
La Cina svaluta lo yuan: quali conseguenze per il resto del mondo?
La People's Bank of China ha optato per la seconda svalutazione dello yuan in pochi giorni. Panico nei mercati, ma quali saranno le conseguenze?

Le manovre della People’s Bank of China stanno creando sussulti in tutto il mondo. Quali conseguenze porterà la svalutazione dello yuan?
La Cina svaluta lo yuan e le borse europee tremano. Verso le 13.50 ora italiana la People’s Bank of China, dopo la sorprendente svalutazione del 2% rispetto al dollaro, ha deciso di ridurre ulteriormente dell’1,62% il valore della moneta cinese, dichiarando che si tratta di un aggiustamento “una tantum” operato al fine di riformare il sistema dei tassi di cambio. Una mossa che ha scatenato conseguenze e contromosse sui mercati europei e non solo. Ma quali sono le conseguenze pratiche della svalutazione dello yuan?
LE CONSEGUENZE SU MERCATI E BORSE - Il deprezzamento della moneta cinese ha avuto effetto sulle principali Borse europee, che hanno registrato tutte una chiusura in calo ad eccezione di quella greca.Piazza Affari perde il 2,2%, Londra l’1,25%, Francoforte il 2,4% e Parigi il 2,5%. Ieri sera a Wall Street il Dow Jones ha perso l’1,21%, cancellando gran parte dei guadagni ottenuti lunedì. Panico anche sui mercati globali, con perdite importanti registrate da parte delle valute asiatiche, e una chiusura a meno 4,18 per il petrolio a New York.
LE CONSEGUENZE SULLE ALTRE MONETE - «Se la Cina svaluta ancora la moneta – ha spiegato Francis Lun analista finanziario di Hong Kong intervistato da AskaNews – penso che gli altri paesi dovranno svalutare le loro valute per restare competitivi. Forse vedremo lo yen giapponese scendere a 130 (yen per dollaro)». Nel frattempo, le valute di Asia e Oceania risultano quelle maggiormente colpite, e costrette a loro volta a seguire l’onda della svalutazione. Nessuna conseguenza al momento per l’euro, che rimane a 1,10 sul dollaro.
SVALUTAZIONE DELLO YUAN, AUMENTA L’EXPORT – Ma cosa ci guadagna la Cina da questa mossa? Secondo Francis Lun, «il tasso di cambio dello yuan ha reso le esportazioni cinesi non competitive. È questo il motivo per cui la Cina ha deciso di svalutare la valuta». Una tesi sostenuta anche dai fatti, considerato che sia l’industria manifatturiera che l’export hanno registrato un netto rallentamento (+6% il primo, +10,5% il secondo) rispetto alla norma. Una mossa che nel breve periodo favorirà indubbiamente la ripresa delle vendite all’estero, portando ad un’inversione di marcia rispetto all’ultimo trend mostrato da Pechino, più attento ai consumi interni che alle esportazioni.
Carlo Perigli