
L’opera di Mike Bouchet alla Biennale di Zurigo provoca repulsione
Vi spieghiamo perché l'installazione dell'artista americano Mike Bouchet alla Biennale di Zurigo sta provocando reazioni di repulsione ai visitatori
Si è aperta lo scorso fine settimana l’undicesima edizione della biennale di Zurigo. Molte le partecipazioni interssanti: Christian Jankowski, curatore di una mostra dedicata al lavoro attraverso diversi punti di vista. Maurizio Cattelan, con una performance surreale: una campionessa paralimpica solca il lago di Zurigo con la sua sedia a rotelle. Ancora, l’esordio della cinquantaduenne pittrice e autodidatta Angela Vanini, residente in Germania da quasi quarant’anni. Anche Michel Houellebecq partecipa alla manifestazione artistica svizzera come artista visivo, con una serie di opere incentrate a puntare l’attenzione dei visitatori sul proprio stato di salute.
Pur con lavori estremamente sopra le righe, a far parlare di sé non sono state tanto le opere e le performances degli artisti appena citati, quanto la particolarissima opera di Mike Bouchet, dal titolo The Zurich Load: ottantamila chilogrammi di feci umane. Ovvero la quantità di feci prodotta ogni giorno dagli abitanti di Zurigo.
L’ARTE D’AVANGUARDIA DI PIERO MANZONI È SERVITA – Non ci vuole molto a capire a quale artista si sia ispirato Mike Bouchet: è famosissima l’opera di Piero Manzoni del 1961 denominata Merda d’artista: si tratta di una scatoletta per conserve su cui è apposta un’etichetta a stampa con la dicitura «Merda d’artista. Contenuto netto gr 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961».
Esplicita era la volontà ironica del Manzoni di mimare il tipico linguaggio delle conserve alimentari per qualcosa a cui l’artista voleva anche attribuire l’aspetto di un prodotto merceologico a pieno titolo. Piero Manzoni fissa anche il prezzo della scatoletta basandosi su un’arbitraria parità tra escrementi e oro, indicandolo in trenta grammi d’oro. La provocazione del Manzoni consiste nel combinare prezzo dell’oro, feci e concetto d’arte in un unico circuito tanto pratico quanto mentale: è il dissolversi dell’idea stessa di valore, inteso sia come valore estetico che economico.
Bouchet, invece, ha creato la sua opera monumentale – ottanta tonnellate di peso – dopo una riflessione sul luogo comune che esalta la Svizzera come un luogo “pulito”: di conseguenza l’artista ha voluto creare qualcosa che, guardato dagli stessi spettatori che lo generano, ricordasse loro i rifiuti che quotidianamente producono, innescando così un confronto che Bouchet spera essere “armonioso”.
L’opera è stata installata in uno dei più grandi spazi espositivi della città, il museo Migros, e ha dovuto e deve affrontare quotidianamente molti problemi, a cominciare da quello del cattivo odore: Bouchet e la sua squadra hanno modellato a mano le feci trasformandole in grandi mattoni. Inoltre, hanno dovuto eliminare dalle feci le tossine e l’acqua, per evitare che la materia fecale umana marcisse e, infine, hanno dovuto controllarne l’odore, che persiste non solo se si soggiorna nella sala di esposizione, ma anche nei corridoi adiacenti. Per ovviare a questa spiacevole situazione, subito fuori dal locale dove è collocata l’opera sono stati installati deodoranti per i visitatori. L’installazione può essere visualizzata solo in ambienti chiusi e quando la Biennale sarà terminata, l’opera di Bouchet verrà distrutta.

La performance surreale di Maurizio Cattelan: una campionessa paralimpica solca il lago di Zurigo con la sua sedia a rotelle (Fonte foto: www.arttribune.com)
LE RIFLESSIONI DELL’ARTISTA – Lo stesso artista, parlando della sua monumentale installazione ha detto: «Puzza, ma l’odore è stato molto ridotto. A me non interessava cancellarne l’odore, fa parte dell’opera, ma non volevo che diventasse un problema per i visitatori». Alcuni dei suoi vicini di galleria hanno espresso preoccupazione per l’odore che persiste anche nei corridoi, tuttavia hanno accettato comunque di lavorare accanto al locale dove espone Bouchet.
I visitatori, invece, una volta scoperto il contenuto del locale o comunque dopo averlo intuito dall’odore, hanno immediate reazioni di repulsione. Nonostante questo «la forma ha un lato seducente: i colori, i materiali, le forme ricordano loro costruzioni di antiche civiltà».
Mariangela Campo