Montezemolo si schiera: «Italia Futura in campo per un Monti bis»

Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Italia Futura

ROMA  - Una lunga intervista di Aldo Cazzullo apparsa questa mattina sul «Corriere della Sera» vede Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Italia Futura, confermare quanto da tempo si presumeva, cioè una sua più diretta discesa in politica.  «È necessario costruire una grande forza popolare, riformatrice e liberale con l’obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti – ha affermato Montezemolo – e personalmente mi impegnerò perché questo progetto abbia successo».

Subito dopo questa dichiarazione di schieramento il presidente precisa però quello che intende come impegno personale:  «Non rivendico per me alcun ruolo o leadership. Il problema italiano è cambiare, non comandare». La conferma di queste aspirazioni politiche ma senza velleità “presidenziali”, Montezemolo sembra offrila quando parla del premier Mario Monti e della  sua disponibilità a continuare sulla strada tracciata dal governo tecnico: «Spingerò l’associazione a dare una mano alla prospettiva di un Monti bis con uomini e donne nuovi. Con idee nuove. Per far nascere una nuova politica».

Il fondatore di Italia Futura insiste sul tema della crescita che dovrà essere davvero centrale nella prossima legislatura e quando gli si domanda di eventuali alleanze  precisa che non ci saranno, né con il Pdl né con il Pd, a favore invece di un «dialogo con le persone responsabili [...] per dare finalmente un approdo agli elettori liberali, democratici e riformisti che non si riconoscono nei due principali partiti: il loro voto non va disperso tra i piccoli partiti, ma in un grande soggetto che abbia l’ambizione di essere il primo partito».

Interrogato invece sul nuovo soggetto politico Matteo Renzi e poi sull’Udc di Casini Montezemolo dice: «Renzi è un fatto nuovo, una bella dimostrazione di democrazia. Quanto all’Udc non ho pregiudizi,  ma non credo basti cambiare la cornice o il simbolo per realizzare operazioni di vero rinnovamento: se invece si pensa a contenuti, idee e rinnovamento vero della classe dirigente allora vale assolutamente la pena aprire un dialogo».

E sulla Fiat e Marchionne?  «La Fiat opera in uno dei settori più difficili e competitivi del mondo, con un mercato europeo tornato indietro di trent’anni – dice Montezemolo – eppure ha confermato di voler rimanere in Italia. L’operazione Chrysler sarà fondamentale per il futuro di Fiat [...]  La questione a cui dobbiamo dare una risposta è se l’Italia vuole continuare a essere un grande Paese industriale, con regole e condizioni da grande Paese industriale. Io sono sicuro di sì». Aggiunge poi una nota sulla necessità di agevolazioni da parte della politica: «Dobbiamo favorire e premiare l’Italia che rema e che continua ad avere fiducia nelle proprie potenzialità, restituendo al lavoro e alla produzione il posto che meritano, anche nelle politiche fiscali. Con una tassazione sulle imprese che è vicina al 70%, con un costo dell’energia del 30% superiore alla media europea, con una burocrazia asfissiante, una produttività bassa, norme spesso assurde e liberalizzazioni insufficienti o continuamente rinviate, come possiamo pensare che gli imprenditori continuino ad investire e l’occupazione cresca?».

Laura Dabbene

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