
Mani pulite, 20 anni dopo. E ancora un rinvio per il ddl anti-tangenti
Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese. Tangentopoli cominciò per “merito” suo il 17 febbraio 1992. L’allora pubblico ministero Antonio Di Pietro ne chiese e ne ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura.
Chiesa venne colto in flagrante mentre intascava una tangente dall’imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine. Magni, d’accordo coi carabinieri e con Di Pietro, fece ingresso alle 17,30 nell’ufficio di Mario Chiesa, portando con sé 7 milioni di lire, la metà di una tangente richiestagli da quest’ultimo; l’appalto ottenuto dall’azienda di Magni era infatti di 140 milioni e Chiesa aveva preteso per sé il 10%.
Magni aveva un microfono e una telecamera nascosti e, appena Chiesa ripose i soldi in un cassetto della scrivania, dicendosi disponibile a “rateizzare” la transazione, nella stanza irruppero i militari, che notificarono l’arresto. Chiesa afferrò il frutto di un’altra tangente, 37 milioni, e si rifugiò nel bagno attiguo, dove tentò invano di liberarsi del maltolto buttando le banconote nel water.
Da allora, secondo Antonio Di Pietro, nulla è stato fatto per ostacolare le tangenti, anzi, «la politica ha messo i bastoni tra le ruote alla magistratura, ostacolandone il lavoro a più riprese». E, a conti fatti, lo fa tuttora, visto che è di poche ore fa la notizia che la Camera ha maturato l’ennesimo rinvio per il ddl anti-corruzione, che gira tra i banchi di Montecitorio ormai dalla primavera 2010. Se ne riparlerà tra quindici giorni.
Il ministro Severino, in verità, è al lavoro per ritoccare il disegno di legge nel quale i reati di corruzione e concussione vanno rimodulati per adeguarsi agli standard comuni europei. Inoltre il ddl attualmente in mano alle Camere prevede solo un innalzamento delle pene minime, mentre la Severino preme anche per un innalzamento delle massime, che produrrebbe un aumento dei tempi di prescrizione e quindi maggiore possibilità per la magistratura di intervenire anche a distanza di tempo dal reato.
Pd e Idv, tra l’altro, premono per ripristinare il reato di falso in bilancio, “depenalizzato” (per quanto la definizione letterale sia erronea, essendo state infatti diminuite le pene ma non abolito il reato) da un emendamento del governo Amato nel 2000, convertito in legge dopo successive modificazioni dal governo Berlusconi nel 2005.
E se Di Pietro a Milano sarà protagonista al teatro Elfo Puccini di un eloquente incontro dal titolo «Vent’anni da Mani Pulite (… e rubano ancora)», sempre nel capoluogo lombardo Stefania Craxi organizzerà una contro-manifestazione. Quel momento storico, secondo la Craxi, è stato infatti «una falsa Rivoluzione».
Francesco Guarino