
Ladri in banca? Se sono professionisti il cliente perde tutto
Roma – Domanda: se un ladro è così abile da rapinare un istituto di credito ripulendone il caveau, la banca in questione è tenuta a risarcire i clienti che in essa hanno depositato i loro beni nella convinzione che fossero al sicuro?
Secondo una recente sentenza della Prima Sezione Civile della Cassazione di Roma, no. O meglio: se il ladro è talmente bravo da eludere tutti i sistemi di sicurezza in uso nell’istituto finanziario, quest’ultimo non può essere imputabile di negligenza nei confronti dei clienti quindi è tenuto al rimborso minimo del danno.
Il fatto – La vicenda è lunga 20 anni. Riassumiamo. Nel 1989, l’ex Banco di Roma (oggi Unicredit) subisce un furto definito dai quotidiani “straordinario”. Alcuni ladri si introducono nella struttura, la “ripuliscono” e si dileguano. La cosa davvero clamorosa, però, è l’abilità con la quale i malviventi riescono ad evitare i congegni di sorveglianza, tra i più sofisticati in dotazione all’epoca: allarmi collegati con la Questura, triple chiavi a combinazione, porte blindate e controllo di vigilanza continuo. Roba da veri professionisti.
Tanto che il Banco, in seguito al furto, ha difficoltà a spiegare ai clienti l’accaduto. E infatti un paio di loro – i coniugi R., possessori di una delle cassette di sicurezza svuotate dai ladri – non si accontentano di fumose giustificazioni né di tiepide scuse e passano alle denunce. Vogliono vedersi risarcire il danno con un indennizzo di 36 milioni delle vecchie lire.
Inizialmente, il Tribunale civile di Roma accoglie la domanda ma nel 2005 l’Appello ridimensiona l’ammontare del risarcimento ad un milione di vecchie lire.
Colpe ed innocenze – Motiva la Corte: il danno non è stato causato da sottovalutazioni o negligenze della banca in questione ma “dall’elevata capacità delinquenziale” dei criminali, i quali dovevano essersi attrezzati di “sistemi elettronici altamente sofisticati”, nonché di una tecnica di rapina “inedita” fino a quel momento. Dunque – continua la sentenza – “il furto è stato possibile grazie all’uso di tecniche sofisticate, all’epoca ignote a chi aveva il compito della prevenzione”.
In sintesi: non è possibile accertare l’inadeguatezza di un apparato di sicurezza finché questo non viene violato, cosicché l’istituto di credito non è reo di colpa “grave” nei confronti dei richiedenti ma “lieve”. Risultato: risarcimento minimo.
Giorni fa la Cassazione ha sposato in pieno la sentenza di secondo grado e la banca è stata assolta da ogni responsabilità. Non solo.
Poiché, nel corso dei decenni i coniugi protagonisti sono deceduti, gli eredi – in qualto parte perdente – si sono visti recapitare il conto delle spese legali: 1700 euro.
Guardie e ladri – Ora, caso trattato a parte, è indubbio che la sentenza racchiude in sé un precedente importante. Un nocciolo di parziale deresposabilizzazione e mancata garanzia di un istituto finanziario nei confronti dei propri clienti. Così la domanda ritorna: dove inizia e dove finisce l’avallo dei beni
(siano essi liquidi o di altro tipo) che i proprietari affidano alla loro banca e per i quali pagano un servizio sotto
sigla contrattuale?
La questione è così spinosa – tanto più in tempi di crisi economiche – che le associazioni dei consumatori sono già sul piede di guerra. Dice Rosario Trefiletti, presidente della Federconsumatori: ‹‹Il dispositivo della Cassazione non mi piace per nulla, la responsabilità è sempre e comunque della banca. È come se comprassi un prodotto non a norma, la responsabilità è del commerciante. Lo dice una legge italiana ispirata da una direttiva europea. Tu paghi un servizio: se questo non è adeguato – al di là delle tecnologie – deve arrivare il risarcimento. C’è una legge di conformità di cui non si è tenuto conto: il servizio dato dalla banca non è stato quello che hai comprato. E poi un istituto di credito e di vigilanza deve essere capace di stare dietro alle tecnologie migliori: i ladri studiano e le banche stanno ferme? Vogliamo studiare il caso e valutare se intervenire››.
Dunque, in attesa delle valutazioni del caso pare che, per il momento, la morale della storia sia solo una: se la vostra banca viene ripulita, pregate che a farlo sia stato un mariuolo qualunque. Magari munito di cacciavite per saccheggiare il bancomat. Se, invece, si tratta della rapina del secolo, mettetevi il cuore il pace: non vedrete più nemmeno un centesimo.
Chantal Cresta
Foto || economiafinanza.net