
Libri al rogo – ‘Sportswriter’ di Richard Ford
La penna di Richard Ford è stata presa in considerazione lo scorso anno nella nostra rubrica di consigli letterari del passato chiamata Lo Scaffale Dimenticato. Nello specifico avevamo lodato le qualità di Rock Springs, raccolta di racconti datata 1987, dove Ford dava dimostrazione delle sue capacità letterarie in brevi racconti perfettamente costruiti, forti di una prosa essenziale ma tagliente che descrive perfettamente la solitudine e il profondo disagio della media borghesia americana, con un occhio di riguardo verso i giovani e gli emarginati. La fama dello scrittore originario del Mississippi è però legata al successo di Sportswriter, romanzo pubblicato nel 1986, suo primo grande successo. Coperto di lodi dalla critica specializzata, Sportswriter ha generato ben due seguiti, Il Giorno dell’Indipendenza datato 1995, e Lo stato delle cose, pubblicato nel 2006.
UN INIZIO ORIGINALE – La trama ruota attorno a Frank Bascombe, autorevole giornalista sportivo non ancora quarantenne dalla vita privata problematica. In un normale weekend di Pasqua il protagonista incontra la sua ex moglie sulla tomba del loro primogenito Ralph in occasione del suo compleanno, un rito che i due svolgono tutti gli anni da quando il bimbo è scomparso. Frank è un uomo cinico e disilluso, simbolo della superficialità di un società americana proiettata verso un baratro esistenziale sempre più profondo. Dopo una breve parentesi come romanziere, Frank si è reinventato giornalista sportivo, raggiungendo una fama discreta nonostante le sue competenze non siano all’altezza. Il suo matrimonio è naufragato miseramente non solo per la scomparsa del figlio ma soprattutto per i suoi ripetuti tradimenti. La sua è un vita vissuta con indifferenza e superficialità, priva di stimoli e colma di rimpianti sbiaditi per quello che avrebbe potuto essere ma che non è stato, incapace di superare il lutto della scomparsa del figlio, in un turbinio di cinismo di cui Bascombe è consapevole ma incapace di liberarsi.
I PERCHÉ DI UN ROGO DOLOROSO – Perché bruciare questo libro? Perché quasi 400 pagine sono troppe per la pochezza dell’azione e dei fatti messi sul piatto da Richard Ford in questo romanzo: la maggior parte delle pagine sono riservate alle riflessioni del protagonista, che sembra rendersi conto degli errori commessi in vita ma non sembra veramente desideroso di un cambiamento, in un cinico e masochistico atteggiamento di passivo menefreghismo. Poca, pochissima l’azione e un finale che sembra non essere un finale aggiungono un’ulteriore nota di prolissità a un romanzo nel quale una svolta significativa sembra attendere il lettore dietro ogni pagina: purtroppo le svolte vengono ripetutamente posticipate, rendendo questo romanzo ripetitivo e faticoso.
CHIAROSCURI – È oggettivamente un grande peccato, perché la prosa di Ford è molto ben costruita, precisa, mai ridondante, e sempre molto variata nell’uso dei vocaboli. Tuttavia questo non basta per salvare un romanzo molto (forse troppo) acclamato dalla critica, che difetta però di concretezza, perdendosi nei meandri di troppe riflessioni molto ben scritte e in una mancanza cronica di azione, probabilmente voluta dallo stesso autore per raggiungere l’obbiettivo di radiografare la passività e il cinismo della società americana: un traguardo che Richard Ford avrebbe raggiunto, nelle pagine di Sportswriter, anche con un centinaio abbondante di pagine in meno.
Richard Ford, Sportswriter, Feltrinelli, 2004, pp. 379, € 9,00.
Alberto Staiz