Jersey Boys, da oggi in sala il nuovo film di Clint Eastwood

Da oggi in sala il nuovo attesissimo film di Clint Eastwood che racconta la storia del leggendario gruppo rock noto come i “The Four Seasons”

Approda oggi nelle sale italiane Jersey Boys, il nuovo attesissimo film del regista e attore cinque volte premio Oscar Clint Eastwood (Gran Torino, Million Dollar BabyGli spietati). Versione per il grande schermo tratta dall’omonimo musical lanciato a Broadway nel 2005 e vincitore di quattro Tony Awards nel 2006 compreso quello per il miglior musical e del Laurence Olivier Award nel 2009, l’ultima fatica dell’instancabile cineasta narra la storia di quattro giovani nati e cresciuti nella parte malfamata del New Jersey destinati a formare il leggendario gruppo rock noto come i “The Four Seasons”, capeggiato dal frontman Frankie Valli, famoso come “il piccolo ragazzo dal grande falsetto”, che dopo l’avventura con lo storico gruppo firmò successi indimenticabili come Can’t Take My Eyes Off You (Disco d’Oro nel 1967) e Grease, il primo brano della colonna sonora dell’omonimo film.

LA TRAMA - Tommy DeVito (Vincent Piazza) è un ragazzotto spavaldo e strafottente nato e cresciuto nella parte malfamata del New Jersey, legato per altro alla mafia locale, capeggiata da Gyp DeCarlo (Christopher Walken). Con lui ci sono i giovani Nick Massi (Michael Lomenda) e Frankie, all’anagrafe Francesco Castelluccio (John Lloyd Young), che si guadagna da vivere facendo il barbiere. Ma Frankie ha una marcia in più rispetto agli altri compagni: la sua è una voce davvero sorprendente, un dono così speciale che, unito alla passione per la musica dei suoi amici, lo porteranno lontano, molto lontano, nonostante le numerose difficoltà che la vita, inevitabilmente, gli porrà sul cammino.

JERSEY BOYS

INSTANCABILE CLINT – «Mi è sempre piaciuta la musica dei Four Seasons, quindi sapevo che sarebbe stato divertente rivisitarla, ma quello che più mi interessava era che questi delinquenti, cresciuti certo non nella migliore delle situazioni, fossero riusciti a raggiungere questo enorme successo. In una periferia gestita e controllata dalla mafia, vivevano di piccoli crimini. Alcuni di loro hanno anche passato del tempo in prigione. Poi è arrivata la musica, la loro salvezza: avevano trovato finalmente qualcosa per cui valeva la pena lottare». Parla così l’instancabile Clint Eastwood (84 anni lo scorso maggio), che dopo aver affrontato la biografia scomoda di J. Edgar Hoover con un Leonardo DiCaprio a dir poco perfetto, si cimenta col film musicale, raccontando la storia, biografica anch’essa, di uno dei più famosi gruppi pop-rock dell’America degli anni ’60, usando stavolta attori praticamente sconosciuti al grande schermo (John Lloyd Young è stato protagonista del musical omonimo).

CITAZIONI E IRONIA – È un Clint Eastwood divertente e divertito quello di Jersey Boys, un cineasta che continua a sperimentare, provare, cambiare, e che si abbandona anche al citazionismo: un po’ come il DiCaprio di The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, i quattro protagonisti del film rompono uno a uno la quarta parete parlando allo spettatore, raccontando ognuno una piccola fase della storia del leggendario gruppo, dall’ascesa nel firmamento della musica all’inarrestabile caduta. Difficile non leggere anche citazioni e rimandi a Goodfellas (unite alle atmosfere vintage beat evocate già in Cadillac Records e Dreamgirls ed enfatizzate da una fotografia patinata e delicata, come quella di A proposito di Davis dei Coen); persino il protagonista si atteggia come un novello Robert De Niro. La sceneggiatura si concede ampi siparietti comici, accompagnati da battute spesso esilaranti, ma cambia più volte binario, perdendo la linearità iniziale proprio nella seconda parte del film, quando si passa ad affrontare con tocco più attento e meno ironico (quello sì, proprio di Eastwood) il rapporto del protagonista Frankie con la figlia più piccola.

JERSEY BOYS

Nel complesso, Jersey Boys è un film piacevole e quasi insolito nella filmografia di un regista che ha spaziato dalla narrazione storica di Letters from Iwo Jima e Flags of Our Fathers, alle biografie di J. Edgar e Invictus, al riscatto di Million Dollar Baby e Gran Torino, alla cupezza di Mystic River e ai toni sovrannaturali di Hereafter. Sebbene dimostri forse un già comprovato calo nella qualità della filmografia del regista, Jersey Boys è la prova che anche a ottantaquattro anni ci si può ancora mettere in gioco. Con risultati più che discreti.

David Di Benedetti

@davidibenedetti

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