
Marò, scandalo infinito: manca il giudice, processo rinviato a ottobre
Lo scandalo in India continua: il giudice non si presenta, il processo ai marò italiani rinviato a ottobre. Le tappe dell'infinita vicenda
Lo scandalo infinito della giustizia indiana: sono passati più di 2 anni dal giorno in cui i marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono stati coinvolti nell’uccisione di due pescatori indiani e un vero processo non è ancora iniziato. Oggi, giorno in cui nel tribunale speciale di New Delhi si sarebbe dovuta svolgere un’udienza decisiva in merito ad un’istanza presentata dalla polizia antiterrorismo Nia – con l’opposizione della difesa italiana – è successo l’incredibile: il magistrato non si è presentato per un indisposizione, e l’udienza è stata rinviata ad ottobre, essendo già il calendario delle udienze completo.
ENNESIMO RINVIO - Un comportamento scandaloso della giustizia indiana, che segue l’andazzo di un iter complesso e contraddittorio, in cui i tribunali di New Delhi hanno fatto prima a gara per sostenere la pena di morte per i due fucilieri italiani. Poi, una volta abbandonata la possibilità di pena capitale (almeno dalle richieste del procuratore), è continuata la pantomina di rinvii. Oggi la polizia antiterrorismo Nia avrebbe dovuto presentare in aula il proprio ricorso contro la decisione del giudice di non ritenerla idonea ad occuparsi del caso dei due marò italiani, in assenza di leggi speciali. Ma in uno sconcertante gioco di rimpalli di responsabilità, stavolta ci ha pensato il giudice a “risolvere” a modo suo la vicenda: indisposizione e tutti in vacanza per due mesi.
I due marò sono accusati dell’uccisione di due pescatori indiani scambiati per pirati, avvenuta il 16 febbraio 2012 mentre i fucilieri del Battaglione San Marco erano a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie. L’India li trattiene ormai da due anni senza essere riuscita neanche a formulare il capo di accusa che darà il via al processo vero e proprio. Per quasi 24 mesi l’attenzione è stata tutta sulla possibilità di chiedere la pena di morte per i marò italiani. Ipotesi poi rigettata assieme al ‘Sua Act’, la legge antipirateria che prevede la pena di morte per le uccisioni in mare e al cui impiego il procuratore generale ha rinunciato. Non incontrando però pareri positivi in India.
NON SONO EROI, MA MERITANO UN PROCESSO DEGNO DI TALE NOME - Il nodo della vicenda si snoda tutto attorno al fatto che l’uccisione dei due pescatori indiani sia avvenuta in acque internazionali, mentre l’India le ha sempre ritenute acque territoriali, imponendo immediatamente e unilateralmente ai marò di scendere a terra dopo il fatto, per processarli secondo la legge indiana e non con la normativa internazionale. I due fucilieri italiani sono oggetto di un vergognoso rimpallo della giustizia indiana, che sta prestando massima attenzione a non scontentare la popolazione, profondamente colpita dall’uccisione dei due pescatori. Ma dopo due anni non è stato formulato nemmeno l’atto di accusa in tribunale. I due marò non sono eroi, come sbandierato ai quattro venti da diverse parti. Sono due membri della marina italiana che, se accertate le proprie colpe, dovranno pagare per la morte dei due pescatori. Ma meritano un trattamento degno e rispettoso da parte della legge. Quella legge indiana che ora li tiene di fatto in carcere, seppur a piede libero. Impossibilitati a lasciare il paese del misfatto. Ostaggio dei tribunali e di un governo, quello italiano, non in grado di alzare la voce e indignarsi per i vergognosi rinvii ad oltranza della giustizia indiana. Forse siamo troppo abiuati ai misfatti di casa nostra.
LE TAPPE DELLA VICENDA
2012
- 16 febbraio 2012: al largo delle coste indiane vengono uccisi due pescatori indiani. A premere il grilletto, diranno subito le autorità locali, sono stati I due fucilieri del Battaglione San Marco Salvatore Latorre e Massimiliano Girone, imbarcati sulla petroliera Enrica Lexie.
- 19 febbraio: i due marò vengono fatti scendere dalla petroliera dopo che l’incontro tra gli alti funzionari e i rappresentanti del ministero degli Esteri indiano è andato male. La Farnesina si dissocia: ”Atti unilaterali della polizia indiana”
- 20 febbraio: i due marò vengono fermati con l’accusa di omicidio. Rischiano anche la pena di morte.
