Italia, la digitalizzazione si sta diffondendo anche tra imprese e professionisti

digitalizzazione

La digitalizzazione sta correndo e (per una volta) l’Italia sembra essere al passo con i tempi, o quanto meno non in ritardo come in altri campi e altre situazioni: come rivelato nel corso dell’ultima della Digital Week di Milano, migliora anche il rapporto tra piccole imprese, studi professionali e mondo digitale, e sempre più operatori di questi settori sono convinti degli effetti positivi degli strumenti digitali.

Migliora il tasso di digitalizzazione

A descrivere in dettaglio il contesto è una specifica indagine Nielsen, che mette in evidenza l’incremento delle richieste di innovazione tra le aziende, anche di dimensioni più piccole, e tra i professionisti: nell’ambito degli strumenti ritenuti più validi e più utilizzati ci sono siti Web efficaci, social media, sistemi di gestione delle relazioni con i clienti e trasposizione di archivi, ma anche programmi per “alleggerire” il carico del lavoro, come nel caso della fatturazione elettronica, con il pacchetto proposto da Danea che si conferma il software ideale per la fatturazione dei professionisti e non a caso resta il più scelto.

Luci e ombre in Italia

Se ostacoli ancora ci sono per la digitalizzazione sembrano essere di carattere burocratico e culturale piuttosto che di tipo economico, tanto che gli investimenti sui nuovi processi tecnologici nel prossimo futuro siano destinati a crescere nella quota di circa un terzo rispetto agli ultimi anni. Secondo Nielsen, le aziende italiane dichiarano un livello di digitalizzazione pari a 3,9 punti in una scala da 1 a 5, mentre gli studi professionali giungono a 4,3: tuttavia, guardando in maniera più approfondita queste dichiarazioni, si nota comunque che si fa riferimento a procedimenti basici.

Come migliorare l’efficienza

Ovvero, spiegano gli esperti, oggi processi come lo scambio di documenti digitali con i clienti, l’utilizzo di applicazioni per la gestione di dati o processi interni e l’eliminazione dell’uso della carta sono divenuti quotidiani per la gran parte degli operatori italiani, ma bisogna effettuare il passo ulteriore per crescere in efficienza, investendo ad esempio in aggiornamento di strumenti e processi per recuperare produttività e colmare il gap con le imprese di altri Paesi.

Professionisti e tecnologia

In termini pratici, il 72 per cento delle aziende e circa il 60 per cento dei professionisti italiani sono consapevoli degli impatti della digitalizzazione sul business e sono concordi nel ritenere la trasformazione digitale come uno dei driver di competitività per l’intero Sistema Paese. Per quanto riguarda la diffusione della “cultura digitale”, tre aziende su quattro pensa che il processo di trasformazione sia una spinta che deve provenire da programmi di formazione interna ad hoc, mentre i professionisti si rivolgono più frequentemente a una guida, trovata in genere in consulenti esterni, nelle associazioni di categorie e nei provider di software.

Crescono gli investimenti

Dallo studio Nielsen emerge anche una significativa propensione in Italia agli investimenti in trasformazione digitale: più del 95% di imprese e professionisti prevede di eseguire investimenti sul digitale, con le Pmi che nel corso dei prossimi anni hanno in programma di incrementarli del 31 per cento, mentre i professionisti del 32 per cento.

Le ultime barriere

Se questi sono gli aspetti positivi, restano come detto alcune ombre, a cominciare dalla presenza di barriere di tipo culturale alla digitalizzazione: per le aziende, l’ostacolo più grande è rappresentato dalla scarsa informazione in materia, mentre i professionisti puntano il dito tanto sulla eccessiva burocrazia (61 per cento delle risposte) quanto sul quadro normativo ancora non chiaro (54 per cento).

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