La Milano-Sanremo: 300 km tra fatica e mito

Sabato si corre la 101° Milano-Sanremo. La “Classicissima” è molto più di una semplice corsa, è quasi un emozionante rito ciclistico che ogni anno a primavera segna l’inizio della stagione.

di Marco Fiorilla

Un tratto della corsa

“Classicissima”, “Classica di primavera”, “Mondiale di primavera” o più semplicemente “Sanremo”. Chiamatela come volete, ma la Milano-San Remo, giunta all’edizione numero 101, rimane la corsa ciclistica più affascinante al mondo. Sarà per la splendida riviera ligure, sarà per l’odore della primavera (anche se molto probabilmente sabato i corridori correranno sotto l’acqua), sarà per i quasi 300 km di corsa, ma qualunque sia il motivo resta il fatto che questa corsa calamita l’attenzione di corridori, tifosi e appassionati di tutto il mondo.

Sabato sarà battaglia sin dal Castello Sforzesco di Milano, per un copione che ogni anno si ripete sempre uguale ma che emana emozioni sempre inalterate: fuga da lontano di corridori coraggiosi e senza pretese che come minimo si sobbarcheranno 200 km di fuga solitaria; passaggio nella galleria del passo del Turchino e ingresso nella riviera ligure; dopo 250 km di corsa utile solo a riempire di acido lattico le gambe dei corridori arrivano i tre capi (Mele, Cervo e Berta) e la corsa inizia a movimentarsi; la Cipressa (20 km all’arrivo) stana i corridori che non stanno nella pelle e vogliono subito attaccare, ma la Cipressa dice anche chi realmente tra i velocisti può giocarsi la vittoria finale; è sul Poggio di Sanremo che invece l’adrenalina sale con gli attacchi in salita e in discesa e il gruppo a inseguire a pochi secondi. Il rettilineo finale, ovunque sia posto (corso Cavallotti, via Roma o lungomare Calvino non fa differenza), mette sempre i brividi e incorona il vincitore solitario che sul Poggio è andato via da solo, o il velocista che ha saputo conservare le energie, o il coraggioso che all’ultimo km ha anticipato il gruppo con le residue forze rimastegli dopo 298 km trascorsi a pedalare.

Corsa storica la Sanremo, l’hanno vinta tutti i grandi campioni, ma l’hanno vinta a volte anche gli outsider. Spesso è un terno al lotto pronosticare il favorito. Fino a 15 anni fa era una corsa a eliminazione, gli sprinter non riuscivano mai a superare l’ultimo scoglio del Poggio. Dal 1997 invece si è aperta l’era dei velocisti che preparando meglio la sfida sanremese con l’aiuto dei compagni riescono a portare il gruppo compatto all’ingresso della città dei fiori. Il tedesco Zabel inaugurò la tendenza, e ci riuscì 4 volte, poi fu la volta dei nostri Cipollini e Petacchi, dello spagnolo Freire (per ben due volte), l’anno scorso infine ci fu l’incoronazione definitiva del giovane britannico Cavendish. Nel mezzo, audaci corridori di razza come Tchmil, Bettini, Pozzato e Cancellara riuscirono a farla in barba agli sprinter.

Il traguardo

Domani per la centounesima volta i corridori, stretti gli scarpini e allacciato il casco, si lasceranno alle spalle Milano per dirigersi verso Sanremo per un rito che ogni anno annuncia che la stagione ciclistica entra nel vivo ed entra nel mito.

Aperitivi gustosi alla “Classicissima”, anche per capire chi potrebbe vincerla, sono stati la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico, due brevi corse a tappe. In Italia abbiamo ammirato la battaglia tra Scarponi e Garzelli, portacolori di due piccole squadre che a fatica restano nel ciclismo (e molte di queste, tra cui la plurivittoriosa d’inizio stagione De Rosa-Stac Plastic del talento Caruso, resteranno purtroppo a casa a guardare in TV la Sanremo), ma abbiamo anche assistito alle volate di Bennati, Bonnen e Boasson Hagen, tutti favoriti per la Sanremo, al pari di Petacchi, più volte piazzato nella corsa dei due mari.

La Parigi-Nizza ha dato meno indicazioni sui possibili vincitori. È infatti molto più probabile che il nome di chi arriverà a braccia alzate sul lungomare Calvino esca dal novero dei protagonisti della Tirreno-Adriatico. Pozzato, Paolini e Ginanni tra gli italiani, Gilbert, Cancellara e Vaugrenard tra gli stranieri, sicuramente accenderanno la miccia tra Cipressa e Poggio. Mentre in volata diranno la loro anche il vecchio Freire e perché no il giovane italiano Sacha Modolo che vorrà succedere nell’albo d’oro a quel Cavendish che ha mostrato finora di non avere la condizione dello scorso anno, ma c’è da giurare che il folletto dell’isola di Man, non appena sentirà in Riviera l’odore della Primavera, moltiplicherà le sue forze.

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