Le ninfette di papi e la corsa all’immunità parlamentare

Ruby e papi

Roma – Ruby e papi. Un’accoppiata esplosiva che ha messo il presidente del Consiglio nei guai giudiziari. La ragazza marocchina, già a maggio dello scorso anno, aveva descritto tutto ai magistrati. Aveva parlato nei minimi dettagli di ciò che succedeva nelle ville di Berlusconi in cui era stata ospite. «Non ho mai frequentato la dimora romana del presidente Berlusconi, ma nella prima serata a Villa San Martino ebbi modo di conoscere Noemi Letizia che era conosciuta come la “cocca di papi“ – ha detto Ruby ai magistrati durante il quarto interrogatorio il 3 agosto 2010 – Noemi mi chiese quanti anni avevo e le risposi di averne 24. Allora lei, scherzando, mi disse che tanto la preferita di Silvio, riferendosi al premier, era lei. Da altre ragazze che partecipavano alle feste del presidente ho saputo che tra Noemi e Berlusconi c’era stata una relazione intima di natura sessuale. Non posso riferire con esattezza chi me l’ha detto perché era una voce che circolava con grande insistenza tra tutte le ragazze».

Giuseppe Spinelli, collaboratore di Berlusconi

Se le affermazioni della giovane marocchina troveranno riscontro e verranno credute dai magistrati, la posizione del premier diverrebbe sempre più difficile. Nel mentre si scoprono nuovi particolari riguardo le feste a suon di bunga bunga di Silvio Berlusconi. Per ringraziarle dei propri favori, molto probabilmente di tipo sessuale, il premier era solito regalare alle sue donne soldi, gioielli, appartamenti a disposizione e persino autovetture. Le quattro ruote venivano pagate attraverso il portafoglio del presidente del consiglio amministrato da Giuseppe Spinelli. Le belle del premier hanno potuto guidare le auto “femminili” più in voga del momento:  Mini e Smart, preferibilmente “aziendali” o a “chilometri zero”, Berlusconi o chi per lui ha anche pensato di risparmiare qualcosa.

Esaustiva la descrizione del bunga bunga fatta dalla giovane marocchina. «Tra le altre persone c’erano Nicole Minetti, Barbara Faggioli. La Minetti già la conoscevo perché faceva con me la cubista. La Faggioli già la conoscevo perché anche lei lavora per Lele Mora nel campo dello spettacolo – e ha poi continuato descrivendo il bunga bunga – quella sera Berlusconi mi raccontò che il bunga bunga consisteva in un harem che aveva copiato dal suo amico Gheddafi nel quale le ragazze si spogliano e devono fargli provare “piaceri corporei“. È stata in quella circostanza che io ho opposto un netto rifiuto. Sono stata riaccompagnata a casa verso le 2 e 30 dal suo autista che si chiama Angelo ed è napoletano. A suo dire le ragazze sarebbero rimaste a casa di Silvio Berlusconi per tutto il fine settimana e cioè fino al lunedì mattina per esaudire i suoi desideri – e poi Ruby aggiunge – le ragazze viste a cena, per quanto ho potuto comprendere, erano tutte maggiorenni. La più giovane aveva, così mi ha detto, 19 anni, è brasiliana e si chiama Ally. Ricordo i nomi di altre ragazze. In tutto c’erano circa 30 ragazze – e puntualizza – gli uomini erano Berlusconi e Fede. Quella sera Berlusconi mi invitò a chiamarlo “papi”, ma io lo chiamai Silvio».

Gaetano Quagliariello, durante una seduta al Senato

Il processo con rito immediato al premier è stato fissato per il 6 aprile 2011, e gli esponenti del Pdl pensano alla contromossa per impedire ai magistrati di giudicare il loro leader. Da qui nasce l’idea di Gaetano Quagliariello, vice capogruppo del partito al Senato, di ripristinare l’immunità parlamentare per ridare equilibrio al sistema e ai poteri dello stato. «Questa grande anomalia italiana (la mancanza dell’immunità parlamentare, ndr) ha reso oggi possibile l’attacco alle istituzioni democratiche – ha spiegato – E’ dunque necessario cogliere fin da ora l’opportunità offerta dal rafforzamento della maggioranza conseguito in queste ore, mettendo mano senza indugi a una riforma dello Stato che garantisca equilibrio al sistema, a cominciare dal ripristino dell’art. 68». L’articolo in questione, riguardante appunto  immunità parlamentare, era stato abolito quando erano scoppiati gli scandali di Tangentopoli, se ora dovesse essere ripristinato l’”intoccabilità” del premier diventerebbe un dato di fatto. Se la maggioranza dovesse riuscire a rendere impuniti i reati comuni e non connessi allo svolgimento delle funzioni istituzionali commessi dai politici, la democrazia riceverebbe un vero colpo basso.

Sabina Sestu

Foto: www.politikos.it; www.mediterraneonline.it; 3.bp.blogspot.com

Preview: www.i4canti.it

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