
Moody’s declassa l’Italia. Tante polemiche ma l’analisi è corretta
Roma – E’ immancabile: un’agenzia di rating declassa l’Italia e parte il coro di boo. L’ultima volta, due giorni fa. Moody’s ha declassato il rating italiano precipitandolo da A3 a Baa2 che poi tradotto significa: siamo a un passo dal titolo spazzatura. Non male per la settima economia del mondo.
Da qui le polemiche nazionali ed internazionali che sono sempre le stesse e pure alquanto noiose: ‹‹giudizio ingiusto›› (Governo Monti), ‹‹timing non appropriato›› (Bruxelles), ‹‹occorre un’agenzia di rating europea›› (tesi sostenuta da più voci che equivale a dire: siccome la partita va male, compriamoci l’arbitro). E via indignandosi.
Il fatto è che, piaccia o meno, finchè l’economia si dota di rating del loro giudizio bisogna tener conto, che poi lo faccia pure il mercato – che solo venerdì ha comprato 5,25 miliardi di Btp, con un calo del rendimento dei trimestrali al 4,65% rispetto al 5,3% dell’asta di giugno – questa è altra cosa. E anche in questo andazzo si legge il gran caos intorno alla moneta unica. Partiamo dall’inizio.
Le rating non fanno più previsioni sul mercato, si limitano a fotografarlo. Roba nota. Ma se anche poi volessero osservare il futuro prossimo italiano vedrebbero comunque le ragioni del declassamento dell’altro ieri così ben riassunte sul sito del sole24ore.it.
Uno: Aumento dei rendimenti e maggiori costi per rifinanziamento del debito. Due: Sfiducia dei mercati e fuga degli investitotri. Tre: Possibile contagio greco-spagnolo. Quattro: crescita al palo e disoccupazione in aumento anche per effetto delle iper tassazioni imposte dal Governo Monti (come chiarito anche nell’ultimo rapporto mensile della Bce). Cinque: timore per il mancato pareggio di bilancio, sancito in Costituzione da un mese, promesso alla Ue per il 2013 e che probabilmente slitterà al 2015. Sei: rischio instabilità politica nel dopo Monti.
Ora, qualsiasi cosa si pensi delle rating, tutte questi voci sono fondate. Solo l’ultima potrebbe creare fraintendimenti perché il problema non è chi governerà dal 2013 ma se opererà le misure necessarie al complesso economico nazionale e sovra-nazionale: dismissioni del patrimonio pubblico, liberalizzazioni strutturali, riduzione e riforma della fiscalità, taglio all’apparato statale con previa riforma costituzionale. Sempre le stesse urgenze mal affrontate dal Governo per impossibilità di modifica della Carta, eccessi di concertazione con le parti sociali e moniti quirinalizi.
Domanda inevitabile: perché il mercato si muove in contro tendenza? Perché ormai ha capito come funziona il gioco: se cade l’Italia cade l’euro. Ergo si tenterà di mantenere l’una nell’altro il più a lungo possibile da un summit eurogruppo ad un altro. Il prossimo è previsto per il 20 luglio.
Qui si deciderà di rendere effettivo il fondo Esm come fondo Salva-Spread, ovvero l’organo che dovrebbe raffreddare i differenziali dei titoli dei paesi in difficoltà intervenendo sul mercato primario e secondario. Però solo qualora vi fosse richiesta degli interessati, perché il meccanismo non è automatico. Automatiche, invece, sarebbero le conseguenze: il paese richiedente entrerebbe nella lista degli immeritevoli sia pur senza troika (Fmi, Bce, Ue) a far da guardiano.
Pare che l’Italia si stia preparando ad un attacco speculativo già in agosto; la “guerra di agosto”, come la chiamano gli esperti del settore. Il periodo non è casuale: i mercati testeranno il fondo e lo faranno sull’elemento più
fragile al momento, lo Stivale, appunto. Se così fosse, l’Italia potrebbe essere il primo paese a chiedere aiuto all’Esm, con tanti saluti alle rassicurazioni di Monti intorno alla virtù ritrovata dell’Italia. Da qui le paure del premier e la sua fretta di adottare misure che scongiurino il peggio della speculazione.
Oggi il ministro dell’Economia Grilli è stato mandato in avan scoperta per rilasciare un intervista al Corriere della Sera, secondo la quale il Governo avrebbe in programma l’attuazione di un piano pluriennale per la vendita di beni pubblici pari a 15-20 miliardi l’anno (1 punto di Pil), al fine di diminuire il debito e abbassare la fiscalità. Sempre oggi, Alberto Gentili dal sito de ilmessaggero.it osserva come Monti stia spingendo i partiti per incassare in tempi record almeno un sì di approvazione all’Esm oltre a ribadire loro l’ugenza di accordarsi sulla legge elettorale perché la mancanza di regole sicure sull’elezione del prossimo Governo è ulteriore causa di fuga degli investitori.
Questo è solo un assaggio del caos in patria, al quale si potrebbe aggiungere un elemento. Monti se ne guarda bene dal sollevarlo. I partiti, tra Rai e legge elettorale, hanno altro da fare ma la domanda va fatta: l’Esm cosa è esattamente? A che tipo di organo gli Stati Ue stanno cedendo parte della loro sovranità? La Germania se lo sta chiedendo in modo così insistente che, dopo il sì strappatole da Monti lo scorso 28 giugno, la leadership della cancelliera Merkel è stata messa in discussione in casa per aver ceduto su una misura palesamente in contrasto con la costituzione teutonica. L’Italia nulla. Silente passa oltre.
Chantal Cresta