
L’Hiv? Si studia con i gatti. Fosforescenti
Le nuove frontiere della ricerca molte volte esasperano i propri limiti (e le proprie idee) per trovare soluzioni alle malattie che danneggiano gli uomini. In particolare l’Hiv.
Stavolta si è veramente fatto l’impossibile, a danno dei felini più adorati da tutti: i gatti.
Isolando i geni di una scimmia e quelli di una medusa, e impiantati all’interno di un ovulo di una gattina, gli scienziati della clinica Mayo di Rochester hanno fatto fecondare alla piccola micetta tre piccoli cuccioli fosforescenti.
Lo strano pigmento sarebbe la prova dell’immunità di questi animali al virus più pericoloso del mondo (non a caso, i geni della scimmia ne sono universalmente immuni), ma ciò ovviamente ha subbito destato enormi dubbi sulla sua eticità: non a caso l’Enpa ha già espresso il suo enorme disappunto a riguardo dell’intera faccenda tramite la dottoressa Ilaria Ferri, che afferma: “Quale altra delizia degna di una piccola bottega degli orrori ci riserveranno i ‘Frankenstein’ della ricerca scientifici? Cani, gatti, topi, cavie e tutti gli altri esemplari reclusi nei laboratori, sono condannati a vivere una condizione doppiamente innaturale. Infatti, oltre ad essere ‘prodotti’ artificialmente dall’uomo sono costretti a vivere la loro intera esistenza tra le quattro pareti di un laboratorio, sopportando atroci sofferenze“.
Un problema terribile che vede purtroppo un terribile giro di denaro: le multinazionali che finanziano gli esperimenti sugli animali ne vengono poi ripagate nei profitti. Un orribile ciclo senza sosta a cui bisogna assolutamente porre rimedio.
Adriano Ferrarato
ilaria ferri è proprio un ***** eh