Grecia. I giovani dicono NO alla Germania e SÌ alla democrazia

I giovani ad Atene si ribellano al sistema e il loro NO risuona per tutta l'Europa

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ATENE - In meno di ventiquattro ore la Grecia ha riscritto le pagine della storia e dell’intera Europa, dando uno “schiaffo” alla Germania e chiamando alle urne i suoi cittadini per una storica consultazione sul cammino da intraprendere. Il referendum, infatti, era un ricordo lontano per il mondo ellenico. L’ultimo è stato quello per decidere tra monarchia e repubblica nel 1974, organizzato dopo la caduta del regime dei colonnelli.

L’OXI VOLUTO DAI GIOVANI- Il 61% degli elettori è stato molto chiaro; un NO (OXI) netto, deciso e unanime ha contrassegnato questo referendum, voluto dal leader Alexis Tsipras. Notevole e decisiva la volontà dei giovani tra i 18 e i 34 anni, seguiti a gran voce da tutti coloro a cui la crisi aveva tolto ogni speranza, futuro, determinati contro le volontà dei creditori, unendosi al grido del premier: «La democrazia non può essere ricattata. Il “No” non è una rottura con l’Unione europea. I greci hanno fatto una scelta coraggiosa, che cambierà il dibattito in Europa».

UN’IMMAGINE DISTORTA DELLA GRECIA - La crisi  greca è stata strumentalizzata e ha creato in tutta Europa una sorta di risentimento, dando l’immagine di un popolo greco approfittatore, del quale tutti gli altri Paesi “più facoltosi” ne pagherebbero i vizi. O quanto meno questa vorrebbe essere la versione dei fatti  mostrati fino ad adesso, ma il premier Tsipras e Varoufakis (ex ministro dell’economia greco, dimessosi dopo la vittoria del no, per aiutare i negoziati con l’UE) tendono a precisare che la vittoria del No non vuole rappresentare (come molti hanno voluto far credere in maniera distorta) un’uscita della Grecia dall’Unione Europea o un ritorno alla dracma, ma  far comprendere, dando voce al suo popolo che i mercati devono essere al servizio degli stati e i banchieri non devono farsi  promotori di scelte politiche. Tsipras, una volta raggiunto il governo si trova coinvolto nel difficilissimo ruolo di mediatore tra un elettorato che con la pancia è sempre più orientato al ritorno alla valuta nazionale per non essere legato alle politiche economiche imposte a livello europeo e dall’altra la TROIKA che reclama ulteriori sacrifici e garanzie al fine di permettere il riscadenziamento dei debiti greci.

UNA LEZIONE DI DEMOCRAZIA - La Grecia non vuole più sottostare a diktat tedeschi, a ricatti o a qualsivoglia imposizione da parte dell’Unione Europea. Il NO vuole essere un Sì alla Democrazia, vuole porre fine ad un’autocrazia che si protrae da troppo tempo. Le nuove generazioni greche non vogliono più soccombere, ma essere parte attiva, mettendosi in gioco senza mezzi termini e cercando di dare una svolta. Non si lotta per mostrare un presunto orgoglio nazionale, per un superiorità rispetto ad altri, ma per la necessità più importante: la sopravvivenza. Qual è il limite di sacrifici a cui può essere costretto un popolo nel nome del rispetto degli impegni assunti?

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Nel suo discorso all’Europarlamento Tsipras ha messo in evidenza la situazione senza fronzoli e mezzi termini, proponendo una soluzione a questa situazione intricata.

«La mia patria si è trasformata in un laboratorio sperimentale di austerità, ma l’esperimento non ha avuto successo. Rivendichiamo un accordo con i nostri alleati – ha detto – che ci porti direttamente fuori dalla crisi, che ci faccia vedere la luce alla fine del tunnel. Ci sono distorsioni del passato che devono essere superate, come la questione delle pensioni. Vogliamo abolire le pensioni baby in un Paese che si trova in una situazione disastrosa. Servono le riforme, ma vogliamo tenerci il criterio di scelta su come suddividere il peso. I soldi dati alla Grecia non hanno mai raggiunto il popolo, i soldi sono stati dati per salvare le banche europee e greche- ha spiegato. Chiedo un taglio del debito per poter essere in grado di restituire i soldi: ricordo che il momento di massima solidarietà nella Ue è stato nel 1953 quando venne tagliato il 60% del debito tedesco, dopo la Guerra».

Aggiunge al suo appello che il problema greco non si tratta di una debolezza circoscritta, ma diffusa in tutta l’area dell’Euro e che serve una soluzione europea, ma questa proposta non graverà sugli altri contribuenti europei. Alle proposte e possibili vie d’uscita dalla crisi, aggiunge:

 «Sono convinto che saremo capaci di far fronte ai nostri obblighi in due o tre giorni. Obiettivo della proposta, che prevede riforme credibili con un’equa distribuzione, è la crescita sostenibile, perché senza crescita non sarà possibile uscire dalla crisi».

Atene contro Bruxelles, Davide contro Golia, chi uscirà vincitore dall’ennesimo braccio di ferro che mette di fronte il neonato idealismo democratico greco e la solida austerità tedesca? Una cosa è certa: questa vicenda ci dimostra ancora una volta come i confini del mondo si siano paurosamente ristretti; gli equilibri della finanza e della politica mondiale si concentrano intorno alle sorti di un minuscolo e meraviglioso paese del mediterraneo. Quasi un ritorno alle origini, quella Grecia culla della civiltà e fulcro della cultura moderna, patria di forti ideali di libertà, patriottismo, ma anche di identità politiche differenti e spiriti liberi e indipendenti … a pensarci bene quale posto è meglio di Atene per una vicenda del genere?

Mariateresa Scionti

@marysha87

 

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