
Giappone, dopo la catastrofe nucleare il Paese chiude in rosso per la prima volta dal 1980
Tokyo - I conti pubblici del Giappone hanno chiuso il 2011 in rosso, per la prima volta dal 1980. Così come comunicato in chiusura dell’anno dal ministero delle Finanze, il deficit commerciale del Paese, la terza potenza economica mondiale, ammonta a 2.492,7 miliardi di yen, circa 25 miliardi di euro.
Il dato è il secondo più grande da quando sono iniziate le rilevazioni su dati comparabili, nel 1979. Il risultato è stato il frutto di fattori straordinari, quali il sisma/tsunami dell’11 marzo, le questioni sullo yen e le previsioni al ribasso per l’economia globale dopo la crisi del debito sovrano in Europa.
Le esportazioni sono scese del 2,7%, le importazioni sono aumentate del 12%, in prevalenza per la bolletta energetica visto che dopo la crisi nucleare di Fukushima. Il Giappone, infatti, ha fatto affidamento in gran misura sul gas liquefatto (+37,5%) per risolvere il problema degli approvvigionamenti energetici. Il dato solleva dubbi su quanto a lungo il Giappone potrà ancora continuare a contare sulle esportazioni per finanziare il proprio debito pubblico, senza ricorrere agli investitori esteri.
A settembre 2011, all’interno dell’ennesimo nuovo governo, il ministro del Commercio giapponese Yoshio Hachiro è stato costretto a dare le dimissioni, dopo una sola settimana di carica, per alcune dichiarazioni rilasciate durante una visita a Fukushima. Hachiro aveva definito Fukushima «città di morte». Le sue affermazioni avevano offeso gli abitanti della città e poco dopo erano arrivate al governo le richieste di dimissioni anche da alcuni membri del suo stesso partito. Sempre a causa di gaffes intorno alla città della tragedia si era dimesso il ministro per la Ricostruzione, Ryu Matsumoto.
Qualche settimana fa il primo ministro giapponese Yoshihiko Noda, in carica da agosto, ha sostituito cinque ministri del suo governo, per aumentare il sostegno al governo sulla proposta di aumentare la tassa sui consumi e modificare il sistema di assistenza sociale, per riparare il debito pubblico e riformare il welfare. Noda nel frattempo è sceso nei sondaggi sotto un tasso di approvazione del 40%. Le difficoltà di Noda, che è in carica da soli quattro mesi, potrebbero portare a nuove elezioni e a un nuovo primo ministro, che sarebbe l’ottavo dal 2006.
Gli ultimi cinque non sono rimasti in carica più di un anno. Intanto a Fukushima, a un anno dal disastro nucleare, gli esperti dell’Onu hanno approvato gli stress test progettati per mostrare che gli impianti nucleari del Giappone potrebbero resistere al ripetersi del terremoto e dello tsunami dello scorso anno, mentre il governo lotta per la ripresa a pieno ritmo dei reattori allo scopo di evitare una crisi energetica in estate.
Dominga D’Alano