
L’economia delle parole: intervista a Radio Bocconi
Aggiunto da Nadia_Galliano il 02/07/2010.
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Emanuele Patti e Davide Neri, rispettivamente attuale ed ex Station Manager della radio, ci hanno gentilmente aperto le porte degli studi milanesi di Radio Bocconi. E noi, ovviamente, non ci siamo fatti scappare l’occasione di dare una sbirciatina “on-air”
di Nadia Galliano
MILANO – “Che la radio sia uno dei più potenti mezzi espressivi della storia è universalmente riconosciuto. Poi si sa, c’è chi la radio la ascolta e c’è chi, la radio, la fa. Noi abbiamo deciso di farla. Ci siamo seduti intorno ad un microfono, pur non essendo dei professionisti dell’etere, ma ragazzi ancora coi libri sotto il braccio, tutti con lo stesso sogno: fare radio. Perché crediamo tanto nella musica quanto nella parola, perché contiamo sulle nostre capacità e perché dalle sfide non riusciamo a stare lontani.” Questo è quello che si legge sulla loro homepage e questo è quello che li contraddistingue: giovani studenti, che con la passione per la musica e tanta voglia di farcela, hanno deciso di improvvisarsi speakers, registi e redattori, creando dal nulla una web radio.
“Qualche collaborazione, Ustation e raduni, oltre al progetto Unyonair de Il Sole 24 Ore, qualche collaborazione con gente giusta (le majors discografiche in primo luogo), ed eccoci pronti a partire”: è così che nasce una radio ed è così che è nata Radio Bocconi.
Ma potevamo forse accontentarci della loro biografia online? Certo che no.
E grazie alla disponibilità di Emanuele Patti e Davide Neri, la nostra redazione è riuscita a portar a casa una nuova ed interessante intervista.
Radio Bocconi: innanzitutto come e quando è nata?
Beh, diciamo che ci sono due date di nascita: una fa riferimento alla prima trasmissione e risale a maggio del 2008. In realtà, però, l’idea è nata tre o quattro anni fa, da un gruppo di studenti della Bocconi: in cinque, insieme al professor Salvemini, hanno deciso di realizzare questa radio.
Poi, grazie all’aiuto di Unyonair, un progetto di Radio 24, è nato il tutto.
E’ stato un processo abbastanza travagliato: c’è voluto molto tempo per venir fuori, abbiamo trovato svariate difficoltà sia a livello tecnico che burocratico.
Però, dopo un breve periodo di prova, abbiamo preso il giro ed ora eccoci qui.
Avete piena libertà d’azione in tutto quello che fate?
La web radio attualmente è un progetto dell’ Università. E questo che cosa significa?
Significa che noi dipendiamo in tutto e per tutto dall’Università: siamo qualcosa di diverso da un’associazione studentesca, che può considerarsi un’entità a se stante.
Noi facciamo capo all’ufficio stampa dell’Università: di conseguenza, per molte decisioni e scelte dobbiamo far riferimento al direttore dell’ufficio stampa, appunto.
Perché avete deciso di buttarvi nel “magico mondo” della radio? E perché proprio una web-radio?
Noi due amiamo profondamente la radio, ma penso non valga solamente per noi: tutto lo staff è innamorato sia della radio che della musica.
Come un po’ di anni fa si è assistito al fenomeno delle radio libere, dove tutti aprivano una radio, oggi si assiste allo stesso fenomeno, applicato allo sviluppo di Internet: negli ultimi anni è infatti spuntata la possibilità di creare le web-radio. E noi abbiamo colto quest’occasione, per aver la possibilità di fare qualcosa che ci piace.
Perché noi, fondamentalmente, facciamo radio per passione.
Quindi per voi non è solamente un “lavoro”?
Per tutti è passione, per qualcuno anche vocazione.
E magari qualcuno continuerà a lavorare nel mondo della radio e della musica anche in futuro. Ma non è sicuramente un lavoro. Lo facciamo perché “ci scappa” di farlo.
Cosa serve per fare radio?
