP di Argentina.
I TOP DEL GP D’ARGENTINA
MARC MARQUEZ – Straordinario in ogni condizione: su pista sporca, asciutta o umida, in Argentina Marc Marquez parte favorito e non delude le aspettative. Nella prima metà della corsa si ritrova a battagliare con Rossi, nella seconda domina in lungo e in largo mentre gli avversari soffrono o si autoeliminano. Cade in prova e persino sul podio, ma in gara è perfetto e si prende la sua rivincita sia su Valentino sia sul flag-to-flag.
I “FORTUNATI” SUL PODIO - Parlare di fortuna non è mai del tutto corretto davanti a impegno e meriti comunque palesi, ma appare evidente che il podio di Rossi e Pedrosa sia in qualche modo un gentile omaggio della manovra scellerata di Iannone che, a un passo dalla bandiera a scacchi, spegne le speranze di vedere le Ducati al parco chiuso. Il Dottore recupera in extremis il secondo posto che gli stava fuggendo dopo il cambio moto, mentre Dani Pedrosa torna ad assaporare la gioia del podio dopo la prestazione opaca del Qatar. Raccoglie molto bene i frutti degli errori altrui anche Eugene Laverty, ottimo quarto.
IL TRIONFO DI PAWI – Bellissima vittoria in Moto3 per Khairul Idham Pawi che, alla sua terza gara nel motomondiale, regala alla Malesia un trionfo storico. La cavalcata magistrale verso il successo inizia con primi giri da autentico mago del bagnato: nonostante la pista umida, i tempi sul crono sono tanto buoni da mandare in bambola i commentatori tv, a lungo convinti che abbia preso il via con gomme rain.
S’infrange invece a pochi metri dalla bandiera a scacchi il sogno di Adam Norrodin, scivolato durante la bagarre per il terzo posto con Navarro. La Malesia perde la possibilità di una doppietta straordinaria, ma Adam entra di diritto nel cuore di tutti gli appassionati spingendo la moto fino al traguardo per un’onorevolissima undicesima posizione.

La collisione-frittata Ducati tra Dovizioso e Iannone (Twitter @AlessioPiana130)
I FLOP DEL GP D’ARGENTINA
ANDREA IANNONE E IL DISASTRO DUCATI – A Losail si erano stuzzicati fuori e dentro la pista, ma nessuno poteva immaginare che la resa dei conti avrebbe prodotto un disastro di tale portata: un sorpasso scriteriato di Andrea Iannone che, nel tentativo di conquistare il secondo posto del compagno di squadra, si autoelimina e abbatte l’incolpevole team-mate, autore di una prestazione ineccepibile. La differenza tra campioni e campionissimi è fatta di talento, di velocità, ma anche di maturità e intelligenza: due qualità che oggi al pilota di Vasto sono decisamente mancate.
JORGE LORENZO – Dalle stelle del Qatar alla polvere dell’Argentina: il maiorchino è la prima vittima illustre della gara pazza di Rio Hondo. Mai davvero in palla per tutto il fine settimana, Lorenzo incappa in uno zero che potrebbe costare particolarmente caro in un campionato dalle mille incognite e, nel suo caso, anche dalle mille distrazioni (una su tutte, la superofferta di Ducati).
IL CAOS GOMME – In Qatar le prestazioni erano state eccezionali, ma che la Michelin potesse pagare prima o poi il dazio del rientro era da mettere in conto. Le condizioni meteo in Argentina hanno fatto il resto, costringendo la direzione gara ad adattarsi all’imprevedibilità degli eventi. Con una sola priorità, la sicurezza. Nel mezzo, pneumatici ritirati e un susseguirsi di cambi di programma: una confusione che certo non si addice al più importante campionato motociclistico mondiale ma che, a tratti, è parsa inevitabile. Unico grande clamoroso errore, la gestione delle FP4, con i piloti subito di nuovo in pista dopo il problema alla gomma di Redding. Perché consentirgli di riprendere la sessione per poi bloccarli nuovamente ai box con una bandiera rossa precauzionale?
I FISCHI – Usare i fatti di Sepang come giustificazione è comodo: il finale del campionato 2015 ha scaldato gli animi, ma sono anni che il tifo motociclistico subisce una china discendente tra fischi, insulti virtuali e reali, manifestazioni di gioia davanti a cadute e scivolate. Il “Non lo so” di Valentino Rossi – interrogato in merito durante la conferenza stampa di giovedì – grida ancora vendetta, ma anche accollare responsabilità e possibili risoluzioni miracolose ai piloti è sin troppo semplicistico. Sono in molti a dover riflettere e intervenire, a cominciare da chi in questi anni si è preoccupato solo di alimentare la vendita di cappellini, gli ascolti delle tv e i clic di siti vari preferendo il culto del personaggio alla diffusione di un’autentica cultura sportiva, il gossip alla passione, la svalutazione degli avversari (spesso ridotti al rango di autentici nemici) alla promozione di una sana competizione tra rivali.
Mara Guarino