Fuga dalla scuola materna: MammAvventura verso un nuovo anno scolastico

scuola materna (icbellaria.gov.it)Scatta anche nel 2016 l’avvio del nuovo anno scolastico, quello che per i genitori è una specie di secondo Capodanno. Tappa fissa dopo il rientro dalla vacanze porta con sè una serie di obblighi e ritualità: la conclusione dei compiti estivi in fretta e furia, l’acquisto del corredo, il dramma caro-libri, il toto-insegnanti e così via. Ma l’inizio della scuola è anche presa di coscienza che i propri cuccioli crescono e bene lo dimostra il fioccare sui social di commoventi post corredati da foto di bimbi con il primo grembiulino della loro vita il giorno dell’entrata all’asilo o in prima elementare: l’emozione, ovviamente,  è tutta delle mamme e dei papà, mentre i piccoli appaiono sovente rassegnati o quantomeno spaesati.

Questa volta tocca anche a MammAvventura!

3 ANNI…DI GIÀ? – Un giorno ti svegli e ti accorgi che tra pochi giorni riparte un nuovo anno scolastico, ma non uno qualsiasi: tuo figlio passa dal nido alla scuola dell’infanzia. Negli ultimi tre anni hai cercato di reinventare la tua passione e la tua attività di scrittura giornalistica plasmandola sui tempi dettati dalla maternità, affrontando con un misto di serietà e ironia temi e argomenti entrati nella quotidianità dopo l’arrivo della cicogna: prima le poppate e poi le pappe, le ninne-nanne, le nonne e i nonni, i pannolini, i passeggini. E mentre cercavi di non soccombere alla vita da mamma e resistere all’arrivo di un neonato, quel fagottino è diventano un ometto che sta per entrare nel vero mondo della scuola! Perchè il nido (purtroppo o per fortuna…) è ancora un universo a parte, una scelta non di tutti, mentre l’asilo no, è un po’ come il ballo delle debuttanti dell’infanzia e come ogni ingresso in società ha le sue regole.

INSERIMENTO - Chiunque oggi sia 35-40enne ricorda la propria esperienza di entrata alla scuola materna più o meno in questi termini: dilettanti allo sbaraglio. Un mattino ti svegli e la mamma o chi per lei ti porta in un luogo chiamato asilo dove, da quel momento in poi, trascorri una media di 8 ore dal lunedì al venerdì. Punto. Si piangeva, ci si disperava e poi ci si rassegnava a rivedere i genitori a fine giornata.

Oggi nulla di paragonabile accade prima che i genitori transitino sotto le forche caudine dell’inserimento, un periodo stimato in circa 15 giorni di media in cui – gradualmente – i bambini si abituano ad un ambiente nuovo, compagnetti nuovi, insegnanti nuovi. Le tempistiche e le modalità di questo percorso variano da luogo e luogo e da struttura a struttura, ma le basi sono condivise: il primo giorno i piccoli trascorrono nella scuola poco più di un’ora, in compagnia di mamma o papà, dal secondo inizia un lento e progressivo distacco con vari step. Salvo imprevisti o reazioni particolari da parte dei bimbi dopo due settimane si considera concluso l’ambientamento e si può partire con il tempo pieno, formula all inclusive: mensa, nanna e merenda comprese.

scuola materna maestraNulla da obiettare sul fatto che questo percorso sia più rispettoso della sensibilità dei piccini rispetto al trauma netto in voga qualche decennio fa, ma ai genitori del nuovo millennio – almeno quelli entrambi lavoratori e non sempre col supporto h24 dei nonni – ciò crea non pochi problemi organizzativi: ferie? congedo parentale? baby sitter? A ognuno l’onere della scelta migliore (o almeno la meno peggio). A ciò si aggiunge uno spauracchio spesso insinuato negli animi dalla stesse maestre: vostro figlio non piange e sta affrontando bene i primi giorni di distacco? Non illudetevi, se non si disperano ora…prima o poi lo faranno. Più che maestre, uccelli del malaugurio!

GREMBIULINO? DIPENDE… - Altra certezza dell’asilo dei tempi nostri era il grembiulino. Nella mia realtà di minuscolo paese di provincia (meno di 1000 abitanti, all’epoca), mia sorella, classe 1971, l’aveva avuto monocromo bianco e con fiocco rosa pastello appuntanto sotto il colletto. Cinque anni dopo stessa mise per me. Per i maschietti l’unica variante era il colore del fiocco: azzurro, sempre pastello.

