Il mondo variopinto di Steve McCurry

Prorogata fino al termine di febbraio la personale del noto fotografo americano

di Benedetta Rutigliano

Steve McCurry, Boy in Mid-Flight, Jodhpur, India, 2007. Copyright Steve McCurry

MILANO – A seguito della straordinaria partecipazione di pubblico, oltre 52.000 visitatori per una media giornaliera di 813 persone, la personale di Steve McCurry, Sud Est, allestita al Palazzo della Ragione di Milano, è stata prorogata fino al 28 febbraio 2010.

Steve McCurry (Philadelphia, 1950), uno dei maestri della fotografia del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards (il premio Nobel della fotografia) giunge nel cuore di Milano l’11 novembre 2009 per rendere visibili i suoi lavori fino al termine di gennaio. Il successo riscontrato con questa mostra però, ideata e curata da Tanja Solci, promossa dal Comune di Milano, EXPO 2015, e prodotta da Palazzo Reale e Civita, permette ancora, a chi non è riuscito a farlo durante il mese passato, di addentrarsi nel mondo di McCurry.

Il visitatore viene trasportato in un racconto di circa 240 immagini, scattate tra il 1980 e il 2009 in alcuni Paesi del Sud e dell’Est del mondo – da qui il titolo dell’esposizione – come l’Afghanistan, l’India, il Tibet, la Birmania. Il fotografo testimonia e regala ai nostri sguardi i colori, le luci, gli odori, i rumori e i silenzi assordanti delle culture dei Paesi del Sud Est, facendoci immergere in una realtà lontana che sembra quasi di poter toccare, ascoltare, respirare, vivere.

La forza dirompente degli scatti profondi, drammatici e liberatori di McCurry raggiunge lo spettatore anche grazie al suggestivo allestimento di Peter Bottazzi, che trasforma le colonne del Palazzo della Ragione in tronchi di alberi che si diramano come cartelli crocevia, rimandanti alle sei sezioni della mostra: l’Altro, il Silenzio, la Guerra, la Gioia, l’Infanzia, la Bellezza. Le immagini sono sospese, mediante cavi d’acciaio, ai metaforici alberi, rompendo la tradizionale fruizione frontale del visitatore: questi si ritrova catapultato in una foresta, ammaliato da un turbine di colori, luci e suoni. Con l’annullamento delle pareti si viene scaraventati in finestre di realtà, mosaici di esperienze alle quali è impossibile restare indifferenti.

Steve McCurry, Sharbat Gula, Afghan Girl, at Nasir Bagh refugee camp near Peshawar, Pakistan, 1984. Copyright Steve McCurry.

Certo, l’allestimento può risultare poco pratico proprio perché non lineare: ma è il senso di vertigine che si vuole trasmettere, quel trasporto in una dimensione altra e fisicamente lontana, ma estremamente concreta ed emotivamente vicina. Almeno così la si percepisce dopo la vista di questi scorci di umanità gioiosa e triste, incantevole e disperata. Le immagini di distruzione e morte provocate dalla guerra, infatti, si alternano a quelle di innocenza e gioia di donne, anziani, bambini, monaci tibetani, in un percorso coronato dalla Bellezza. Questa è personificata dagli occhi verdi di Sharbat Gula, la ragazza fotografata a Peshawar, in Pakistan, nel 1984 mentre McCurry si trovava in un campo di rifugiati in Afganistan. Lo sguardo magnetico della bambina, icona della condizione dei rifugiati nel mondo in seguito alla pubblicazione sulla copertina di “National Geographic” nel giugno 1985, è stato più volte paragonato alla Gioconda leonardesca.

Si rimane inevitabilmente rapiti dall’intensità di quegli occhi misteriosi, fotografati nuovamente nel 2002. McCurry, infatti, 15 anni dopo lo scatto che gli ha conferito notorietà, si mette alla ricerca della bambina afghana: ritrova un volto segnato dalla sofferenza e dagli orrori della guerra, quello di una donna, ormai trentenne, ma con lo stesso sguardo fiero e penetrante di cui McCurry riesce a far trasparire l’anima.

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4 Risponde a Il mondo variopinto di Steve McCurry

  1. avatar
    anonimoartista 05/02/2010 a 17:07

    Finalmente un pó d’arte! Complimenti alla giorbalista che ha scritto l’articolo.

    Uno dei migliaia di estimatori d’arte in italia!

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  2. avatar
    anonimoartista 05/02/2010 a 17:46

    volevo dire giornalista

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  3. avatar
    nico 05/02/2010 a 17:48

    condivido a pieno ciò che dice anonimoartista!! L’articolo di Benedetta Rutigliano è una boccata d’aria..artistica!

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  4. avatar
    Benedetta Rutigliano 08/02/2010 a 10:40

    Grazie per gli apprezzamenti, “anonimoartista” e “nico”!La fotografia è arte, e l’arte è alle basi della nostra cultura..bisogna promuoverla e incentivarla!

    Rispondi

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