La val Grande. La valle selvaggia più grande d’Italia

Una delle cime della Val Grande

Varese – Bisogno di evadere, di fuggire dallo stress della vita quotidiana? Non serve volare all’altro capo del mondo…Basta andare in Val Grande!

Un suggerimento prima di partire: abbandonate a casa il telefono, tanto “non prende nemmeno una tacca…”

Una giornata in Val Grande è quanto di meglio per concedersi una pausa rigenerante. Cicogna è caput mundi: qui occorre lasciare l’auto, perché la strada letteralmente termina a pochi passi dalla Chiesetta. Poche piccole case di sassi, con il caratteristico tetto in lastre di pietra, viuzze di ciotoli che si inerpicano tra le mura e vicoletti tortuosi che salgono e scendono sino al bosco. Pochissimi gli abitanti di questa frazione, per lo più anziani, ma anche due coppie di giovani che hanno scelto di trasferirsi su queste montagne, rinunciando alle comodità per tornare a vivere a stretto contatto con la natura. Un buon bianchino al circolo, in quei bicchieri che usavano i nonni, una partita a carte, un pranzo all’agriturismo con polenta e formaggio parlando di capretti appena nati, del tempo, dei cinghiali che di tanto in tanto fanno capolino tra le vie del paese o ascoltando le leggende che narrano di un eremita che abita nella riserva. Piaceri semplici, che non hanno prezzo e che restano nel cuore…altro che mal d’Africa…è molto di più.

O ancora passeggiare per Vogogna, antico borgo ove ha sede l’Ente del Parco. Soffermarsi ad ammirare la Chiesa neogotica del Sacro Cuore di Gesù costruita tra il  1894 e il 1904. Un edificio inaspettato, che sorprende per la sua architettura a primo impatto così complicata a confronto con la semplicità della montagna che la sovrasta e con la linearità del Castello Visconteo della metà del XIV secolo e la Rocca di origine longobarda , che si erge a vedetta, alla quale si giunge camminando sulla mulattiera attraverso la  vecchia frazione di Genestredo, tra pergolati di legno e costruzioni medievali. Una sosta per assaporare i tipici gnocchi all’ossolana, fatti di castagne, zucca e passata di patate lesse conditi con burro fuso e formaggio nostrano. Perché anche il palato reclama la sua parte!

Incredibile pensare che questa terra incantata si trovi a soli 100 Km da Milano, raggiungibile in auto (A8 da Milano –A26 da Genova e Torino fino Gravellona Toce, poi superstrada dell’Ossola a Sempione o la S.S. 34 da Cannobbio) o in treno (da Novara, Torino o Briga fino a Verbania Pallanza o Domodossola). Accessibile da Malesco a Scaredi, da Premosello-Chiovenda, o meglio dal paese di Cicogna, frazione di Cossogno passando per la stretta e tortuosa strada che sale da Rovegro, la Val Grande racchiude al suo interno ben undici comuni, ovvero Aurano, Beura-Cardezza, Caprezzo, Cossogno, Cursolo-Orasso, Intragna, Malesco, Miazzina, Premosello-Chiovenda, San Bernardino Verbano, Trontano, Vogogna e la più rinomata Santa Maria Maggiore.
Per descrivere la Val Grande basta solo un aggettivo: selvaggia. Un ambiente straordinario, parco nazionale dal 1992 con la nuova legge sulle aree naturali protette, si estende per circa 14.598 ettari includendo le due Riserve Naturali dello Stato: la Riserva Naturale Valgrande e la Riserva Naturale Pedum. Montagne incontaminate, boschi, fiumi e torrenti: uno scenario impressionante e fuori dal tempo, ove il passaggio dell’uomo è testimoniato soltanto da qualche sperduto insediamento abbandonato, qualche bivacco tra le rocce e i sentieri sterrati da percorrere senza fretta. Ma null’altro. Non si tratta solo di tornare indietro nel tempo, ma di assaporare un’atmosfera di secoli, ere fa. La natura primitiva ha ripreso pieno possesso di questi luoghi ed è qui padrona assoluta, anche del tempo. Si avverte la potenza, l’intensità, la forza che si sprigiona ad ogni passo, ad ogni respiro.

Una storia antica confermata dalla presenza di incisioni rupestri, noti come coppelle. Ma anche di altre tipologie, come alberi, croci, simboli antropomorfi…e dalle balme, ripari sotto le rocce che risalgono alla tradizione preistorica. Terra di pascoli e boscaioli, di terreni coltivabili strappati alla montagna, di terrazzamenti e alpeggi. Una vita vissuta “in salita” – e non solo metaforicamente! – legata allo scorrere delle stagioni. “Valdo”, ovvero bosco/foresta com’era chiamata la Val Grande nel 1014 si trasforma in pascolo. Il disboscamento prosegue ininterrottamente, ed il legno ricavato viene utilizzato su concessione di Gian Galeazzo Visconti nel 1397  persino dalla “Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano”, trasportato sulle acque del Lago Maggiore e del Ticino. Poi, con l’avvento della teleferica, si assiste ad un fiorire di cavi aerei e “fil a sbalz”, fino all’ultimo taglio del 1961 in Val Pogallo. Da allora la valle, abbandonata dall’uomo, è tornata ad essere rigogliosa e brulicante. Piante di castagno, faggio, nocciolo, abete rosso e bianco, qualche larice, tasso, ontano, tiglio e acero.

Un ricco sottobosco di felci e muschi, rododendri e mirtilli sino all’arnica montana, alla genziana e alla campanula. La ricchezza di fiumi e sorgenti come Rio Valgrante e Rio Pogallo, di torrenti ingrossati dalle acque piovane e dalle nevi, con acque limpidissime che s raccolgono in gole e bacini incastonati come gioielli nelle rocce, sono attraversati da vecchi ponti di pietra.

Ricchissima la fauna in val Grande

Un paradiso per gli animali: camosci, caprioli, cervi, lupi, volpi, tassi e donnole, ghiri, gufi, aquile reali e falchi, vipere, trote…Numerosi i sentieri che si diramano nella valle per scoprire, magari accompagnati da una esperta guida, anche le aree poco battute. Gli escursionisti possono “perdersi” tra i monti, dalla Cima Pedum alla Cima Sasso, dal Monte Zeda al Pizzo Marona, da Pian Cavallone all’Alpe Prà, alla Val Pogallo. Percorsi impegnativi come la traversata di Malesco-Colloto, o passeggiate più tranquille come la Cannobina o gli alpeggi di Parpinasca, scorcio panoramico sull’alta Ossola. Ma anche qualche visita culturale alle comunità montane: la chiesa parrocchiale di S. Matteo ad Aurano e la “Casa degli Spiriti” infestata da un fantasma che reclama il suo tesoro, o la via Crucis di Santino, il ponte romano di Cossogno, il centro storico di Cambiasca e Intragna, la “Cà Burus” a Caprezzo, la Cà dal Fumm a Miazzina…Una mondo tutto da scoprire!

Chiara Albricci

foto via: www.in-valgrande.it, www.distrettolaghi.it

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