Il Ddl intercettazioni diventa un caso internazionale

Il via libera della Commissione giustizia del Senato sul “decreto D’Addario”, scatena la rivolta del Popolo viola. Sky ricorre all’Europa e persino gli Stati Uniti si schierano a favore della libertà di stampa

di Sabina Sestu

Roma – La legge sulle intercettazioni non piace a nessuno. «Dove finisce il diritto di cronaca? Speriamo in un ripensamento» titola Il Secolo, giornale decisamente di partito. «Al buio» si legge nella prima pagina dell’Unità, che infatti è completamente nera. Già il governo ha un piccolo ripensamento.  «Vengo da una riunione con il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e Niccolò Ghedini – annuncia, infatti, Roberto Centaro, relatore del provvedimento – nella quale, ovviamente con l’accordo del presidente Berlusconi si è deciso di ritirare l’emendamento del relatore che aggrava le pene per i giornalisti nel caso di pubblicazione di una notizia». I giornalisti “disobbedienti” ora potranno scegliere tra il carcere e un’ammenda che va 2mila a 10mila euro.

La piccola concessione stabilita dalla maggioranza non sembra però placcare gli animi. «Se si deve fare una legge del genere meglio abolire le intercettazioni – afferma  Giuseppe Cascini, segretario dell’Associazione nazionale magistrati  – le nuove disposizioni che si vanno delineando sono solo sabbia negli ingranaggi delle indagini». A cui fa eco il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che si occupa delle inchieste più delicate di mafia: «Ho apprezzato molto le dichiarazioni del presidente Berlusconi quando dice, parlando del dilagare di fatti di corruzione, che “chi ha sbagliato deve pagare”. Credo anche che sia importante essere consequenziali e che occorrerebbero emendamenti alla legge se si vuole davvero che i corruttori rispondano dei reati commessi e che la magistratura possa svolgere il ruolo di tutela della collettività fino in fondo».

Persino gli Stati Uniti manifestano la loro solidarietà a coloro che ritengono giuste le intercettazioni. «Non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di fare l’ottimo lavoro svolto finora: le intercettazioni sono uno strumento essenziale per le indagini nella lotta alla mafia –  ha detto Lanny A. Brauer, sottosegretario al Dipartimento di Giustizia degli Usa che si occupa di  criminalità organizzata internazionale – la legislazione italiana finora è stata molto efficace. Non vorremmo che accadesse qualcosa che impedisca l’ottimo lavoro della magistratura italiana e l’eccellente collaborazione tra Italia e Stati Uniti nella lotta alla criminalità organizzata». E ha continuato ribadendo che:  «L’Italia ha fatto dei grandi progressi nelle indagini e nel perseguimento dei gruppi mafiosi operanti entro i suoi confini. Sono consapevole che possiamo e dobbiamo fare di più».

«Le preoccupazioni degli Stati Uniti sono identiche alle nostre  - dichiara Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv alla Camera – il Ddl sulle intercettazioni è un regalo alla criminalità organizzata, anche straniera e renderebbe la lotta alle mafie internazionali più difficile. Il governo non può sacrificare la sicurezza di tutti per tutelare interessi particolari del premier e dei suoi amici. Il Ddl sulle intercettazioni è uno scandalo e va stoppato immediatamente».

Sky Italia annuncia battaglia. Ha accolto la legge, infatti,  con grande preoccupazione.  Queste norme «rappresentano un grave attacco alla libertà di stampa e di espressione, ma soprattutto costituirebbero una grande anomalia a livello europeo». La Tv satellitare ha deciso che farà ricorso in tutte le sedi internazionali competenti, compresa la Corte europea dei diritti dell’uomo. E Pierluigi Bersani, durante la manifestazione del Popolo viola (che ha avuto il suo zenit davanti a Montecitorio), precisa la posizione del Pd contro il provvedimento “D’Addario”. «Di fronte a norme del genere, è per l’opposizione doverosa ogni pratica ostruzionistica -  ha affermato il leader del Pd – combattere innanzitutto perché non diventi impossibile illuminare i fatti di malversazione e di corruzione. La giusta esigenza di eliminare l’abuso delle intercettazioni e la loro conseguente diffusione si sta ribaltando in norme che danneggiano gravemente le indagini e mettono un bavaglio all’informazione sconosciuto ad ogni Paese democratico». Intanto la Federazione nazionale stampa italiana sta preparando lo sciopero dei giornalisti.