A pochi chilometri di distanza, in quella che per noi bambini era una “vera” città (15.000 abitanti), mia cugina di un anno più grande di me aveva il grembiule colorato ma sempre tinta unita (blu, mi pare), uguale a quello di tutti gli altri; tre anni dopo il fratellino -nato nel 1979 – visse la vera grande rivoluzione: libertà di scelta nel colore e soprattutto entrata in gioco della variante fantasia a quadretti. Però sempre e comunque grembiulino doveva essere.

Grembiule-asilo-bambino-bambina-quadretti-rosa-celeste-biancoOggi, dopo battaglie che hanno visto prima il processo di liberazione dal grembiulino e poi il suo grande revival come strumento di annullamento delle differenze sociali, pare che tutto sia a discrezione delle insegnanti e a quanto pare – nella stessa scuola – possono esserci sezioni con e altre senza. Chi scrive ha avuto la fortuna (o almeno la si ritiene tale) di incappare in una maestra grembiulino-friendly! Uguaglianza a parte, favorita dall’occultamento di abbigliamento griffato, i motivi per gioire hanno una natura prettamente pratica e l’esperienza di una mamma con due figli già passati alla materna (uno con e uno senza grembiule) docet: indossarlo sopra gli abiti non solo ne riduce notevolmente l’usura, ma limita l’obbligo di ricorrere in maniera ossessiva alla lavatrice e al cambio rigorosamente giornaliero. Unica accortezza è avere, soprattutto con i bimbi di tre anni, almeno 3-4 grembiulini perchè pure quelli si macchiano!

Le ragioni del sì o del no al grembiulino forse meriterebbero un referendum ad hoc.

OGGETTI TRANSIZIONALI - Ogni genitore che lascia il proprio cucciolo alle cure altrui sa che qualche piccolo accorgimento può – in casi di disperazione acuta del pargolo – avere magici poteri consolatori. Ciò è tanto più vero per i cosiddetti oggetti transizionali, le classiche coperte di Linus, che non sempre però sono bene tollerati e accettati in contesti come la scuola dell’infanzia…o almeno così parrebbe visto che la maestra di mio figlio si è sentita in dovere – durante una riunione conoscitiva – di dichiarare il proprio consenso all’entrata in classe di ciucci, pelouche e feticci di ogni sorta. Via libera anche a giochi e passatempi portati da casa, spesso sfoggiati e mostrati con orgoglio ai compagnetti.

Unica raccomandazione: cercare di limitare le dimensioni di questi “trofei” (sì la bambola di Elsa di Frozen, purchè non in scala 1:1…) e prediligere giocattoli privi di qualsivoglia modalità sonora. Ecco la sfida aggiuntiva che ogni mamma dovrà quindi affrontare ogni mattina prima di accompagnare i pargoli all’asilo: convincerli ad infilarsi scarpe, giubbino e zainetto, lasciando però a casa la spada laser con effetti luminosi stroboscopici avuta in regalo la sera prima. In poche parole un remake di Mission Impossible 1, 2, 3, 4 e 5 messe insieme.

FUGA DALLA SCUOLA MATERNA - E se non fosse sufficiente tutto ciò a giustificare la scelta del titolo Fuga dalla scuola materna ecco altri aspetti che possono rendere la quotidianità scolastica una specie di piccolo incubo.

(scuolaonline.it)

(scuolaonline.it)

I cambi di biancheria da lasciare all’asilo (mutande, calzini, pantaloni, magliette), inevitabile anticamera di quella che si può chiamara la “strada del non ritorno”. Dopo aver smarrito, nell’ultimo anno di nido, nella sola prima settimana di frequenza, due felpe praticamente nuove, una t-shirt a manica lunga, un berrettino e un paio di calze, per la stagione 2016-2017 imboccherò la strada delle etichette termoadesive col nome del pupo: la speranza è l’ultima a morire.

La mensa scolastica che creerà inevitabili polemiche e discussioni tra genitori vegeteriani, vegani, naturiani, amplificandosi all’infinito per aprire interminabili capitoli di discussione su tipi di cibo, quantità, modalità. Ma che ci si aspetta, Master Chef?

Last, but not least. I gruppi di genitori su WhatsApp. E ho detto tutto. Piano di fuga modalità on.

MammAvventura

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