
Grecia, la crisi non colpisce i partiti: in arrivo per loro 29 milioni di euro
Atene - Un contributo di 29 milioni di euro. È questa la somma stanziata dal Parlamento greco per finanziare i cinque maggiori partiti del Paese in vista delle prossime elezioni del 6 maggio. Il provvedimento è passato con 155 voti a favore, 56 contrari. Lo stanziamento va a cadere in un momento a dir poco critico per il Paese: la Grecia non è fuori dal pericolo bancarotta, la tensione sociale è ancora altissima, le casse dello Stato sono vuote, con tagli a stipendi e pensioni, licenziamenti e il costo della vita che continua ad aumentare.
I cinque partiti che si aggiudicheranno il maxi contributo sono il socialista Pasok, il conservatore Nuova democrazia, il gruppo comunista del Kke, la coalizione della Sinistra radicale Syriza e l’Unione popolare ortodossa. I 29 milioni di euro, come era ben prevedibile, hanno acceso polemiche e dibattiti di ogni tipo. Il dato stona con i tagli del 22 percento dei dipendenti statali, previsti per il 2015, con l’incremento esponenziale della disoccupazione, che è già passata dal 7,7 percento del 2008 al 17 percento del 2011, con l’introduzione di tasse e l’aumento del costo della vita.
A colpire è, poi, il fatto che, per quanto la decisione sia stata presa a maggioranza, in sede di votazione mancavano all’appello ben 89 deputati. Sulla questione non è mancata la voce dell’Unione Europea. In effetti, se l’ingerenza degli organi sovranazionali su decisioni di questo tipo non sembra del tutto scontata, nel caso della Grecia lo è, visto che proprio l’Unione ha guidato il Paese nel momento peggiore della crisi.
Guy Verhofstadt, leader del gruppo dei liberali e democratici al Parlamento europeo, ha scritto al presidente della Commissione europea, José Barroso, una missiva di protesta per tanto spreco: «Pasok e Nuova Democrazia sono responsabili per tutti i problemi strutturali della Grecia, e come sanguisughe si stanno appropriando di milioni di euro pagati dai contribuenti».
Il governo di Atene ha ricevuto negli ultimi mesi 240 miliardi di euro da Ue, Bce, Fmi e probabilmente ne dovrà ricevere altri. Gli esperti sono chiari: se la situazione non dovesse migliorare Atene potrebbe riuscire a restare a galla solo attraverso un aiuto fisso dell’Ue. Nei giorni scorsi il Fondo monetario internazionale ha avvertito del pericolo “credit crunch”: nei prossimi 18 mesi si prevede che il 7 percento degli asset delle banche europee saranno fuori dal mercato.
Questo praticamente significa che ci sarà sul mercato un 1,7 percento di liquidità in meno da iniettare nell’economia reale dell’Eurozona, con effetti devastanti sui Pil dei Paesi membri e la riluttanza delle banche a prestare denaro, anche tra di loro, per via dei rischi di insolvenza. Olivier Blanchard, capo economista del Fmi ha affermato pubblicamente che bisogna riempire di contante i caveau delle banche. A questo scopo potrebbe servire il nuovo fondo salva-Stati Ems, che diventerebbe a tutti gli effetti un fondo “salva-Banche”.
Dominga D’Alano