Prima di tutto serve passione: non tanto l’esperienza, quanto la passione vera e propria. Poi ovviamente, vengono la spigliatezza, la parlantina e gli interessi, perché devi aver sempre qualcosa da dire qualunque cosa capiti.
Questo vale per gli speakers; per i registi, fondamentale è la passione per la musica.
Molto utile è anche aver un buon orecchio e saper valutare bene i tempi giusti.
Voi siete stati entrambi speakers: avete imparato da qualcuno?
Noi ci siamo buttati.
Se vuoi io (ndr: Davide), un po’ di gavetta l’ho fatta, perché sono entrato come uno degli ultimi inserti del gruppo fondatore, diciamo nei primi cinquanta che hanno iniziato.
Ho incominciato facendo il regista, poi ho fatto la voce fuori campo, fino a quando ho avuto un programma mio ed ho fatto lo speaker.
Però, in generale, ci siamo lanciati.
Qual è il vostro pubblico?
Per definizione, la radio è un mezzo di comunicazione giovane. Fondamentalmente, il nostro target sono gli studenti delle università ed il nostro maggior bacino di utenza sono gli studenti della Bocconi, dai 18 ai 25 anni. Il bello della Bocconi è che ci sono ragazzi veramente da tutta Italia e non solo. E il bello del web è che tutti ti possono ascoltare, anche stando dall’altra parte del mondo.
Non avete mai pensato di passare sulle frequenze FM?
Purtroppo le frequenze FM non sono praticabili, perché ci sono dei costi elevatissimi per l’ottenimento delle frequenze. E poi, almeno io, (ndr: Emanuele) credo che, se oggi dovessi scommettere su un mezzo di ottenimento del segnale davvero valido, punterei sicuramente sul web.
Se ci pensi, l’FM lo ascolta soltanto chi ha la radio, il web ha più orizzonti.
E’ pur vero che la radio la si ascolta soprattutto in macchina, cosa che non accade per il web, ma, anche sotto questo aspetto, sta comunque avvenendo un cambiamento: infatti, stanno tentando di spostare sulle auto il segnale web.
Avete avuto e tutt’ora avete instaurato importanti collaborazioni, per esempio con Radio 105 e con le grandi case discografiche (Sony, Warner, Emi…): ci sono molti che credono nel vostro progetto, quindi.
Bisogna innanzitutto precisare che, tutti i contatti, ce li siamo andati a cercar di persona: non è che siano capitati e basta.
Radio105 c’è stata affidata dal progetto di Radio 24, come Radio Deejay per Poli.Radio.
In realtà, la cosa però si è conclusa con una giornata di formazione per i direttori della primissima versione della radio, all’interno di Radio 105. Ma ora, loro non vengono a farci degli aggiornamenti o altro. Siamo noi che continuiamo con le nostre forze.
So che siete in un momento di grandi cambiamenti e novità. Parliamone.
La prima novità è che, da circa un mese, il nuovo responsabile del progetto della radio sono io (ndr: Emanuele), mentre prima era lui (ndr: Davide).
Da un punto di vista tecnico-organizzativo, il cambiamento più imminente è che ci trasferiremo nei nuovi studi. Inoltre, stiamo lavorando al nuovo palinsesto, che partirà dal prossimo settembre.
Verrà aggiornato il sito, per renderlo più ricco di contenuti e ci sarà una collaborazione con la televisione ed il giornale dell’Università.
Per il prossimo anno, quello che abbiamo in mente è di far conoscere la radio ancora di più, attraverso numerosi eventi aperti a tutti.
E ci piacerebbe anche poter portare la radio all’esterno.
Ma come fate a gestire una radio, pur continuando a studiare o lavorando?
Abbiamo un alto tasso di rotazione, per quanto riguarda le persone che lavorano con noi: siamo tutti studenti dell’università e qualcuno già lavora. Spesso, nel giro di un anno o anche solo di un semestre, tutto deve essere rivoluzionato: c’è chi si laurea o va in Erasmus, oppure chi decide di andarsene e basta. Siamo flessibili sotto questo aspetto.
Ovviamente, però, il palinsesto un po’ ne risente.
