
Il caso Ramsey: chi ha ucciso la piccola JohnBenèt?
Boulder (Colorado) – Quando JonBenét Patricia Ramsey vinse il titolo di Colorado Sunburst Beauty Pageants, era il 1995 e aveva 5 anni. La piccola era già una abituèe di concorsi di bellezza per giovani talenti: competizioni locali consistenti in sfide di canto, ballo e sfilata tra le partecipanti, abbigliate e truccate come adulte. JohnBenét era già una celebrità nella comunità di Boulder e i genitori, John Bennet Ramsey, imprenditore di successo e Patsy Ramsey, ex reginetta di bellezza, non facevano mistero delle speranze di roseo futuro che avevano riposto nella bambina.
L’omicidio – La sera del 25 dicembre 1996, la famiglia Ramsey tornò a casa – un grande cottage calato nel verde della cittadina – dopo aver trascorso la serata a casa d’amici. La piccola JohnBenét venne messa a letto nella sua stanza lontana da quella dei genitori 55 m. Erano circa le 22. Il corridoio tra i 2 locali era coperto di tappeti: un particolare che si rivelerà importante in seguito.
Intorno alle 5 della mattina successiva, Patsy si alza, scende la scala a chiocciola che introduce alla cucina e sulle scale trova un biglietto scritto a mano. Il messaggio anonimo affermava che la bambina era stata rapita e per la sua vita si chidevano 118.000 £. A breve i genitori sarebbero stati contattati per il riscatto.
Venne chiamata la polizia e subito si verificarono i primi errori investigativi. Mentre gli inquirenti erano in attesa della telefonata dei rapitori, la casa non fu ispezionata né venne limitato l’accesso a locali e giardino a parenti, amici e curiosi. Intanto le ore passavano senza che i sequestratori avessero ancora dato alcuna indicazione.
Fu solo verso la sera del 26 che la polizia decise di controllare la villa. John prese la porta che dalla cucina portava allo scantinato e qui fece la scoperta. La figlia era avvolta in una coperta bianca, gli occhi chiusi. Interamente vestita. Era supina con le braccia sopra la testa, del nastro adesivo sulla bocca e del filo di plastica avvolto intorno al collo. L’altra estremità del cavo era attorcigliato intorno al manico di un pennello, in modo da formare una garrotta. JohnB. era morta soffocata ma l’autopsia rilevò anche segni di violenza ed abuso sessuale nonché tracce di ananas nello stomaco.
Genitori colpevoli – In ritardo scattarono le indagini. Le ipotesi erano le seguenti: chiunque avesse ucciso la piccola JohnB. conosceva la casa. Sapeva come muoversi senza farsi sorprendere e senza perdere tempo. Inoltre, la vittima doveva conoscere l’assassino abbastanza da non esserne spaventata e scendere con lui/lei in cucina per mangiare qualcosa. A quel punto, sarebbero passati nel
seminterrato dove si sarebbe consumata l’aggressione e la morte. Infine, l’assassino avrebbe scritto il biglietto
allo scopo di depistare le indagini. Tutto indicava una notevole presenza di spirito e sicurezza di movimento ma l’idea che l’omicida fosse estraneo alla casa convinse poco. Le indagini ripiegarono sui genitori i quali parevano essere gli unici ad avere avuto tempo, modo ed occasione per assassinare la figlia. Il problema era capire perché.
Accuse – Le imputazioni contro i Ramsey vennero ufficializzate poco dopo il ritrovamento del cadavere. Inquirenti e stampa nazionale si buttano sulla vicenda a capo fitto: i primi per trovare prove e movente del delitto, la seconda per condannare pubblicamente i 2 indagati di mercificazione della loro bambina allo show-businness, prima che del suo omicidio. L’America sposò la condanna mediatica. [continua]
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