
Grecia, L’UE non concede i 2 miliardi previsti
Bruxelles - L’ennesima crisi riguardante l’ennesima trattativa sul “salvataggio” della Grecia farà da protagonista della settimana europea. Sembra infatti che la prossima tranche del così detto terzo “Piano di Salvataggio” verrà perlomeno rimandata. Ben 2 miliardi di Euro, attesi da Alexis Tsipras per garantire stipendi pubblici e arretrati non verranno erogati a causa della lentezza di Atene nell’applicare le misure imposte dalla famosa Troika e accettate a malincuore dal governo di Atene.
LE DICHIARAZIONI DA BRUXELLES – Oggi, a margine di una riunione il Presidente dell’Euro gruppo, Jeroen Dijsselbloem ha dichiarato con fare risolutivo che «i due miliardi saranno elargiti quando le istituzioni (greche) daranno il semaforo verde e diranno che tutte le azioni concordate sono state iniziate e portate avanti. Questo non è ancora successo». Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, i ministri delle finanze UE avrebbero appurato in una skype call congiunta che il governo di Tsipras ha fin’ora portato avanti solo i 2/3 delle misure concordate e previste per metà ottobre. Da qui la decisione di attendere da parte dell’istituzione europea.
LE RIFORME - Bisogna capire però quali sono i punti sui quali il governo di Atene non sembra aver fatto i suoi doveri, come uno scolaretto indisciplinato. Sono 50 i punti che costituiscono la “pietra miliare” per avere in tutto 86 miliardi, dei quali ne sono arrivati solo 13 per le emergenze più impellenti. Va detto che il governo ha già imposto gravose tasse su uno dei settori più importanti in Grecia, l’agricoltura. Inoltre risultano approvate la riforma delle pensioni e avviate le privatizzazioni, una fra tutte quella del Pireo, da alcuni considerata inaudita. Atene non avrebbe ancora approvato l’Iva sull’istruzione privata dallo 0 al 23%, anche se in questo caso è stato il parlamento a rifiutare.
I MOTIVI DEL CONTENDERE - Ma più che la vicenda istruzione, a Bruxelles interessa la ricapitalizzazione delle banche elleniche non ancora avvenuta, la riforma bancaria e alcuni tipi di imposte come per esempio quella sull’alcol. Atene si trova in netto disaccordo per esempio sulla riforma bancaria: Bruxelles prova a rendere facili i pignoramenti per le banche nel caso di arretrato sulle rate di mutui e prestiti, mentre il governo di Tsipras vorrebbe almeno evitare l’espropriazione in caso di bene immobile di valore inferiore ai 200 mila euro. L’Europa dice no e se proprio un limite deve esserci non deve superare i 120 mila euro, un’assurdità visto che, come ricorda anche il Ministro delle finanze francese Michel Sapin, il tetto per i pignoramenti esiste in tutti gli stati membri. Il tema dell’alcol è anch’esso rilevante e simbolo del degrado morale dei termini della discussione. L’Iva dovrebbe passare dal 5 al 25% a seconda della quantità di alcolici prodotta. Questo aumento costringerebbe molti piccoli imprenditore a chiudere per l’impossibilità di poter competere con le marche straniere. Ecco, in questo caso parlamento e governo non vogliono cedere.
VANE RESISTENZE – Il rapporto UE – Grecia è ormai esautorato da trattative che sembrano andare davvero oltre la normale dialettica tra membri di un club. Il Paese è in recessione, con tassi di disoccupazione da tempi di guerra e governato da un ex rivoluzionario che adesso è alla testa di un governo debole che sembra non riuscire ad imporre la propria linea politica neppure sulla grappa.
Domenico Pellitteri