John Cheever: torna in libreria uno degli scrittori fondamentali del Novecento

John Cheever (http://kids.britannica.com)

John Cheever è uno degli autori fondamentali nel panorama letterario statunitense della seconda metà del ’900. Eccellente autore di racconti brevi e di una manciata di romanzi di successo (tra cui è doveroso ricordare Falconer, e Cronache della famiglia Wapshot, anch’esso fresco di ristampa da parte della Feltrinelli); Cheever rappresentò una delle penne fondamentali nel fecondo filone di letteratura realista sviluppatosi negli Stati Uniti all’inizio della seconda metà del’900. Accomunabile per stile e tematiche a Richard Yates, le opere di Cheever toccano il profondo dell’animo umano, analizzando e smontando pezzo per pezzo la cultura e la società statunitense benestante, sottolineandone l’assoluta disparità tra aspetto esteriore (impeccabile ai limiti della perfezione) e tormento interiore (profondo e sconfinante con la pazzia).

Bullet Park, pubblicato originariamente nel 1969, rappresenta, nella bibliografia di Cheever, uno dei esempi meglio riusciti di quella “demolizione” del sogno americano di cui lo scrittore americano è stato tra i maestri indiscussi. Trama semplice nei fatti ma profonda nell’analisi dei personaggi, Bullet Park narra la storia di due uomini, Eliot Nailles e Paul Hammer. Il primo è un onesto lavoratore, sposato con un figlio adolescente, benestante e benvoluto dalla comunità. Il secondo è invece uno psicopatico nato da una relazione adulterina e cresciuto dalla ricca nonna, che gli lascia una corposa eredità con la quale può mantenersi, nonostante la sua totale incapacità di relazionarsi con il mondo che lo circonda.

Parlavamo prima dell’abilità di Cheever di smitizzare il tanto ostentato benessere americano: Hammer è un reietto che non riesce ad inserirsi nella società, ma Nailles, pur essendo un perfetto borghese medio-alto, vive la sua esistenza tentando di mantenere intatta la facciata “pulita” e limpida di onesto e normale medio borghese, ben nascondendo i grossi problemi personali che lo tormentano. Senza nemmeno considerare una certa sua predisposizione ad alzare il gomito, Nailles sviluppa infatti una forte dipendenza dalla droga, assunta per contrastare i sintomi di ansia e depressione striscianti che ne minano il carattere. Il suo rapporto con la moglie è assolutamente abitudinario, così come estremamente superficiale è quello con il figlio teenager Tony, il quale piomberà in uno stato di profonda depressione che gli impedirà di alzarsi dal letto.

Dopo numerose peripezie raccontate con dovizia di particolari, Hammer finirà per trasferirsi a Bullet Park, vicino di casa della famiglia Nailles, con in testa l’ossessionante e pazzesco obbiettivo di trovare una vittima da sacrificare.

La prosa di Cheever è di qualità assoluta e cristallina: abile nel manipolare qualsiasi registro, Cheever si trova perfettamente a suo agio nella narrazione in terza persona, dove, a volte con un’ironia che sfiora la comicità, a volte con un realismo feroce e disincantato; dipinge con maestria i problemi di una cultura, quella americana, profondamente controversa e contraddittoria.

Un autore imprescindibile per capire il Novecento americano che finalmente è tornato in prima fila sugli scaffali delle nostre librerie.

John Cheever, Bullet Park, traduzione di Vanni De Simone, Milano, Feltrinelli, 2012, pp. 232, € 8,50.

Alberto Staiz

Foto homepage: http://artsfuse.org

 

 

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