La Grecia, l’Unione Europea e quell’enorme nodo chiamato riforme

Atene accetta l'estensione del prestito, ma non le riforme imposte dall'Ue. La Commissione apre alla Grecia, mentre l'Eurogruppo difende l'austerity

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Alexis Tsipras, il presidente greco è fermo nel rifiutare i programmi di aggiustamento proposti dall’Unione Europea come condizione per prolungare il prestito (foto: luiss.it)

Ad un passo dall’accordo, i negoziati tra la Grecia e Unione Europea hanno visto emergere tutti i punti cruciali della trattativa, sintetizzabili in uno scontro tra due diverse visioni di politica economica. Il confronto, più sull’estensione del finanziamento in sé, verte oramai sulle condizioni che la Grecia, secondo Bruxelles, dovrà accettare, misure fino ad oggi ampiamente rifiutate dal governo di Atene.

IL PROLUNGAMENTO DEL PRESTITO – Ad oggi difatti, sembra che la Grecia sia disposta ad accettare un’estensione del programma di prestiti per i prossimi sei mesi, spostando le sue riserve non tanto sull’accordo di finanziamento, quanto sul programma di aggiustamento, ovvero quella parte del piano in cui l’erogazione del prestito viene vincolata ad una serie di riforme che lo Stato beneficiario dovrà porre in essere. Un aspetto di per sé enorme, in particolar modo se si considera che, mentre il Fondo Monetario Internazionale negli ultimi cinque anni ha preteso da Atene politiche volte alla crescita degli investimenti, attraverso riforme del mercato del lavoro, del sistema fiscale e all’avvio di un piano di privatizzazioni, le ricette preparate dalla Grecia vanno in tutt’altra direzione.

LA POLITICA DI ATENE – Il governo Tsipras difatti, partendo dal presupposto che «l’austerity è morta», come dichiarato dal premier greco ieri di fronte al parlamento, è intenzionato a favorire la crescita puntando sull’aumento  dei  consumi, con una politica basata sull’incremento del salario minimo, la riassunzione dei dipendenti pubblici licenziati, la riduzione sulle tasse sugli immobili e sul reddito personale e sull’aumento dei finanziamenti per il welfare. Una politica che si scontra con i diktat della troika anche per quanto riguarda le privatizzazioni, considerando che il ministro delle Finanze Varoufakis ha congelato i programmi di messa sul mercato delle principali aziende pubbliche del Paese, compresa la Hellenic Petroleum, la più importante raffineria greca.

IL DOCUMENTO MODIFICATO – Una divergenza che si sintetizza, almeno in parte, nei due documenti apparsi durante le ultime trattative tra Unione Europea e Grecia. Il primo, preparato dal Commissario per gli Affari Economici e Monetari, Pierre Moscovici e presentato all’Eurogruppo, prevedeva un piano di quattro mesi che Atene aveva ritenuto accettabile, in quanto escludeva l’adozione di misure, quali l’aumento dell’Iva e il taglio alle pensioni, poco gradite al Paese ellenico. Sembra però che il testo sia stato cambiato dal presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, che ne ha presentato uno più rigido, trovando così l’opposizione del governo greco e causando l’interruzione dei negoziati.

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Pierre Moscovici, il Commissario per gli Affari Economici dell’Unione Europea. Il suo piano aveva trovato il gradimento da parte di Atene (foto: greekreporter.gr)

LA POSIZIONE DI BERLINO – Secondo quanto dichiarato dal viceministro delle Finanze greco, Eykleidis Tsakalotos, presente alla riunione, la linea tenuta dall’Eurogruppo sarebbe stata dettata da Wolfgang Schauble, ministro delle Finanze tedesco. La posizione della Germania, difatti, appare la più intransigente tra quelle favorevoli all’austerity, come si può ben capire da quanto affermato dal portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Martin Jager, secondo cui «non è accettabile e non sarà accettata un’estensione senza la realizzazione delle riforme decise, le due cose sono inscindibili».

NOVITÀ TRA DOMANI E VENERDÌ? – Secondo quanto riportato da Ansa, nei prossimi giorni, probabilmente già domani, il governo greco proverà a proporre un documento basato su quello presentato da Moscovici, cercando di aprire un varco all’interno delle differenti vedute espresse tra Commissione ed Eurogruppo. Difficile dire se entro venerdì, giorno in cui scade l’ultimatum dato dall’Unione Europea alla Grecia, si avranno i segnali per un possibile accordo. Al momento, nonostante anche in queste ore siano frenetici i contatti diplomatici a più livelli, la partita mette in discussione l’intera politica di austerity portata avanti dall’Unione Europea negli ultimi anni. Se la Grecia dovesse spuntarla, Atene  potrebbe fungere da esempio per gli altri Paesi del sud europeo, un’ipotesi che a Berlino non sembra piacere affatto.

 

Carlo Perigli
@c_perigli

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