Il Bestiario d’Italia? Le tasse

tasseIn Italia ci sono solo 3 cose sicure: tasse, pessimi servizi e ancora tasse. Questa è l’estrema sintesi dell’ultimo dossier prodotto da Confesercenti, il Bestiario 2011 Balzelli d’Italia – Fisco: le cento trappole per imprese e famiglie, con commento del presidente Marco Venturi.

Il fascicolo segue una serie di 7 report sugli sprechi della spesa pubblica che la Confederazione ha pubblicato dal 1999 in poi illustrando come da sempre lo Stato dilapidi miliardi senza misura né criterio. E quest’anno tocca alle imposte che in Italia sono tante, tantissime. Alcune improbabili, altre incredibili e tutte riconducibili ad un sistema fiscale di dazi e tributi più simile a quello medioevale che a quello di un paese moderno. Tra i salassi, la Confederazione ha elencato il centinaio più rappresentativo degli infiniti appetiti dell’Erario e qualche esempio è d’obbligo.

Tassa sulla voce – applicata a tutti i contratti di telefonia mobile. Ammonta a 5,16 € per cellulare ad uso privato e sale a 12,91 per uso aziendale.

Sui gradini di casa – quando la dimora ha ingresso sulla via pubblica. Una volta il gabello era accorpato a quello sui ballatoi. Oggi sono 2 tasse distinte.

Sulla bandiera – “Viva l’Italia!” si dirà in tempi di ricorrenze dei 150 anni, eppure a chi volesse appendere la bandiera fuori dalla finestra tocca pagare un balzello in quanto tassa sulla pubblicità. Il costo? Dipende dal comune di residenza.

Sulla disoccupazione – cosiddetta perché applicata a tutte le domande di partecipazione ad un concorso pubblico.

Sulla giustizia – tanto celere ed efficiente in sede penale e civile per processi di particolare spessore mediatico-politico, diventa pigra e dispendiosa per il contribuente che fa ricorso contro il Fisco. La giustizia italiana richiede una quantità di tassazione sull’ammontare economico della cartella esattoriale impugnata. Sicchè, contestazioni fino a 1100 € sono tassate di 33 €. Da 1100 a 5200 €, la tassa è 77 €. Da 5200 a 26mila €, prevedono un gabello di 187 €. E così via, con buona pace del richiedente.

Si potrebbe continuare ancora: l’imposta sul divertimento, le fogne inesistenti, le paludi (vecchia tassa per la bonifica ancora in vigore anche se le località acquitrinose non esistono più), la benzina e l’enciclopedia di tributi sull’energia, ecc. Questa Dogana bulimica non solo mina la stabilità economica dei singoli ma è causa di ritardi burocratici per le imprese italiane oltre che di ostacolo per quelle straniere. Ed è anche illegittima. Già, perché la logica fiscale italiana si basa su 2 articoli della Costituzione.

Art. 23 – Prevede l’impossibilità di fissare imposte se non stabilite secondo legge o da atti a norma di legge.

Art. 53 – Lo Stato deve pretendere dal singolo contribuente una tassazione sostenibile rispetto alla sua capacità di “pagare”. Il Fisco ignora volutamente le 2 norme, preferendo una rete di oboli e vessazioni economiche uguali per tutti.

La politica – Se l’Erario è in dolo, le Istituzioni della politica ne sono complici. A partire dal Governo in carica che ha guidato la nazione negli ultimi 15 anni. Le grandi riforme berlusconiane sembrano essersi fermate a quello che erano 3 lustri fa: slogan elettorali. Il taglio degli sprechi, la riduzione della spesa pubblica e il conseguente taglio delle tasse sono delle chimere. Quasi nulla di tutto questo è stato fatto e anche il Federalismo fiscale ha dovuto fare i conti con la fame di denaro degli enti locali. Non a caso l’art. 7 della legge sul Federalismo  municipale permette ai dirigenti comunali di aggiungere tassazioni a quelle già in vigore qualora lo ritenessero necessario. Cosa che – molto probabilmente – gli enti in questione faranno visto il taglio di trasferimenti statali e l’abolizione dell’ICI operata negli anni scorsi (Governo Prodi, prima. Governo Berlusconi, poi). italia

Dall’altra parte c’è la sinistra. La Bella Addormentata della ragion di Stato. Quella che passa le sue giornate in piazza o, ancora meglio, a sognare sulla fine di Berlusconi. Ogni tanto, però, si sveglia e si ricorda il glorioso passato marxista. I bei tempi nei quali i proprietari di beni erano considerati criminali della patria, spogliati di tutto e mandati alla forca. Poi, la Bella bofonchia qualcosa a proposito di nuove trattenute sulle rendite finanziarie. La gente la sente, non se la fila e lei si rimette a dormire. In mezzo gli italiani. Tutti: quelli che pagano l’Erario fino all’ultima goccia di sangue e quelli che il sangue lo conservano in sacche emostatiche nei paradisi fiscali. Tutti ad aspettare la stessa cosa: la morte. Ma a chi pensa che lo Stato non tassi perfino quella, è bene che lo sappia: si sbaglia!

Chantal Cresta

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