
Migranti, ritrovati i corpi di due bambini in Turchia
Nel frattempo Amnesty International denuncia maltrattamenti e deportazioni di immigrati da parte delle autorità turche
Istanbul – Ancora una tragedia si aggiunge alla tremenda crisi dei rifugiati che attanaglia Europa e Turchia. Due notizie oggi scuotono il Paese governato dal discusso Presidente Recep Tayyip Erdoğan. Oggi non si parla della diatriba con la Russia ma sopratutto di vite umane, quelle dei migranti che non trovano certo una calorosa accoglienza in Turchia e che, come accade in tutto il Mediterraneo, a volte nel tentativo di raggiungere l’Europa perdono la vita.
BAMBINI ANNEGATI - Al largo delle acque turche, un peschereccio turco ha ritrovato a largo di Cesme (Mar Egeo) due bambini di due e sei anni, annegati con indosso il salvagente. Secondo fonti locali i bambini facevano parte di una spedizione di 200 persone che puntavano a raggiungere la Grecia attraversando l’Egeo. Questi bambini non ce l’hanno fatta e i loro corpi sono stati portati dai pescatori alla guardia costiera di Izmir dove si sta procedendo al riconoscimento. Il resto del gruppo è stato tratto in salvo giorni fa. Questi due bambini si aggiungono all’impressionante cifra che giunge dall’UNICEF: 185 morti nelle acque tra Grecia e Turchia nel 2015.
LA DENUNCIA DI AMNESTY - Intanto Amnesty International sostiene forti accuse nei confronti delle autorità turche. Nel rapporto Europe’s Gatekeeper, pubblicato oggi, si legge che le autorità avrebbero deportato i richiedenti asilo in una località isolata, facendogli fare oltre 1000 km per detenerli in isolamento. Gli stessi rifugiati sarebbero stati ammanettati e colpiti violentemente per poi essere nuovamente rimpatriati nei Paesi d’origine, molto spesso Siria e Iraq. Quindi mentre l’UE dava tre miliardi di euro alla Turchia per migliorare le condizioni dei migranti, la Turchia avrebbe stretto le maglie delle concessioni dei permessi d’asilo. Queste norme sono contrarie ad ogni convenzione di diritto internazionale, secondo i relatori di Amnesty.
LA RISPOSTA DI ANKARA – Se Amnesty accusa la Turchia, ma anche l’UE, per assoldare un custode dei confini così irrispettoso dei diritti umani, Ankara risponde con fermezza alle accuse. Le autorità ribattono che solo l’1% dei rifugiati siriani ha subito restrizioni ed aggiunge che l’ONU intervista tutti coloro che vengono respinti. La querelle continua quindi, così come la tragedia dei civili che subiscono la guerra e la fame.