
Monti-bis. La crisi lo ha nominato, il salvataggio dell’euro lo rinominerà
Roma – E’ quasi divertente osservare le capriole della politica intenta a sopravvivere a se stessa al confronto con la serenità di un presidente del Consiglio non eletto che un po’ si nega all’idea di ricandidatura e un po’ no. Un momento prima ammette che sì, insomma, se la crisi si è aggravata è colpa anche delle misure “Salva” e un minuto dopo lascia intendere che sì, insomma, un secondo mandato non è poi un’eventualità così remota.
Si va in questa altalena da giorni è tanto varrà rifletterci sopra se non altro per evitare il mal di mare che come il mal di Monti, alla lunga, rammolisce.
Il Monti-bis acclamato ufficialmente al workshop di Cernobbio da una platea di big della finanza è un’ipotesi che si concretizza con gli ultimi sviluppi in ambito europeo. L’anti-spread promosso dalla Bce di Mario Draghi con l’acquisto di titoli illimitato garantisce stabilità ai paesi deboli dell’Unione ma pure certifica l’impossibilità di mantenere la sovranità interna qualora un paese dovesse chiedere aiuto finanziario.
Sulla stessa linea la sentenza della Corte Costituzionale tedesca di Karlsruhe ha respinto i ricorsi (37mila) secondo i quali la Germania non avrebbe dovuto aderire al meccanismo di salvataggio dell’eurozona Esm. I teutonici si sono inchinati a Draghi, vero, ma non solo a lui. Hanno rispettato il volere dell’America, degli investitori, persino della Cina, ognuno dei quali non metteva in dubbio l’esito favorevole della Corte anche perché un nien avrebbe provocato un’onda anomala capace di abbattere chiuque. Ovunque. Una catastrofe.
Ed è su questa scia che si ritorna alle vicende italiane. Mario Monti da mesi ripete che gli aiuti Ue non sono necessari. O meglio si rende possibilista sostenendo che forse non serviranno come accaduto ancora lo scorso martedì ai microfoni di Class Cnbc. Mente sapendo di mentire.
Gli indicatori nazionali segnalano un profondo rosso in ogni settore dell’economia. Gli ultimi dati Istat lo confermano di nuovo: produzione industriale a -7,3%, consumi a -2,3% (2012) e -0,9 (2013), energia a +3,6%. Secondo Federconsumatori e Adusbef le famiglie hanno smesso di spendere con un calo degli acquisti del -11,8% dal 2008 a oggi.
Gli aiuti serviranno, eccome. Resta da capire quando e da chi saranno chiesti. Pare non dal presidente, almeno non in questa legislatura anche se la situazione è seria e a renderla tale è stato soprattutto il Governo. Diceva Monti mercoledì da Palazzo Chigi in occasione delle consultazioni sulla crescita con i sindacati: ‹‹E’ probabile che il Governo abbia contribuito ad aggravare la congiuntura economica già difficile con i suoi provvedimenti››. Bontà sua ad ammetterlo ma il meglio arriva con un’intervista rilasciata al Washington Post: ‹‹[…] sono preoccupato che nella politica (dopo il mandato) possa tornare tutto come prima››. Eventualità sciagurata giacché: ‹‹L’Italia sta operando nell’ambito di regole europee che limitano il grado di politiche creative che possono essere introdotte da qualsiasi nuovo governo o Parlamento››. E qui casca l’asino perché ci vuole fegato per arrivare al governo di un paese sulla via della bancarotta senza l’appoggio incondizionato dei principali organi di infomazione e le simpatie della comunità internazionale a varare le misure imposte dall’Ue per poter accedere agli aiuti necessari. Qualche esempio: privatizzazioni immobiliari a garanzia degli anticipi, licenziamenti nel settore pubblico, ridimensionamenti, abolizione dello Statuto dei lavoratori o quanto meno dell’art.18. Roba che comunque l’Unione non capisce perché fuori dalle più elementari regole di mercato.
Chi prenderà in mano la patata bollente dovrà tenersi pronto a tutto consapevole del fatto che la politica nazionale si gioca a Bruxelles, contesto nel quale nessuno dell’attuale classe politica o aspirante tale è in grado di muoversi con agilità di convenienza elettorale. Chi si dice montiano si presta a seguire un’agenda che sta ammazzando la nazione, chi si definisce anti dovrà fronteggiare i big del pianeta,
Germania in testa. Rimane Monti, il quale non essendo uno sciocco mette le mani avanti. Lo ha fatto anche oggi dal palco del convegno università Roma Tre, ingaggiando una querelle con il segretario Cgil Susanna Camusso, pretesto per fare un po’ di personale campagna elettorale. Primo: i sindacati ‹‹hanno contribuito a determinare una insufficiente creazione di posti di lavoro›› con alcune disposizioni della legge 300 dal 1970 a oggi. Tradotto: se la crisi dilaga la colpa non è solo mia. Secondo: ‹‹Definire l’esecutivo governo dei banchieri è una caccia alle streghe››, ricordando che il governo ha ‹‹varato provvedimenti come quelli che evitano che si possa sedere nei Consigli di amministrazione di banche e assicurazioni concorrenti››. Scordandosi però di aggiungere anche di aver imposto il pagamento con carta di credito per cifre superiori a 1000 euro e il bancomat a tutti i negozianti facendo schizzare le commissioni bancarie. Terzo: ‹‹E’ più facile conquistare e mantenere prestigio a 360° se si è al di fuori della politica e io non ho mai aspirato al ruolo di tecnico di area››. Tradotto: se mi si vuole mi si dovrà nominare di nuovo. Per Monti niente elezioni.
Chantal Cresta
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