
I finiani pronti alla spallata a Berlusconi
ROMA – Con l’uscita degli uomini di futuro e libertà dal governo, ci si avvia verso una nuova fase politica. Oggi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontrerà i presidenti di Camera e Senato per cercare di fare un punto della situazione e tastare il polso all’interno della maggioranza, ormai traballante.
Nonostante la richiesta di dimissioni da parte di Gianfranco Fini nei confronti del presidente del Consiglio, che significherebbe un’ammissione di fallimento e un governo tecnico con un premier diverso, Silvio Berlusconi punta dritto ad una nuova tornata elettorale. Dal vertice ad Arcore, con i coordinatori nazionali e con lo stato maggiore della Lega, è emersa proprio la volontà di evitare un “Berlusconi bis” e chiamare gli elettori alle urne. Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, ha aperto alla possibilità di entrare a far parte di un ipotetico governo tecnico. Parole che non saranno piaciute al presidente del Consiglio.
La mossa di Futuro e Liberà di ritirare ministro e sottosegretari non è stata accolta bene all’interno del Pdl. «Con il ritiro della delegazione dal governo si sta consumando il tradimento» ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, mentre Fabrizio Cicchitto ha parlato di «grave errore politico». Quello del “tradimento” è un pensiero comune all’interno della maggioranza.
Il piano dei finiani sembra essere chiaro: esautorare Berlusconi e proseguire la legislatura, ma se questo non dovesse accadere, l’intenzione è quella di formare un governo tecnico. «Se la nostra proposta di realizzare un nuovo governo con una nuova maggioranza aperta all’Udc non si dovesse realizzare – ha detto Italo Bocchino – ci rivolgeremo a tutti coloro che sono interessati a una riforma elettorale e a un sistema che consenta agli italiani di scegliere in modo tale da garantire la governabilità».
All’interno dell’opposizione c’è molto fermento. Dario Franceschini del Pd ha avanzato la richiesta a Fini di dare la priorità alla mozione di sfiducia promossa dai partiti all’opposizione e di consentirne il dibattito a Montecitorio. Massimo Donadi dell’Italia dei Valori, invece, ha aperto ad un governo tecnico con Fini: «Sì a Fini, se questa è la condizione per vincere le elezioni e sconfiggere Berlusconi», «A mali estremi, estremi rimedi. Ma prendo atto che su questo tema la mia posizione è diversa da quella di Di Pietro».
Su questo momento politico si è espressa anche Emma Marcegaglia. La presidente di Confindustria ha detto di non amare le «situazioni pasticciate» e avanzando la richiesta di «un governo che sia in grado di governare. Non sono questi i tempi per sopravvivere o vivacchiare». Parole che suonano come la richiesta esplicita di un nuovo governo.
Nicola Gilardi