
Greenpeace accusa i grandi marchi di utilizzare sostanze tossiche nei vestiti
Pechino – Dura protesta di Greenpeace contro i più grandi marchi della moda, accusati di utilizzare sostanze chimiche, nella produzione dei capi di abbigliamento.
E in segno di protesta, l’associazione ambientalista ha organizzato a Pechino la sfilata “Toxic Threads – The Big Fashion Stich up”. Nel corso dell’evento, diverse modelle hanno quindi sfilato con il volto coperto da maschere o con delle flebo con lo scopo di attirare l’attenzione su tale tematica e denunciare i fatti.
A finire sotto accusa le più grandi marche della moda, che producono i propri capi in Cina o in altri paesi in via di sviluppo, all’interno di fabbriche ove si fa ricorso a sostanze nocive per la salute di chi indosserà quei capi. I marchi contestati sono circa venti, tra gli altri ZARA, Benetton, Victoria ‘s Secret, Calvin Klein, Tommy Hilfiger. Per formulare tali accuse, Greenpeace ha compiuto dei test preliminari, giungendo a risultati allarmanti: nei capi erano infatti presenti alchilfenoli, ftalati e nonilfenoli.
Il dato è preoccupante soprattutto in quanto si tratta di marchi molto diffusi in tutto il mondo, con migliaia di negozi e di profitti per le vendite. Sostanze che potrebbero addirittura far insorgere dei tumori e dei disturbi ormonali. Greenpeace ha quindi richiesto ai grandi marchi di impegnarsi a impiegare sostanze meno pericolose, e di informare sulle conseguenze e l’impatto ambientale che tali sostanze hanno nelle acque rilasciate dagli impianti industriali.
Non è la prima volta che Greenpeace promuove iniziative di questo genere e denuncia l’impiego di sostanze tossiche nelle industrie della moda.
Angela Piras
Foto: tmnews.it; greenpeace.org