
I Project-To e il dualismo univoco di The white side / The black side
I torinesi Project-TO avanzano una scommessa metodologica nel campo della musica elettronica: proporre gli stessi brani sfruttando più possibilità di arrangiamento
Fare musica elettronica è tutt’altro che semplice. Le apparenze ingannano troppo ingenuamente riguardo presunte facilità insite nel gestire un apparato produttivo multimediale che, secondo alcuni, si sostituisce all’ingegno umano quando invece – ovviamente nei casi degni di considerazione – ne è un’estensione assolutamente necessaria per porre in essere una diversificazione creativa e stilistica. In Italia gli esempi di maestranze della tecnologia digitale in sede di composizione musicale ce ne sono veramente tante, alcune francamente evitabili vista la mancanza di idee di fondo giustificata da un’ipotesi di minimalismo che minimalismo non è, moltissime altre perfettamente in grado di evolvere un linguaggio musicale che rischia quotidianamente una stagnazione in generi e strutture creative a rischio di assuefazione se non sottoposte a pur minimi tentativi di ammodernamento o rivalutazione. Nel caso che prendiamo ora in questione se ci soffermiamo, ad esempio, in quel di Torino e rivolgiamo l’attenzione a un underground che di sotterraneo ha, forse, solo ingiuste impossibilità di considerazione ad alti livelli mediatici, ci imbattiamo in un’esperienza come quella portata avanti dai Project-TO, un corpus di proposte sonore a dir poco stupefacente proprio in quanto straripante di idee e saggezza di messa in atto di ciò che corrisponde ad un vero e proprio discorso linguistico.
IL LINGUAGGIO DEL SUONO – Come mescolare senza forzature o scempi creativi elementi come l’attitudine intimista e la sperimentazione elettronica più precisa e dettagliata? Una delle possibili risposte a tale quesito risiede tra le viscere di The white side / The black side, esordio discografico dei Project-TO (collettivo musicale diretto da Riccardo Mazza – sperimentatore e studioso di psicoacustica del suono, già collaboratore di Battiato, Gaber e Baccini – e coadiuvato da Laura Pol – fotografa e videomaker – e Carlo Bagini – che vanta collaborazioni con Statuto, Righeira e Rettore). The white side / The black side (edito da Machiavelli records) rappresenta, nell’accezione di doppio album (altrimenti non potrebbe essere), il risultato di una importante ricerca sulle svariate possibilità che il mezzo elettronico fornisce all’essere umano per la (ri)definizione di determinate opzioni di arrangiamento. In tal senso, The white side / The black side ricopre un ruolo non di poco conto innalzandosi ad esempio cristallino e genuino di come sia possibile, con una chiarezza di intenti non separabile dalla conoscenza del dato tecnico, fare del mezzo (e del genere) elettronico una potentissima arma comunicativa, nonché uno strumento fondamentale per spaziare in ambito emozionale (il che non è affatto una casualità, semmai un “caso” inteso nel senso di elemento esemplare da approfondire vista la caratura professionale dell’artefice principale).
DUE FACCE DI UNA MUTABILE MEDAGLIA – Con The white side / The black side, dunque, i Project-TO donano vita a un esperimento tutt’altro che tralasciabile: proporre gli stessi e identici brani secondo due logiche evolutive nettamente differenti, vale a dire quella eterea, sospesa e a tratti evanescente del white side in parallelo a quella oscura, tenebrosa, catartica e profondamente lisergica del black side. Ciò che emerge dall’affascinante risultato ottenuto a prodotto ultimato è un doppio intensissimo album abilissimo tanto nel giocare di sottrazione, privandosi di sovrastrutture potenzialmente confusionarie, quanto nel munirsi adeguatamente di una moltiplicazione di architetture sonore pregiate e molto ben congegnate allo scopo di dare tempo e spazio a una costruzione sonora perfetta nel suo saper dispiegare un discorso potenzialmente infinito riguardante sottilissime tematiche anche antropologiche legate al concetto di ricezione.
PIONIERI DELLA RICEZIONE AUDITIVA – Solo un ascolto attento, isolato e senza alcuna distrazione esterna può lasciar assimilare fino in fondo le nette divergenze che i due atti di questo importante lavoro avanzano al cospetto di chi approccia il dato sonoro, in questo caso, necessariamente con fare da pioniere della ricezione auditiva. Già, perché il bisogno artistico di lasciare evolvere un determinato linguaggio non riguarda solo chi quel lessico lo crea, ma anche – se non soprattutto – chi deve riceverlo per poterlo adeguatamente e istintivamente tramutare in messaggio recapitato. È per questa serie di fondamentali motivazioni che occorre passare, senza alcun ripensamento di sorta, da aperture solari in chiave prossima al trip-hop con incursioni nell’ambito del “found object” (vedi alla voce seminale My life in the bush of ghosts firmato Eno/Byrne) ad astrazioni interplanetarie in perenne andirivieni tra stratificazioni dark ambient, techno, trance, house e drum and bass. Navigando tra le acque tutt’altro che piatte di The white side / The black side, i Project-TO forniscono l’inusuale e (per questo) prezioso regalo consistente in una spazializzazione sonora di ampiezza e respiro a dir poco enorme, fornendo all’ascolto tutto ciò che è indispensabile per ritrovarsi al cospetto di una varietà timbrica con davvero pochi precedenti. Se, ad esempio, si può percepire una certa familiarità al cospetto di spunti alla Kraftwerk ultima maniera (Black I-hope), ecco intervenire subito l’urgenza di fare i conti con contorsioni alla Massive Attack in formato remix (I-hope), così come vaghi sprazzi alla Underworld (Black Sign of the Earth) possono abilmente concorre alla formazione di tumefatte astrazioni alla Trentemoller (Sign of the Earth, Ya-ho) o Robert Del Naja solista (Black Ya-ho), passando anche attraverso azzardi spirituali alla Enigma / Michael Cretu tutt’altro che fuori luogo (Look further).
Ciò che emerge da un approccio attento e approfondito da un album come The white side / The black side, così come da un reciproco scambio di saggezza come quello che in tutta evidenza corre tra i meandri dei Project-TO, può solo significare garanzia assoluta di professionismo creativo e tecnologico di settore. Per gli appassionati del genere, in fin dei conti, si tratta di un prodotto a dir poco imperdibile.
Voto: 9
Stefano Gallone
@SteGallone