
Mafia: pena ridotta a 7 anni per Dell’Utri
Confermata la sentenza del primo grado ad eccezione del periodo successivo al ’92. Delusione per il procuratore generale Gatto. Dell’Utri: «Sentenza pilatesca»
di Nicola Gilardi
La seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo ha condannato Marcello Dell’Utri a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo sei giorni in camera di consiglio, i giudici hanno rigettato la richiesta del pg Nino Gatto che voleva 11 anni per il senatore del Pdl. La pena è stata ridotta rispetto al primo appello, quando la condanna fu di 9 anni.
«È una sentenza pilatesca – ha commentato il senatore – hanno dato un contentino alla procura palermitana – ha aggiunto – e una grossa soddisfazione all’imputato, perché hanno escluso tutto ciò che riguarda le ipotesi dal 1992 in poi» tornando poi ad esaltare la figura di Mangano definito come «eroe». Poi una stoccata al procuratore generale: «Cercherò il procuratore Gatto e gli farò le condoglianze».
La sentenza ha confermato la decisione presa nel primo grado di giudizio per il periodo precedente al 1992, ma dopo Dell’Utri non può essere incriminato per associazione mafiosa in quanto il fatto non sussisterebbe. La Corte non ha tenuto conto delle rivelazioni fornite dai pentiti Gaspare Spatuzza e Nino Giuffrè che si riferiscono a dopo il ’92.
Ad essere riscritta è stata la parte relativa alla presunta trattativa fra l’organizzazione mafiosa e Marcello Dell’Utri alla vigilia di Forza Italia. La Corte ha provato che il senatore ha intrattenuto stretti rapporti con gli uomini del boss Stefano Bontade e con gli uomini dei successori, cioè Totò Riina e Bernardo Provenzano fino alle stragi del 1992, ma nel successivo periodo non è stata provata nessuna frequentazione.
«Sono profondamente deluso» ha commentato il procuratore Gatto. «Processualmente parlando, Dell’Utri non ha favorito la mafia. Ma questo non vuol dire affatto che ciò non possa essere accaduto in natura. Bisognerà piuttosto leggere le motivazioni della sentenza per capire i motivi che hanno spinto la corte a prendere questa decisione. Forse perché le affermazioni di Spatuzza non sono state ritenute attendibili, o perchè le prove portate dall’accusa sono state considerate infondate, o perchè sono mancati i riscontri».
Sull’ipotesi che l’indagine relativa alla trattativa fra Stato e mafia sia totalmente fallita il procuratore generale è stato prudente: «Non parlerei affatto di tomba, ma ripeto, occorrerà leggere attentamente le motivazioni per comprendere questa decisione».
Anche il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, ha commentato la sentenza. «Mi sorprende il fatto che Dell’Utri esprima soddisfazione per una condanna a 7 anni per un reato gravissimo, mi preoccupa che si parli di una realtà rovesciata. Considero più che soddisfacente la sentenza perché si conferma in pieno l’impianto accusatorio della Procura. Comunque leggerò le motivazioni per capire bene il motivo che ha spinto i giudici della Corte d’Appello ad assolvere Dell’Utri per i reati commessi a partire dal 1992. In realtà il periodo dal ’92 nella sentenza di primo grado occupava solo il 15% dell’intera sentenza».
Nei prossimi giorni verranno pubblicate le motivazioni della sentenza. L’aspettativa è molta perché si potra capire in che modo sono state valutate le rivelazioni dei pentiti, giudicate ben fondate dal pg Gatto.