- 25 febbraio: squadre di investigatori indiani sulla petroliera Enrica Lexie. La polizia indiana sequestra le armi italiane
- 29 febbraio: la magistratura indiana impedisce ai periti italiani di esaminare le armi dei marò
- 3 marzo: viene accertato che il Vdr, ovvero la scatola nera della petroliera, non avrebbe conservato il contenuto dell’incidente perché sovrascritto dopo 12 ore
- 5 marzo: condannati a 3 mesi di carcere preventivo nella prigione di Trivandrum
- 25 maggio: i due marò vengono trasferiti nel l’ex riformatorio a Kochi
- 30 maggio: concessa la libertà su cauzione. I militari verranno trasferiti all’ambasciata italiana a New Delhi
- 11 ottobre: il processo in Kerala viene rinviato di nuovo. Il tribunale di Kollam ha convenuto di aspettare la sentenza della Corte suprema di New Delhi per sciogliere il nodo della giurisdizione. Intanto il Ministro degli Esteri, Giulio Terzi dichiara alza la voce e si dice scandalizzato dal dilatamento dei tempi della giustizia indiana
- 4 novembre: ratifica del trattato Italia-India, che consente ai condannati italiani di scontare la pena in patria
- 20 dicembre: l’Alta Corte del Kerala autorizza i marò a tornare in Italia per due settimane in occasione del Natale, dietro garanzia dell’ambasciatore italiano
2013
- 3 gennaio 2013: interrogatorio dei marò alla Procura di Roma
- 18 gennaio: la corte suprema indiana riconosce che la magistratura del Kerala non ha competenza sui marò in quanto l’incidente è avvenuto in acque “contigue” e autorizza il loro trasferimento a Delhi: da questo momento i due risiederanno in ambasciata con l’obbligo settimanale della firma. La Corte dispone che sia un tribunale speciale a giudicare l’accaduto, sulla base delle leggi indiane sulla navigazione e delle convenzioni dell’Onu
- 22 febbraio: la Corte suprema autorizza Latorre e Girone a rientrare in Italia per votare
- 9 marzo: il governo indiano avvia la procedura per la costituzione del tribunale speciale.
- 11 marzo: undici giorni prima della scadenza, il governo italiano annuncia che i marò non torneranno in India. Delhi che minaccia ritorsioni diplomatiche e commerciali
- 12-13 marzo: l’ambasciatore Mancini viene convocato al ministero degli esteri. L’avvocato indiano che rappresenta l’Italia si ritira dal processo
- 14 marzo: la Corte suprema ordina all’ambasciatore Mancini di non lasciare l’India
- 18 marzo: la Corte suprema, con sorprendente rapidità, nega l’immunità diplomatica a Mancini
- 20 marzo: Latorre e Girone sono ascoltati dalla Procura militare di Roma
- 21 marzo: retromarcia del governo italiano. Latorre e Girone torneranno in India
- 26 marzo: Giulio Terzi si dimette da ministro degli Esteri alla Camera, in dissenso con la decisione del governo
- 1 aprile: il governo indiano affida nuove indagini sui marò alla National investigation agency (Nia) che ha competenza sul terrorismo ed indagherà in base alla Sua act, legge sulla navigazione marittima che prevede la pena di morte
- 11 novembre: gli inquirenti indiani sentono in videoconferenza gli altri quattro marò presenti sulla Enrica Lexie il 15 febbraio 2012, dopo un lungo braccio di ferro su luogo e modi dell’interrogatorio. Secondo una perizia della Marina gli spari fatali sarebbero provenuti dalle loro armi e non da quelle di Latorre e Girone.
2014
- 20 gennaio: la Corte suprema dà tempo all’amministrazione indiana fino al 3 febbraio per risolvere il conflitto interno sull’impiego della Sua act
- 24 febbraio: con 20 giorni di ritardo sulla scadenza della Corte suprema, finisce l’incubo “pena di morte”. Il Procuratore Vahanvati presenta opinione favorevole ad abbandonare la Sua Act
- 28 marzo: Il processo ai due marò non può essere condotto dalla Nia, che può occuparsi solo di casi di terrorismo. Ricorso della Nia
- 31 luglio: il magistrato non si presenta in aula. Discussione sul ricorso rinviata al 14 ottobre 2014
Francesco Guarino
@fraguarino