Minzolini è (quasi) fuori dall’Ammiraglia. La politica invece resta

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Augusto Minzolini

Roma – Le ultime su Augusto Minzolini, quasi ex direttore del Tg1 e sul punto di essere silurato causa rinvio a giudizio per peculato, sono le seguenti: che il giornalista se ne vada o resti, poco importa. Tutti i partiti politici con voce nel cda Rai sono scontenti.

Riassumiamo la storia. Mesi fa Minzolini fu oggetto di una denuncia del leader dell’IDV, Antonio Di Pietro. Il direttore venne accusato di aver usufruito impropriamente del fondo spese per una cifra pari a 65.341,33 euro. Soldi sborsati – sostiene l’accusa – non per ragioni professionali ma per attività private come pranzi in ristoranti italiani ed esteri, tra il luglio 2009 e il novembre 2010.

Il direttore si difende: a) il denaro – dice – è stato speso secondo modalità autorizzate dall’azienda, come vuole circolare del 2003 diramata dall’allora dg Flavio Cattaneo: è consentito usare la voce “pranzo privato” per giustificare le ricevute; b) il proprio ruolo di direttore gli garantiva un tetto di spesa di 5.200 euro mensili mai superato; c) la Rai gli ha chiesto il rimborso delle spese (interamente restituite) il 12 dicembre 2010, ovvero 2 giorni prima quel 14 dicembre 2010 che avrebbe dovuto segnare la fine del Governo Berlusconi causa sfiducia parlamentare. Ergo, aggiunge Minzo, si fa della pura persecuzione politica ai suoi danni perché, finita l’era Berlusconi, l’attuale dg Lorenza Lei vuol riformulare la direzione in favore delle forze di centrosinistra. Fiato sprecato.

Minzolini è indagato e gli inquirenti gli perquisiscono l’ufficio a caccia di prove compromettenti. Risultati al vaglio d’indagine: vecchie biro esaurite, elastici sfibrati, carte di credito scadute e addirittura alcune sorpresine degli ovetti Kinder. Roba seria. Così tanto che il direttore è rinviato a giudizio e in procinto di essere trasferito come corrispondente estero.

Ora la Lei e il presidente Rai, Paolo Garimberti, vogliono coprire la direzione con il pensionando Alberto Maccari, consegnando a lui l’incarico ad interim del Tg1, fino al 31 gennaio. Data ultima affinché le forze politiche nel cda si mettano d’accordo per un nome che soddisfi tutti e metta pace nell’Ammiraglia. E qui nasce la vera buriana.

Gli esponenti del Pdl Rai sono dubbiosi sulla procedura seguita per la rimozione. La metà di centrosinistra e dell’UDC, invece, non vuole Maccari, considerato vicino al centrodestra. Bel casino. Come sempre in casa Rai, d’altronde, e così val la pena trarre qualche riflessione.

Primo – Il giorno in cui la politica sarà buttata fuori da Viale Mazzini non verrà mai troppo tardi.

Secondo – Proprio perché la politica ha diritto di voto e di veto è riuscita nell’incredibile pasticcio prima di piazzare l’uomo sbagliato nel Tg sbagliato e poi di avergli rovinato la reputazione con strambe inchieste per non poterlo più semplicemente licenziare. Perché diciamocelo: la vera colpa di Minzo non è quella di aver fatto spese folli, almeno non più di altri suoi predecessori. Il punto è che non è un bravo direttore, non fa ascolti e tanto meno produce consensi. Figuriamoci share.

Guardiamo i numeri. Tra il 2009 e il 2011 il Tg1 ha ceduto quasi 1 milione di spettatori, con uno scarno 16,08% di share (4.178.000 spettatori). Nelle edizioni seguite da Clemente Mimun, il Tg1 fatturava 5 punti in più e nel triennio Gianni Riotta si contavano 32,79% di share nel 2006-2007 e 29,64% nel 2008-2009. Il rapporto, poi, diventa ancora più imbarazzante se si comparano le cifre del Tg1 a quelle del diretto concorrente Tg5, stabile al 20,41% di share (5.295.000 spettatori).

Altro che inchieste a base di ovetti Kinder! In qualsiasi azienda che si rispetti dovrebbero essere sufficienti risultati del genere per essere messi alla porta con giusta causa. In Rai no, perché ai veti incrociati delle forze politiche si aggiungono scombinate norme di tutela del lavoro impensabili per un ente televisivo che pretende di competere sul mercato. Assurdo. E non è mica l’unico caso.

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Corradino Mineo

Corradino Mineo, direttore di Rainews24, in diretta sul digitale fa ascolti da miseria. Così bassi che l’uomo è costretto a dissimulare. Un paio di giorni fa Mineo ha paragonato lo share fatturato con la diretta della conferenza stampa per la Manovra Monti (511mila spettatori) con quello fatto da Skytg24 (338mila). Peccato che a conti fatti Skytg24 raduni 2.486.000 spettatori totali rivolgendosi ad una platea che è un decimo di quella di Rainews24 il quale, di spettatori, ne incassa 431.000. A quando la rimozione del Corradino voluto dal centrosinistra?

Terzo – Per uscire dallo stallo politico ed evitare di falciare teste con la giustizia basterebbe privatizzare la Rai. Azione che in un sol colpo libererebbe il contribuente dal canone, la TV da un nugolo di ammanicati senz’arte ma con parte politica e assicurerebbe introiti cospicui allo Stato. Che ne dice premier Monti? I pensionati tartassati ringrazierebbero.

Chantal Cresta

Foto || ansa.it; radiomarconi.com

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