Foto via

http://gaberiele.files.wordpress.com/2009/02/intercettazioni2.jpg

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Foto Previw

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4 Risponde a Il Ddl intercettazioni diventa un caso internazionale

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    alessio di benedetto 23/05/2010 a 16:43

    Dal 80° posto sull’informazione passeremo al 180° insieme ai paesi che non esistono. Una persona onesta non ha paura delle intercettazioni. I delinquenti sì. Specialmente quelli che per telefono devono raccomandare le puttane al parlamento europeo o italiano. Quelli che devono tappare la bocca ai programmi scomodi che dicono un po’ di verità su questo paese delle banane. Quelli che non devono far sapere del loro passato poco civile. Quelli che devono fuggire la magistratura per ben 16 volte. Quelli che hanno ridotto ad aia e porcilaia questo paese. Quelli che prenderanno le tangenti sulle centrali nucleari. Quelli che hanno già intascato percentuale sul ponte di Messina. Quelli che comprano i palazzi a due soldi perché sono ministri. Quelli che hanno ordinato di far saltare per aria Falcone e Borsellino. Quelli che

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    SabinaS 23/05/2010 a 22:24

    Concordo su tutto. L’informazione è la base della democrazia.I cittadini informati sono cittadini liberi, almeno possono formarsi un’opinione sentendo diverse voci. Io mi auguro che si riesca a vincere non solo questa battaglia contro il c.d. decreto D’Addario, ma che sopratutto i media italiani riescano finalmente a sciogliere il bavaglio che da troppo tempo la limita nelle sue reali funzioni, la cui principale è divulgare informazione e conoscenza del mondo che ci circonda.

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    Francesco Guarino 24/05/2010 a 14:08

    C’è una cosa di cui nessuno parla. Ma tutte queste intercettazioni/atti d’indagine secretati, com’è che escono dagli uffici dei magistrati con facilità irrisoria? Oltre al diritto di cronaca, c’è anche da tutelare il diritto alla difesa e ad un equo processo da parte degli imputati. Oltre all’articolo 21 c’è anche l’articolo 15 della Costituzione. Un processo che inizia sui giornali (con atti trasmessi sottobanco dalle Procure: ma perchè nessuno punisce questa gravissima violazione?) non è mai un processo equo, o, ancora peggio, per la scarsa professionalità di giornalisti in cerca del titolo sensazionalistico si tramuta in un atto d’accusa a priori. Il diritto di cronaca è sacrosanto e non può essere violato, ma deve restare entro i limiti nei quali il rispetto degli atti pre-processuali non vìoli a prescindere le libertà individuali delle parti in causa. Per intenderci: il GUP può anche decidere che tutte le intercettazioni e le prove portate a carico (e magari già riversate a fiume sulle prime pagine) sono carta straccia, e di conseguenza dichiarare il non luogo a procedere. Nel frattempo il processo mediatico ha già riversato tutte le colpe sulla parte negativa in causa.
    Mancanza di professionalità nelle procure, ricerca del sensazionalismo a scapito della corretta raffigurazione dei fatti, proposte di legge personalistiche e forzate (la limitazione temporale alle intercettazioni non ha nessun senso). Una discreta matassa da sbrogliare…

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    SabinaS 24/05/2010 a 15:35

    Che una certa parte della magistratura, e di chi vi lavora a diverso titolo al suo interno, non sia “seria” non lo si mette in dubbio. Le notizie trapelano per soldi e per altri interessi di sicuro molto sindacabili. E che vi siano anche diversi giornalisti poco professionali, parimenti non sorprende. L’onestà, la deontologia professionale, la serietà e la ricerca approfondita delle fonti e della verità, dovrebbero essere il principio base della professione giornalistica e di divulgazione delle informazioni. Ma uso il condizionale, perché il sistema non è perfetto, ma di certo è perfettibile. Il punto fondamentale da ricordare è che la limitazione della libertà di stampa è sempre stata e sempre sarà sinonimo di regime dittatoriale. Sta a chi lavora all’interno del mondo dei media e a tutti i cittadini denunciare gli abusi che si fanno con questa bellissima professione.

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