
La Roma marcia ancora. Zac non scuote la Juve
I capitolini agguantano il Milan al secondo posto, solo un pari all’esordio per Zaccheroni. Parma-Inter rinviata
di Francesco Guarino
Claudio Ranieri è indiscutibilmente uno dei pochi gentiluomini della serie A. Toni sempre pacati, polemiche smorzate sul nascere, signorilità british. Ieri sera, però, avrà fatto fatica a trattenere un sorriso sarcastico guardando la classifica. La sua Roma rabberciata e spuntata (la coppia Totti-Toni ferma ai box per duplice infortunio) aggancia il Milan pseudo-stellare di Leonardo e guarda la Juventus dalla piacevole prospettiva dei suoi sette punti in più in classifica. Quella Juve che lo aveva cacciato e ridimensionato a sole due partite dalla fine dello scorso campionato. Quella Juve che ora non riesce più a vincere.
LE DUE FACCE DELLA CAPITALE – La Roma non ha passeggiato all’Olimpico contro il Siena. Gli uomini di Malesani, a dispetto di una classifica impietosa, ce l’hanno messa tutta per non interpretare il ruolo della vittima sacrificale. Curci è tornato nel suo stadio (è in prestito in comproprietà) deciso a farsi rimpiangere ed ha parato anche le palline da tennis. Riise, invece, doveva avere qualche conto in sospeso con l’ex compagno di squadra: all’andata gli aveva bruciato i guantoni con una punizione-autovelox, ieri avrà fatto balzare sulla sedia più di uno studioso di balistica per l’impressionante traiettoria dell’1-0. Il Siena non ha tirato i remi in barca, anzi. Capitan Vergassola a fine primo tempo è stato lesto a ribadire in rete una respinta di Julio Cesar per l’inatteso 1-1. A quel punto è stata la Roma a tremare, ma Stefano Okaka Chuka, subentrato a Brighi nella ripresa, ha salutato i suoi tifosi con un gioiello di tacco a due minuti dallo scadere. A fine partita ha preso la valigia e si è imbarcato per Londra, destinazione Fulham, tra gli applausi dei compagni e dei tifosi.
La sponda biancazzurra del Tevere se la passa decisamente peggio. A Torino Zaccheroni presenta una Juventus rabbiosa, con Del Piero-Diego-Candreva a supporto di Amauri e per venti minuti la Lazio si fa stritolare nella propria metà campo. Tuttavia la vena bianconera si esaurisce ben presto, anche perché Amauri lì davanti non ne becca una, Del Piero lavora solo di sponda e Diego corre come un indemoniato a cercar palla, salvo poi rendersi conto, quando ce l’ha tra i piedi, di non avere nessuno a cui darla. A ravvivare la partita ci pensa l’arbitro Saccani, che vede (solo lui) un rigore per una irrisoria trattenuta di Diakite su Del Piero. Dagli undici metri Muslera va da una parte, il capitano mette il pallone dall’altra. Partita in ghiaccio? Macché. La Juventus si spegne come se le avessero staccato la spina e bastano otto minuti alla Lazio per trovare il pareggio con una deviazione sottomisura di Mauri, fin lì ad andatura da gita domenicale. Zaccheroni ha presentato una squadra ordinata, ma poco concreta. Spaventosi i vuoti in attacco, con Amauri che manda indirettamente chiari segnali a Lippi: la convocazione in azzurro non s’ha da fare. La Lazio porta a casa un punticino che fa morale ma non classifica: due punti sopra la zona retrocessione c’è poco da sorridere. Il risultato finale accomuna gli umori delle due tifoserie: l’invito a tirare fuori gli “attributi” è bipartisan.
MILAN OPACO – Occasione persa per il Milan per mettere pressione all’Inter. L’undici di Leonardo tiene palla costantemente ma crea poco, Ronaldinho torna ad essere quello irritante delle prime giornate e il Livorno strappa a san Siro un insperato pareggio. Ambrosini deposita in rete la saponetta scivolata dai guanti di Benussi, Lucarelli devia in porta quasi per sbaglio un tiro da oratorio di Bellucci. Trefoloni ci mette del suo e decide che lo stesso Lucarelli può stendere Thiago Silva in area con un intervento scomposto, senza incorrere in sanzioni penali. In realtà basterebbe il calcio di rigore, ma se Leonardo a fine partita non recrimina è perché consapevole dei limiti dei suoi, ancora storditi dai due schiaffoni del derby. In casa Livorno pace fatta tra Spinelli e Cosmi. Almeno fino alla prossima.
PARMA–INTER RINVIATA – L’Inter sorride due volte senza giocare: prima per la settimana di riposo dopo il doppio impegno ravvicinato con Milan e Juventus, poi per il pareggio dei rossoneri, che praticamente vanifica il turno in più a disposizione della diretta inseguitrice. Al Tardini va in scena solo l’ennesima pantomima dell’inefficienza calcistica italiana. La copiosa nevicata mattutina (cessata alle 11) lascia il campo coperto dai teloni in perfette condizioni , mentre le tribune avrebbero necessitato al massimo di un’ora in più rispetto all’orario di inizio per la perfetta agibilità. Il rischio di tenere le tifoserie a contatto per non meglio identificate vecchie ruggini, però, era troppo alto secondo la Questura. Soluzione loro: partita rinviata al 10 febbraio. Soluzione nostra: stadi di proprietà e sicurezza di totale competenza delle società. Troppo facile, eh?
LA SAMP VA. CASSANO RESTA – La notte ha portato consiglio ad Antonio Cassano. La Fiorentina lo voleva per rimpiazzare Mutu e al genietto di Bari Vecchia, ai ferri corti con Del Neri, sono brillati gli occhi. Una nottata di riflessione ha convinto FantAntonio a restare alla corte di Garrone. Evidentemente al ragazzo, oltre alle donne, piace il pugno duro – Capello docet. Se Cassano ci ha dormito su, il ct della Samp non avrà di certo passato una notte insonne: 2-0 all’Atalanta (col fantasista a guardare la partita da casa) e sorpasso sui cugini del Genoa, che sabato hanno fermato con uno scialbo 0-0 la cavalcata del Napoli.
LE ALTRE - Si è visto gioco e divertimento a Cagliari. Il 2-2 con la Fiorentina va stretto prima agli isolani, che in 11 contro 11 dominano gli uomini di Prandelli, poi lascia l’amaro in bocca ai viola che, dopo l’espulsione di Cossu, hanno quaranta minuti per ribaltare il risultato. Jovetic dedica il gol del pareggio a Mutu: comprensibile lo spirito di squadra, discutibile la presa di posizione. Sospendiamo il giudizio in attesa di dati più completi, ma con chi è recidivo c’è poco da essere clementi. Non si fanno male Catania e Udinese (1-1 al Massimino), mentre a Verona il Bologna strappa il pareggio ai padroni di casa del Chievo con un Di Vaio finalmente ritrovato. Il vero spettacolo della giornata l’hanno offerto sabato Bari e Palermo: un 4-2 scintillante per i pugliesi di Ventura, che sono sempre più la squadra rivelazione del torneo. In casa rosanero consola Pastore (delizioso il suo sinistro a girare del 2-2), ma il man of the match è Alvarez: la disciplina tattica di un toro imbizzarrito, ma quando parte in progressione ci vuole il motorino per stargli dietro.