
Monuments Men, gli Alleati di George Clooney alla salvezza dell’Arte
Esce oggi in Italia Monuments Men, nuova pellicola di George Clooney, che vede l'esercito alleato durante la Seconda Guerra pronto a salvare l'Arte
La Guerra, è ben noto a tutti, è una cosa orribile. La sua presenza, oltre a una lunga serie di vittime, porta anche distruzione. Oltre che a una serie di distruzioni emotive per la perdita di chi è caro, la Guerra, con la distruzione di edifici come scuole, biblioteche, musei, uccide anche la speranza di un futuro migliore. La morte della cultura, infatti, può fermare completamente un Paese. Si pensi a quanti patrimoni artistici e monumentali il mondo ha rischiato di perdere per colpa delle guerre. Solo in Italia, ad esempio, si possono citare l’Abbazia di Montecassino, il Castello Sforzesco di Milano o il Palazzo di San Giorgio a Genova, edifici al cui interno erano presenti diversi capolavori, tele, dipinti e statue andati purtroppo distrutti. Alcune opere d’arte, però, sono state salvate e visibili oggi nei musei di tutto il mondo. È proprio sul tema del salvataggio di alcune opere durante una guerra che si basa l’ultimo film di George Clooney, Monuments Men, presentato fuori concorso qualche giorno fa al Festival di Berlino, da oggi nelle sale italiane.
LA GUERRA E L’ARTE - Monuments Men la storia di un gruppo di sette intenditori d’arte statunitensi (collezionisti, studiosi, direttori di musei) i quali, vengono richiamati, nel 1944, dal Governo per essere spediti in Europa con il compito di salvaguardare le opere d’arte non ancora distrutte dalla guerra e recuperare l’enorme patrimonio artistico che i Nazisti avevano razziato lungo il loro cammino, cercando di arrivare prima dell’esercito russo. Basato sull’omonimo libro di Robert M. Edsel e Bret Bitter, il film presenta un cast a dir poco stellare. Il regista Premio Oscar George Clooney, che nel film è anche interprete, si affianca ad altri premi Oscar come Matt Damon, Cate Blanchett, Jean Dujardin, e attori del calibro di Bill Murray, John Goodman, Bob Balavan e Hugh Bonneville.
L’AMERICA SALVATRICE – Eppure, malgrado questo cast stellare e una trama che si sposa bene con il cinema, Monuments Men non riesce a convincere. Il film, tutto impregnato di spirito militarista e patriottico, mostra allo spettatore un ennesimo esempio di quanto, secondo gli americani, il mondo debba ringraziare gli USA per aver salvato dalla guerra tutti e tutto (e, in questo caso, l’Arte). Troviamo nel film dei tratti di semplicità e verità, come il bambino cecchino in divisa da SS, le macerie della campagna normanna o il giovane soldato tedesco che, nella sua innocenza, preferisce fumarsi una sigaretta con dei nemici (Murray e Balavan per la precisione) piuttosto che sparargli. Tutto questo, però, non basta. Clooney omaggia l’Arte solo attraverso la sua bellezza e la sua rarità economica: si piange per un Picasso o un Raffaello incendiato, ma solo perché il pubblico sa quanto sia prezioso. I nazisti vengono visti come il male assoluto, gli inglesi sono troppo rigidi in attesa di ordini e i russi sono un secondo male che incombe. Eccetto, forse, i francesi, gli unici perfetti senza macchia e senza paura sono gli americani. La salvezza dell’Arte è solo una corsa contro il tempo e un motivo per piangere qualcuno. Clooney non spiega il perché, sta al pubblico saperlo.
In sintesi, Monuments Men è un film destinato a essere visto una volta e poi inesorabilmente dimenticato. Le intenzioni di Clooney e del cast sono senz’altro nobili e il loro sforzo va certamente apprezzato. Sarebbe stato utile, forse, oltre al cast e alla sceneggiatura, prestare maggiore attenzione proprio alla definizione del concetto di Arte, sul perché debba essere salvaguardata e, soprattutto, costruire un ritmo decisamente più rapido. Con i ‘se’ e con i ‘ma’, lo sappiamo bene, non si scrive la storia.
Francesco Fario