Ma quindi come fate a mandare avanti la baracca?
Come radio, siamo un progetto dell’università, che ci segue anche da un punto di vista primario. Poi noi, ovviamente, abbiamo passione e vogliamo crescere, quindi cerchiamo anche di fare altro.
Spesso ci vengono in aiuto degli sponsor: grazie ad essi, siamo riusciti ad organizzare eventi come il compleanno della radio, lo scorso 13 maggio. Sponsor che comunque non vengono, danno i soldi e basta: richiedono una partecipazione molto attiva da parte di tutto lo staff della radio.
Per esempio, ogni due mesi ci “inventiamo” hostess e promoter per qualche evento. Il mese scorso è venuta la Honda e ci siamo improvvisati promoter a go-go.
Oppure, ci occupiamo dell’intera organizzazione di una serata, a livello di accoglienza, logistica, foto, come è accaduto per l’anteprima del film “(500) giorni insieme”.
Cambiando discorso, invece: perché quel rosso in mezzo al blu, sul vostro logo?
La creazione del logo è stata supportata da Ogilvy, che si occupa dell’organizzazione centrale degli eventi qui in Bocconi. All’inizio si era pensato ad alcune opzioni tutte contenenti le cuffie, il simbolo della radio per antonomasia.
Per problemi di grafica però, alla fine, si è optato per un logo più semplice: il blu del nostro logo riprende il colore del logo della Bocconi, anche se è leggermente modificato, perché non si può utilizzare né il simbolo né il colore del logo ufficiale dell’università. Il rosso per le lettere “on”, invece, fa riferimento al pulsante “on” di accesso.
Ultima domanda: sulla vostra homepage, si legge “It’s all about U”, con la U di università. Semplice slogan o una vera e propria filosofia di vita?
E’ brutto da dire, ma quel motto è stato un po’ “arraffazzonato”, perché è nato in velocità: giù di brainstorming e questo è quello che è uscito.
Quella U finale avrebbe dovuto far riferimento ad un “it’a all about you, studente bocconiano”, perché la vecchia dirigenza pensava che i nostri ascoltatori più fedeli sarebbero stati proprio gli studenti della Bocconi. Io ed altri collaboratori, invece, abbiamo sempre portato avanti l’idea di diventare una web radio nazionale, con la speranza di poter essere ascoltati da tutti.
E’ vero, la radio è nata con l’idea di diventare un punto di riferimento per la comunità studentesca bocconiana, ma è stato un fallimento epico. Perché?
Perché ti rendi conto che un sito web, che non è una community, non potrà mai diventare un punto di raccolta. Per far questo, servirebbe uno spazio fisico di aggregazione, in cui gli studenti possano discutere, chiacchierare e divertirsi.
Tornando allo slogan, comunque, il fatto è che noi viviamo ad una velocità completamente diversa rispetto a quella di un’azienda normale: per noi, in un anno, può cambiare più del 50 % dello staff che lavora al progetto. Per esempio, delle persone che hanno creato questo slogan iniziale, ora ne sono rimaste poche.
Tra l’altro, c’è un aneddoto simpatico dietro il motto “It’s all about U”: poco tempo dopo aver deciso questo slogan, abbiamo ricevuto una sponsorizzazione da H3G e loro, durante il giro dei nostri studi, ci fecero notare come lo slogan ricordasse molto “E’ tutto intorno a te” della Vodafone, la concorrenza insomma. Effettivamente, non è stato proprio così carino nei loro confronti.
A parte tutto, vogliamo cambiare questo slogan e creare qualcosa di nuovo: ci impegneremo a farlo.
Un buon proposito per la nuova stagione, insomma. Nell’attesa di risentirvi “on air”, vi ringrazio per la vostra disponibilità e vi saluto.
Grazie a voi.
Si conclude così la nostra piacevole chiacchierata negli studi di Radio Bocconi.
Ringraziamo nuovamente Davide Neri ed Emanuele Patti per la loro gentile disponibilità.
Foto | via http://bookpubnw.files.wordpress.com; http://www.bloggers.it