La rivincita del contante: +30% in sette anni

L'uso del contante non scende, nonostante i tetti fissati per legge: fino al 2012 era in fortissima crescita. Servono altre vie per contrastare l'evasione

Il 12 novembre il rifornimento di carburante potrà avvenire solo se pagato in contanti (Fonte foto: www.aprireagenziadiviaggio.it)

Contanti: prevalgono ancora sul denaro elettronico (aprireagenziadiviaggio.it)

Mestre – Mentre il governo Renzi preme per il passaggio di tutte le transazioni sull’elettronico, sperando di ridurre l’uso del contante, la banconota si prende una sonora rivincita: negli ultimi sette anni l’uso del contante non è affatto diminuito, anzi, segna un +30,4% che fa impallidire i decimali di crescita del Pil sotto il governo fiorentino.

CONTANTE, AMORE MIO – Il contante sembra davvero una passione per gli italiani e non è affatto (solo) una questione di evasione fiscale. Anzi. Secondo i dati raccolti e analizzati dalla Cgia di Mestre, nel periodo 2000-2012 non si è evidenziata alcuna seria correlazione tra le limitazioni all’uso del contante e il rapporto tra evasione fiscale e Pil. Nonostante l’Italia abbia il più basso limite per il pagamento in contanti – mille euro, come la Grecia – l’evasione fiscale rimane un tasto dolente della nostra finanza; semmai l’effetto può sentirsi sul riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite, ma quelle cifre non rientrano mai nel computo dell’evasione fiscale, originandosi già da azioni illegali.

UNBANKED – Senza banca, l’ennesimo inglesismo, rappresenta quelle persone che non hanno un conto corrente e, quindi, sfuggono di fatto alle restrizioni, impossibilitati ad adempiervi. «Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked – ha spiegato Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA – ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca. Un record non riscontrabile in nessun altro paese d’Europa. Non avendo nessun rapporto con gli istituti di credito, milioni di italiani non utilizzano alcuna forma di pagamento tracciabile, come la carta di credito, il bancomat o il libretto degli assegni»: siamo un paese strano, quindi, nonostante l’importante ruolo che le banche rivestono nella nostra economia.

Banche e denaro: i limiti al contante le avvantaggiano

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UNA STORIA ANTICA – Ma c’è di più: «Questa specificità tutta italiana va ricercata nelle ragioni storiche e culturali ancora molto diffuse in alcune aree e fasce sociali del nostro Paese. Non possiamo disconoscere – prosegue ancora Bortolussi – che molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca. Del resto, i vantaggi economici non sono indifferenti, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d’Europa». Non tanto, allora, gli italiani che fuggono dalle banche, quanto le banche che non si accostano agli italiani.

MOSSE GOVERNATIVE – Le prossime mosse del governo Renzi parlano addirittura di un’altra stretta all’uso del contante, con la soglia portata a 500 euro: l’intenzione di spostare tutte le transazioni sulle banche sembra chiara, ma non se ne afferra fino in fondo il significato. Negli altri paesi le soglie, dove esistono, sono sempre più alte, toccando anche i 3.000 euro della Francia e spesso neppure ci sono: eppure l’evasione fiscale è soprattutto un problema italiano, al quale le restrizioni ai contanti non hanno posto nessun limite. La strade da seguire forse sarebbero altre, a cominciare da un maggior controllo sui costi delle attività bancarie.

Andrea Bosio
@AndreaNickBosio

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