
Made in Italy a tavola: il business del falso cibo italiano

Il cibo italiano all’estero è sempre più contraffatto, ben tre prodotti su quattro sono falsi (infoiva.com)
Non importa che si tratti di moda, pelletteria o cibo: il made in Italy sembra essere destinato ad una vita fatta di imitazioni. Imitazioni spesso di bassa qualità, che tradiscono la fattura e la tecnica che si celano dietro ad un autentico prodotto nostrano, frutto di quel mix di tradizioni territoriali, tecniche di lavorazione ed attenzione alla qualità difficile da imitare, che ha reso il marchio made in Italy famoso in tutto il mondo. Il cibo è sicuramente la bandiera nazionale per eccellenza, ciò che contraddistingue il Belpaese all’estero e che rende il suolo italico sinonimo di “mangiar bene”, qualità così tanto apprezzata dagli stranieri abituati ad hamburgers e patatine fritte. Sarà forse il tanto amore per la buona tavola italiana – o piuttosto un business che frutta fior di quattrini – a spingere sempre più “falsari”di cibo nel mondo a riproporre bieche imitazioni dei prodotti tipici del made in Italy: così la mortadella di Bologna diventa la mortadella Bolognella proveniente dal Brasile ed il Parmigiano Reggiano si trasforma nel Parmesan diffuso in tutti i continenti, in salse linguistiche diverse.
IDENTIKIT DEL FALSO CIBO MADE IN ITALY – Le imitazioni di bassa qualità degli alimenti italiani trovano terreno fertile laddove non esiste un solido e diffuso gusto italiano. Il falso cibo made in Italy, come si evince dall’espressione stessa, è un’imitazione che si avvale impropriamente di denominazioni, località ed immagini che richiamano la tradizione alimentare del Belpaese, facendo passare per alimenti tipici italiani prodotti industriali che non hanno nulla a che fare con l’originale. In alcuni casi si assiste alla semplice deformazione linguistica dei nomi dei prodotti e delle ricette originali, come gli spaghetti Napoletana brasiliani, i capellini Milaneza portoghesi, l’original Turkey Bologna (mortadella prodotta in Turchia), il Traditional Basil Pesto della Pennsylvania o il Pamesello (parmigiano reggiano) diffuso in Belgio. In altri casi, invece, sono le ricette ad essere alterate da ingredienti che non sono ottenuti sul suolo italiano e da tecniche di lavorazione che non ricalcano neanche lontanamente quelle della tradizione. Il Valpolicella ad esempio – vino italiano tra i più prestigiosi – viene taroccato all’estero grazie ad un kit che, mediante il miscuglio di polveri e mosto, garantisce la produzione del vino in pochi giorni. Stesso triste destino per il formaggio italiano di qualità, come il parmigiano reggiano, che sempre mediante un kit miracoloso viene taroccato e improbabilmente spacciato per prodotto tipico, in barba alla procedura di lavorazione e al latte utilizzato.

Coldiretti denuncia il falso cibo made in Italy nel mondo: un business che fa perdere all’Italia oltre 60 miliardi l’anno (static.leonardo.it)
I PIU’ IMITATI – Dai salumi, ai vini, alla pizza, il triste destino della falsificazione sembra accomunare la maggior parte dei prodotti alimentari italiani di qualità. Ma nel 2013, secondo un’indagine Coldiretti, sembra esserci stato un boom di formaggi contraffatti negli Stati Uniti, con oltre 200 miliardi di chili di formaggi falsamente etichettati come italiani, per un business di 5 miliardi di euro che coprirebbe ben l’80% delle vendite di formaggi. Al contrario, le importazioni dall’Italia dei prodotti originali si sarebbero ridotte al 2%. Alimenti spacciati per italiani ma prodotti negli Stati della California, New York e Wisconsin, senza rispettare i regolamenti disciplinari e gli standard di produzione imposti dall’Unione Europea. Quando si parla poi di formaggi, non si può non tener conto dell’area di allevamento, dei metodi di lavorazione del latte, della stagionatura, del nutrimento del bestiame e di tutti quegli elementi che rendono la qualità del prodotto italiano unica ed inimitabile.
IL BUSINESS DEL CIBO TAROCCO – La denuncia di Coldiretti a Fieragricola è tanto chiara quanto allarmante: l’Italia perde oltre 60 miliardi l’anno in termini di fatturato a causa della contraffazione dei prodotti alimentari made in Italy, senza possibilità di generare reddito e lavoro (oltre 300 mila posti di lavoro persi). I falsari dell’agropirateria colpiscono i prodotti più rappresentativi dell’identità nazionale, quelli su cui il Belpaese guadagna di più sia in termini di immagine che di profitto economico. Ma con tre prodotti falsi su quattro in circolazione nei mercati esteri, la potenzialità del made in Italy – stimata da Coldiretti – di quadruplicare le esportazioni nel caso di uno stop alla contraffazione, viene ridotta a zero.
Così il falso cibo italiano continua a diffondersi a macchia d’olio soprattutto negli Stati Uniti, Nuova Zelanda ed Australia, mentre nei Paesi emergenti come la Cina il tarocco arriva addirittura prima dell’originale. Mentre l’Italia sembra ormai essere inesorabilmente imprigionata in un triste destino di svendita ed imitazione della propria identità nazionale.
Cristina Casini
@cristina_casini