“I, Daniel Blake”, Ken Loach porta i nuovi poveri a Cannes

Applausi a scena aperta per "I, Daniel Blake", la nuova opera di Ken Loach. Tra povertà, bucroazia e un pessimismo che non lascia spazio alle speranze

loach

Ken Loach torna ai toni del passato per raccontare i nuovi poveri: tra disagio, burocrazia e un futuro che non può non essere nero (foto: screendaily.com)

All’alba degli 80 anni, Ken Loach ha ancora tante storie da raccontare. Storie di poveri, emarginati, di quella fetta della popolazione mondiale che viene puntualmente accantonata e dimenticata. Con I, Daniel Blake, presentato oggi a Cannes, il regista britannico attacca frontalmente i difetti e le storture di quello che una volta si chiamava “welfare state”. Il nemico è la burocrazia, mentre il lieto fine rappresenta l’utopia che Loach mette da parte nonostante gli sforzi dei protagonisti, in un trend che si avvicina per alcuni versi più a Sweet Sixteen – con tutti i distinguo del caso – che a La parte degli angeli.

POVERTÀ, AFFETTO E BUROCRAZIA – Il film narra le vicende di Daniel Blake (Dave Johns), un falegname cinquantottenne che, reduce da un infarto ed escluso dall’invalidità, vive tra il sussidio di disoccupazione e il costante tentativo di tornare a lavorare. Respinto da un mondo che emargina chi non sa usare la tecnologia, si ritrova a barcamenarsi tra l‘assistenzialismo e l’ormai solo apparente ricerca di un nuovo inizio. In mezzo c’è l’incontro con Rachel (Hayley Squires), madre single di due bambini, che con lui condivide la difficile condizione di chi cerca di districarsi nella giungla della burocrazia. Il crescente legame tra i due si sviluppa così su uno sfondo costruito da povertà e umiliazione, in un ritorno ai toni cupi che caratterizzavano i primi lavori del regista britannico.

LE COLPE DEI POVERI – L’intero film, scritto da Paul Laverty, è la denuncia di un mondo che accusa i poveri della loro condizione. «È scioccante – ha dichiarato Loach – in effetti: in tutta Europa, non solo nel Regno Unito, assistiamo a questa volontà politica crudele di governi che dicono ai poveri: se lo siete è colpa vostra». Tra gli applausi e un’ovazione in sala stampa, Ken Loach è tornato a Cannes per la tredicesima volta, dopo aver vinto il premio della giuria ecumenica nel 1995 con Terra e Libertà e la Palma d’oro nel 2006 con Il vento che accarezza l’erba.

Carlo Perigli

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