L’Onu accusa: «I droni Usa hanno ucciso 450 persone»

L'impiego di droni nella guerra ai paesi arabi potrebbe costituire un crimine contro l'umanità

L’impiego di droni nella guerra ai paesi arabi potrebbe costituire un crimine contro l’umanità

New York – 450 morti tra Pakistan, Afghanistan e Yemen. Non è una nuova pandemia o il risultato dell’azione di terroristi islamici, ma il drammatico bilancio delle vittime, tutti civili inermi, fatte dagli attacchi dei droni, i velivoli militari senza pilota, dell’esercito degli Stati Uniti d’America.

Il bilancio, contenuto in un rapporto presentato all’Organizzazione delle Nazioni Unite da Ben Emmersonrapporteur per i diritti umani e la lotta al terrorismo, è drammatico, e soprattutto presenta punti di oscurità che lasciano pensare a un numero di morti ben maggiore. Emmerson, infatti, ha precisato chiaramente all’Onu che «il coinvolgimento della Cia in questi attacchi ha costituito un insormontabile ostacolo alla trasparenza» delle notizie sui raid dei droni Usa.

L’avvocato, originario del Regno Unito, è stato scelto da Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, per viaggiare nei paesi suddetti, e raccogliere testimonianze sull’azione dei droni. Il raggio d’inchiesta di Emmerson va dal 2004, anno d’inizio degli interventi militari statunitensi in Afghanistan e Pakistan (in seguito agli attacchi dell’11 settembre 2001 e della lotta mondiale al terrorismo), a oggi, e i primi risultati riscontrati sono incoraggianti, ma necessitano di integrazioni fondamentali.

L’avvocato, intervistato dalla rete panaraba Al Jazeera, ha dichiarato: «Questo rapporto punta a illustrare i fatti nel modo più chiaro e obiettivo possibile. Ho avuto buona collaborazione da parte della maggior parte degli stati coinvolti e spero molto che continui così anche nella seconda fase dell’inchiesta, quando cercherò di ottenere delle risposte ad alcune delle domande più difficili e contesterò le accuse su alcuni attacchi con droni agli stati responsabili, chiedendo loro di fornire la loro versione dei fatti».

Tra pochi giorni, precisamente il 25 ottobre, Emmerson sarà chiamato a deporre dall’Assemblea generale, il massimo organismo in seno alle Nazioni Unite, che analizzerà i dati trovati, per poi inviarli – a inizio del prossimo anno – al Consiglio per i diritti umani, il quale potrebbe decidere di indagare gli alti responsabili delle operazioni militari statunitensi per crimini contro l’umanità.

Stefano Maria Meconi

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