Monti-bis nel 2013: i poteri forti lo vogliono. Il voto sarà una formalità

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Mario Monti

Roma – C’è qualcosa di surreale nelle esternazioni pubbliche di politici, economisti, giornalisti e pensatori vari ed eventuali in pellegrinaggio ai più prestigiosi luoghi di raduno per parlare del futuro dell’Italia.

Venerdì, al workshop di Cernobbio, una nutrita platea di top manager e banchieri rappresentanti delle principali società quotate della nazione ha votato alla quasi unanimità una ricandidatura di Mario Monti per le elezioni del 2013. Un plebiscito raggiunto con l’81% delle preferenze (sondaggio prontamente rilevato dal Sole 24 Ore). Secondo l’ad di Intesa Sanpaolo, Enrico Cucchiani, a Monti ‹‹non ci sono alternative – perché altre scelte – potrebbero comportare grossi rischi per il Paese››. Gli fa eco il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha ribadito l’esigenza della ‹‹continuità›› con il Governo tecnico. Quasi in simultanea, dalla festa dell’Udc, Pier Ferdinando Casini tiene a far sapere che: ‹‹Dopo Monti c’è Monti››.

Insomma, par di capire che delle urne ormai importi poco un po’ a tutti. D’altronde era prevedibile: non esiste la “piccola sospensione di democrazia”. Esiste la democrazia in mancanza della quale o c’è anarchia o altro tipo di governo. Sperando sia escluso il primo caso, resta da capire quale può essere il secondo. Nel caso specifico, pare che si sia ormai in piena fase oligarchica ma altri sviluppi sono attesi. Forse il varo della nuova legge elettorale, semmai ci sarà, potrà gettare luce su quello che passa nei pubblici convegni istituzionali. Legge che – se il trend continua ad essere questo – sarà un trionfo di incompiutezza.

Se lo scopo, infatti, è quello di riportare Monti o chi per lui dell’attuale Esecutivo sullo scranno di Palazzo Chigi sarà necessario che il voto sia una pura formalità. Dalla norma quindi dovrebbero sparire il nome del candidato e la coalizione di Governo, lasciando poi modo ai partiti di interfacciarsi a urne chiuse e scelgliere il presidente del Consiglio a cose fatte. Partiti che, per altro, per blidare la nomina, non potranno mai attuare un Governo stabile se non al prezzo di strane maggioranze e reciproci scambi di poltrone. Un bell’affaraccio proporzionale dal quale non si può sperare di uscirne per intervento di Napolitano che ormai di super partes non ha più nemmeno l’ombra.

E tanto perché sia chiaro, egli stesso a Cernobbio non l’ha mandata a dire affermando che vigilerà affinché non vi siano deviazioni ‹‹alle scelte concordate›› con l’Europa sull’attuazione dei programmi. Naturalmente il Quirinale smentisce ogni tipo di ingerenza sulle scelte della politica nel delineare il futuro candidato premier però è sempre Napolitano che si premura anche di sottolineare la data della prossima turnata: ‹‹Entro e non oltre l’aprile 2013››.

Tutto legittisimo, certo. Tutto nei compiti del capo dello Stato ma la data non lascia dubbi a chi toccherà dire il sì definitivo sulla nomina del prossimo presidente del Consiglio.

Napolitano conclude il mandato il 15 maggio 2013. Un mese prima, il 15 aprile, il Parlamento dovrà essere già formato per eleggere il prossimo presidente della Repubblica (Costituzione, art. 85). Intanto quello attuale avrà avuto il tempo di firmare la legge elettorale, vedere lo scrutinio dell’ultimo suffragio e incaricare ufficialmente il nuovo presidente del Consiglio. E magari dare pure qualche suggerimento su chi potrebbe sostituirlo al meglio, sempre additando gli impegni presi con Bruxelles. E qui partono i toto-nomi: Romano Prodi, per far contento il Pd di Pier Luigi Bersani il quale resterebbe scornato se gli si sfilasse la seggiorla di Palazzo Chigi da sotto il sedere. Almeno un settennato di Professore, consentirebbe ai democratici reale voce in capitolo nelle scelte di Governo.

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La strana maggiornaza: Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini

Pier Ferdinando Casini che per realizzare il sogno di una vita – arrivare al Quirinale – non solo appoggerebbe Monti e Napolitano anche nella prossima vita ma sarebbe pure disposto in questa ad accogliere nell’Udc figure ininfluenti ma molto fashion per spingere l’immagine di Monti. Infatti – notizia di ieri – Casini ha alloggiato tra le sue fila la fashion woman degli industriali: l’ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.

O magari lo stesso Monti, che se proprio (come continua a ribadire da due giorni) ritiene le richieste di ricandidatura ‹‹irricevibili››, potrebbe comunque continuare con se stesso dal Quirinale invece che da Palazzo Chigi. Soluzione di comodo.

Tuttavia, al momento, quel che si  conosce per certo sono gli strilli di Bersani che dalla festa dell’Unità a Reggio Emilia, proprio non ci sta ad essere scalzato: ‹‹Siamo pronti noi del Pd a governare? Diremo al Paese che vogliamo prenderci le nostre responsabilità: farlo uscire da un destino di arretramento con meno disuguaglianze, più lavoro e una democrazia funzionante e pulita››. Auguri.

Chantal Cresta

Foto || ansa.it

 

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Una risposta a Monti-bis nel 2013: i poteri forti lo vogliono. Il voto sarà una formalità

  1. avatar
    carlo 10/09/2012 a 15:13

    Non sono meglio questi politici? http://www.youtube.com/watch?v=_iUsgAJQl_E

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