
Julian Schnabel alla Biennale di Venezia: tra arte contemporanea e preistoria
VENEZIA – Fino al 27 novembre 2011 il Museo Correr di Venezia dedica un’importante rassegna al celebre e poliedrico artista newyorkese Julian Schnabel. La mostra Permanently Becoming. Julian Schnabel and the Architecture of seeing è prodotta e organizzata da Arthemisia Group in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e realizzata grazie al fondamentale contributo di Maybach, main sponsor dell’evento, e di BNL Gruppo BNP Paribas.
Il percorso espositivo, a cura di Norman Rosenthal, presenta oltre quaranta opere che ripercorrono la carriera artistica di Julian Schnabel dagli Anni ‘70 ad oggi offrendo l’opportunità di innamorarsi dei dipinti e delle sculture di un grande creativo considerato un fenomeno artistico a tutto tondo.
La retrospettiva illustra la sua poetica fortemente ispirata a Jackson Pollock e Cy Twombly, ma incentrata anche sulla tradizione europea e mediterranea che ricorda lo stile dei vecchi maestri spagnoli e italiani – come El Greco e Tintoretto – e che interpreta modelli letterari e culturali, antichi e moderni, da Omero e Eschilo a Giotto, Goya e Picasso.
Pittore, scultore e regista di fama internazionale, Julian Schnabel si contraddistingue per la sua straordinaria capacità metamorfica e la seducente forza espressiva che comunica attraverso le sue opere. Un talento nato dalla pittura che lo porta a scandagliare più campi artistici e a avventurarsi nel mondo del cinema dove riesce come ottimo regista con i film Basquiat del 1996, Prima che sia notte del 2000 (vincitore del premio Grand Jury al Festival del Cinema di Venezia), Lo Scafandro e la Farfalla del 2007 (vincitore del premio per il miglior regista al Festival di Cannes).
La produzione cinematografica di Schnabel è strettamente correlata alla sua produzione artistica al punto che i suoi film possono essere considerati il connaturato seguito della sua vena pittorica.
Solitamente noto come il pittore dei plate paintings, Schnabel in realtà ha utilizzato una serie infinita di supporti e materiali compositi per la realizzazione delle sue opere passando dal velluto alla tela cerata, da pezzi di legno provenienti da tutto il mondo a vele, fotografie, tappeti, teloni e in generale a qualunque superficie piatta che ispiri i suoi processi creativi.
Verso la fine degli Anni ‘80 l’artista comincia a prediligere formati di grandi dimensioni per le sue opere. Tale maestosità, talvolta letta dalla critica come un mero tentativo di impressionare lo spettatore, nasce in realtà dalla volontà dell’artista di creare un collegamento con gli imponenti dipinti del passato commissionati dallo Stato o dalla Chiesa e con i big paintings dell’America del Dopo Guerra.
La mostra si apre con lo straordinario Painting for Malik Joyeux and Bernardo (2006), posizionato nello splendido scalone neoclassico del Museo Correr. Alto più di sei metri e realizzato su poliestere in gesso e inchiostro, il dipinto racchiude le passioni per l’arte e la regia a un’altra grande passione della vita dell’artista, quella per il surf, metafora di libertà.
È dedicato a due personalità piuttosto divergenti: Malik Joyeux, surfista professionista e Bernardo Bertolucci, famoso regista italiano.
Il tema del mare è ricorrente nei dipinti e nei film di Schnabel; la vastità del soggetto è una delle altre costanti che ha portato l’artista a dipingere su supporti molto grandi in grado di inglobare lo spettatore all’interno dell’esperienza visiva come accade al cinema.
In mostra, tra le altre opere più significative, The Sea del 1981, St. Francis in Ecstasy del 1980, Portrait of Rula del 2010, Arrowhead (Bez) del 2010 e The Atlas Mountains del 2008.
Natalia Radicchio
Foto| via www.modern-art-reproductions.com; www.artesmagazine.com